Scienza e tecnologia

L’IA arriva anche sulle auto, e non solo per gli assistenti alla guida o l’assistente vocale

L’intelligenza artificiale è arrivata anche sulle nostre strade, ormai non è una novità, ma cosa ci attende il futuro? A discuterne sono stati importanti manager di alcune aziende automobilistiche ed esperti di settore a un evento tenutosi pochi giorni fa alla Luiss Business School intitolato “L’Intelligenza Artificiale e la sua applicazione in ambito automotive” (a proposito, sapete cosa sono la guida autonoma e la guida assistita?).  

Quando si parla di intelligenza artificiale, il primo pensiero non è di uno strumento integrativo, ma di una tecnologia in grado di sostituire l’essere umano in alcune funzioni. Nel settore automobilistico, l’elefante nella stanza è la guida autonoma

All’evento organizzato dalla Luiss, però, realizzato con il supporto di Unrae, Honda, Toyota, Kia e Renault, sono state presentate visioni diverse (e inaspettate) sul futuro, supportate da una ricerca dell’Osservatorio che indaga il rapporto tra Intelligenza Artificiale e mondo automotive. Che si riferisce a questa nuova era con l’azzeccato termine Automobile Sapiens.

Innanzitutto, già ora nelle auto sono implementati strumenti come ChatGPT per conversare con il guidatore (vedi gli esempi di Volkswagen e Mercedes), o sistemi di aiuto alla guida, tanto che questa tecnologia nel settore auto ora ha raggiunto un valore di tre miliardi di euro

Il futuro però è ben più entusiasmante, secondo il parere degli esperti. Se infatti oggi l’industria dell’auto utilizza solo il 20-30% delle possibilità concesse dall’Intelligenza artificiale, entro il 2030 potrebbe arrivare al 100%.

Tra le tecnologie presentate, troviamo quelle già note come gli assistenti vocali interattivi, la guida semiautonomia o i sistemi di guida by-wire, ovvero via cavo e non meccanici.

Le case automobilistiche hanno però anche parlato di un’integrazione più profonda con i passeggeri, grazie a impianti multimediali dotati di riconoscimento facciale dei passeggeri, comandi gestuali attivabili con movimenti del corpo, o anche la climatizzazione biometrica basata sulla temperatura corporea.

Ancora più stupefacenti sono le applicazioni dell’IA per “interpretare” lo stato psico-fisico dei passeggeri, apprendendo dalle nostre abitudini e consigliandoci soluzioni per migliorare il nostro viaggio.

Questa vera e propria rivoluzione, però, non sarà immediata e non avverrà senza pesanti investimenti. Durante l’evento, si è parlato della necessità per le case automobilistiche di investire in ricerca e sviluppo da qui a sei anni una cifra intorno ai 70 miliardi di dollari.

Senza parlare della necessità di supportare le funzioni di intelligenza artificiale con un hardware dedicato, il che comporta chip più potenti, maggiori capacità di memoria e, non da ultimo, consumo elettrico. Il che implica batterie più grandi. 

Sfide enormi, che si scontreranno con un altro problema: i nostri dati. Lo vediamo già adesso, i dati degli utenti sono una moneta ambitissima, e le case automobilistiche prevedono un possibile motivo di frizione con i produttori di software.

Se infatti al momento l’utilizzo dell’IA vive un rapporto di collaborazione, in futuro potrebbe esserci un problema con gli sviluppatori per decidere a chi appartengono i dati degli utenti raccolti durante la guida, e che servono per allenare l’IA. 


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