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le mappe, il caso Bolzano e il peso dei redditi

Si vota di più al Nord e nelle grandi città. Meno al Sud e in provincia: i dati di affluenza ai cinque referendum dell’8 e 9 giugno restituiscono una tendenza nota che si ripete a ogni tornata elettorale. Ma la distribuzione del voto (e il suo andamento nel merito) dicono che non è solo sui punti cardinali che si possono verificare le disparità di comportamento degli elettori nel Paese. Le mappe elaborate sulla base dei dati del Viminale permettono infatti di rilevare una sovrapposizione tra partecipazione elettorale e reddito medio, non solo sull’asse Nord-Sud, ma anche tra pianura-montagna e tra cittàprovincia.

Guardando poi alle scelte dei 15 milioni di elettori che hanno deciso di partecipare alla tornata elettorale è possibile osservare che alla minore partecipazione in termini numerici delle Regioni del Sud corrisponde in realtà una maggiore adesione alla iniziativa referendaria: meno elettori ma più compatti nella scelta del Sì. Al contrario, nelle regioni del Nord alla maggiore affluenza corrisponde una “freddezza”, pur calcolata su un risultato ampiamente favorevole ai quesiti. In questo caso la correlazione con la distribuzione dei redditi è ancora più evidente: alle aree con reddito più basso corrispondono sempre percentuali di sì elevate.

Affluenza e reddito

Nel dettaglio ecco le mappe con la distribuzione dell’affluenza. Da ricordare che in alcune città del Sud (Matera e Taranto) e in molti comuni sardi si votava anche per le amministrative. In questi luoghi si è verificata l’affluenza più alta anche ai referendum.

A confronto con il dato sui redditi (dichiarazioni 2024 su 2023) la maggiore partecipazione elettorale è concentrata tra Nord-Ovest e Toscana e corrisponde alle regioni più ricche del Paese. Fanno eccezione buona parte del Veneto e soprattutto l’Alto Adige: tanto omogeneo nel reddito quanto nel disertare il voto di domenica e lunedì.

Gli elettori al voto

Le tendenze diventano ancora più evidenti se alla distribuzione dei redditi si affiancano i risultati. Scendendo da Nord a Sud, alla diminuzione del reddito medio corrisponde quasi senza eccezione un voto compatto per il Sì. Ancora una volta la provincia autonoma di Bolzano è una evidente eccezione: bassa percentuale di votanti e minore percentuale di Sì, come si può vedere dalla mappa dei voti favorevoli al primo quesito sulla abrogazione delle norme del Jobs Act in materia di licenziamenti e reintegra.

La “freddezza” del Nord verso il sì diventa ancora più evidente se dal primo quesito ci si sposta al quarto, quello sulla disciplina delle norme di sicurezza sul lavoro e sulla responsabilità del committente.

Il “caso” cittadinanza

Se il comportamento degli elettori è stato più o meno omogeneo (con una tendenza a calare dei Sì) nei 4 quesiti dedicati al lavoro, il voto sul dimezzamento dei tempi di cittadinanza agli stranieri ha polarizzato le scelte tra gli elettori, evidentemente in gran parte di centrosinistra, che sono andati a votare.

Una vasta area bianca sulla mappa corrisponde a una buona parte delle regioni più ricche del Paese (e con la maggiore partecipazione al voto) dove il Sì si è attestato tra il 50 e il 60%, al di sotto della media nazionale. Al contrario, il Sì ha raggiunto le percentuali più alte scendendo verso Sud ed è omogeneo in tutta la Sardegna. Anche in questo caso è evidente nella mappa la distinzione tra campagna e città. Da Milano a Roma, da Genova a Bari, da Bologna a Napoli: nei capoluoghi il Sì è sempre superiore rispetto al dato della provincia e alla media nazionale.

L’Alto Adige

Di fronte al quinto quesito la provincia autonoma di Bolzano merita più che mai una menzione a parte: con l’eccezione della città di Bolzano – poco al di sotto del dato nazionale – l’intero territorio sudtirolese si è schierato compatto contro il dimezzamento dei tempi di cittadinanza. Il dato aggregato delle provincia dice infatti che i sì hanno ottenuto un misero 37,7% delle preferenze: a differenza degli altri quesiti e delle altre zone del Paese, in Alto Adige gli elettori che hanno scelto di votare lo hanno fatto in gran parte per rifiutare la proposta referendaria.


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