Economia

Le sfide tra crisi di mercato e transizione all’elettrico

Roma – Superare una delle crisi del settore più difficile a livello globale. È questa la macro sfida che ha di fronte il nuovo amministratore delegato di Stellantis, Antonio Filosa. Crisi che si inserisce in una fase complessa a livello geopolitico, tra le guerre commerciali, che possono condizionare in maniera pesante il comparto, e un competitor come la Cina che chiuderà il 2025 con circa 30 milioni di auto prodotte, più di Europa e America insieme. Poi c’è tutta la partita della transizione verso l’elettrico, impostata dalla Ue, e la data del 2035: percorso che per ora, nonostante gli appelli delle case produttrici, ultimo in ordine di tempo quello del presidente di Stellantis John Elkann e dell’ad di Renault Luca de Meo, non è cambiato.

Una sfida difficile per Filosa che dovrà rimettere sulla giusta strada il gruppo italo-francese. L’anno scorso i ricavi dell’azienda sono calati del 17% a 156,9 miliardi e i profitti sono scesi del 70% a 5,5 miliardi.

Il nuovo ad, che dice di «avere Stellantis nel sangue», dovrà fare le scelte giuste in Nord America e in Europa. Un lavoro che al di là dell’Atlantico, dove gli addetti sono oltre 75 mila sui 250 mila totali, Filosa ha iniziato a dicembre, dopo l’uscita di Tavares, quando ha assunto la responsabilità totale dell’America. I primi risultati si iniziano a vedere: ha ridotto le scorte di auto invendute sui piazzali, riorganizzato il team dirigenziale, guidato il processo di introduzione di nuovi prodotti e propulsori, riaprendo il dialogo con i concessionari, i sindacati e i fornitori. Un dialogo che con Tavares si era interrotto. Ora dovrà affrontare la sfida europea, su cui si è messo a lavorare il capo del mercato Europa Jean-Philippe Imparato. Dossier che Filosa conosce avendo assunto da gennaio la responsabilità del settore qualità del gruppo. Dovrà stare attento agli equilibri politici e di assetto tra Francia, che potrebbe sentirsi ridimensionata vista l’origine italiana dell’ad, e l’Italia, dove i rapporti dopo l’uscita di scena del manager portoghese sono migliorati. Senza dimenticare l’importanza di Spagna e Polonia nella produzione.

A livello italiano la prima sfida sarà l’aggiornamento del Piano Italia. Una rivisitazione delle missioni dei singoli stabilimenti con l’obiettivo di spostare la produzione di auto dal solo elettrico all’ibrido. Un modo per rilanciare le vendite, visto che le ibride sono le preferite dai consumatori, e di conseguenza la produzione. I tempi non saranno brevi e l’attenzione si concentrerà soprattutto sulla fabbrica di Cassino, dove devono debuttare le nuove Alfa Stelvio e Giulia, previste in origine come solo elettriche.

L’obiettivo, però, è di arrivare alle versioni ibride. Per farlo i tempi si allungheranno. Uno dei temi sarà come affrontare la transizione di una fabbrica dove lavorano circa 2.600 persone. Altra sfida? Termoli, dove gli addetti sono 2 mila. Stellantis dovrà rilanciare la produzione di motori, anche perché il progetto della gigafactory Acc per ora non decolla. E poi c’è da ridisegnare il futuro di Maserati. A giugno arriverà il piano di rilancio della Casa di Modena, altro banco di prova del nuovo corso tra Stellantis e l’Italia. Rapporto che ora sarà interpretato da Filosa, ad che ha in programma di visitare nei prossimi mesi tutti i siti del gruppo.


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