Ambiente

L’automazione riduce i costi ma non cambia i consumi

Il «New York Times» del 27 febbraio ha chiesto a studenti liceali negli Usa come vedevano il loro futuro alla luce della esplosione dell’intelligenza artificiale negli ultimi anni. Molti di loro si sono dimostrati preoccupati di essere obsoleti ancor prima di entrare nel mercato del lavoro. Questo dato, forse frutto anche di un lungo dibattito che affolla i salotti degli opinion makers, colpisce, vista la giovane età dei ragazzi in questione. Fanno bene gli studenti a preoccuparsi? È forse vero che l’intelligenza artificiale e i robot renderanno il lavoro umano superfluo?

Noi crediamo che teoria economica e storia suggeriscano una conclusione opposta. Nelle società agiate come la nostra, dove il consumo assume un ruolo fondamentale nelle dinamiche di status, gli avanzamenti tecnologici non elimineranno il lavoro, pur cambiandone scopo e forma. Viviamo davvero in una società benestante? Sì. La prosperità oggi raggiunta nelle economie occidentali sarebbe stata impensabile anche solo un secolo fa. Basti immaginare quale sarebbe stata la reazione dei nostri bisnonni al cospetto dell’immensa varietà di prodotti esposti in un moderno centro commerciale!

Non solo oggi si consuma di più, ma sempre più la nostra identità sembra essere collegata ai beni che acquistiamo. I consumatori sembrano attratti da scarpe di marca, vacanze esclusive, auto di lusso… e l’elenco potrebbe continuare. Queste scelte di consumo non sono appannaggio esclusivo dei più abbienti, ma largamente diffuse. L’ultimo modello di cellulare è acquistato da larghe fette della popolazione. Come aveva prefigurato Thorstein Veblen nella sua Teoria della Classe Agiata (1899), quando una società diventa più ricca, consumare significa “essere” e “mostrare”, non semplicemente “avere” e “usare”.

Che legame esiste tra quanto osservato da Veblen e il cambiamento tecnologico? Immaginiamo un futuro in cui la tecnologia riduca drasticamente i costi di produzione. Il “problema economico”, come lo chiamava Keynes, è risolto: beni e servizi sono diventati (praticamente) gratuiti. Come si manifesterebbe il “consumo vistoso” di Veblen in una simile società? Dando per scontato che le persone continuino a preoccuparsi del loro status e che il consumo resti, oggi come al tempo di Veblen, il principale strumento per segnalare la posizione sociale, nasce un problema evidente: non si può consumare ‘vistosamente’ ciò che non è scarso. Se un bene è (quasi) gratis, non segnala lo status di chi lo consuma.

Tuttavia, anche in un mondo di abbondanza materiale senza confini, almeno una risorsa rimarrebbe limitata: il tempo a disposizione delle persone. Quindi, i beni che incorporano tempo umano nella loro produzione, continuerebbero a essere scarsi. Il consumo vistoso motivato dal desiderio di status sociale rimarrebbe dunque possibile anche se una metaforica copiosa manna cadesse dal cielo del cambiamento tecnologico. Tale consumo si manifesterebbe tramite l’acquisto di beni ad alta intensità di tempo umano.


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