La polemica di Domenico Mele nel post elezioni: “Non mi avete piegato. Non vi appartengo”
NUORO – Un’accusa pesante contro le dinamiche politiche e sociali di Nuoro arriva da Domenico Mele di Democrazia Sovrana Popolare, che dipinge un quadro di una città “martoriata da un sistema che si autoalimenta”. Nel suo intervento, Mele punta il dito contro un “Centrosinistra incrostato di impiegati statali garantiti, assistiti dai sindacati, protetti dai patronati“. Egli descrive una “classe dirigente che non ha mai rischiato nulla, ma che decide per tutti“, accusandola di aver costruito carriere su “posto fisso, sul clientelismo, sull’obbedienza cieca a un meccanismo che tutela sé stesso e nessun altro“. In netto contrasto con questa realtà, Mele evidenzia il declino della città: “Fuori, invece, la città vera cade a pezzi. I giovani emigrano, le saracinesche chiudono, la cultura si spegne“. Nonostante ciò, osserva con amarezza che i “servitori” del sistema si permettono persino l’ironia.
Riferendosi a un cartello apparso in città con la scritta “Nuoro città depannellizzata,” Mele lo definisce “carino, sì. Ironico, certo. Ma anche rivelatore“. A tal proposito, propone la sua versione della verità: “Io, invece, avrei scritto un’altra verità: ‘Una parte di Nuoro è città di grilli e vermi‘. Perché c’è chi canta e salta a comando, e chi striscia pur di conservare un privilegio”.
Con un tono di forte orgoglio, Mele conclude ribadendo la sua integrità: “Ma io no. Io non mi sono venduto. Non mi avete piegato. Non vi appartengo”. Nonostante i risultati elettorali, si mostra fiero della sua posizione: “Possono essere fieri quelli che non mi hanno votato, possono continuare a coprire il declino con le solite giustificazioni..
Infine, Mele promette di continuare la sua battaglia “a testa alta, con la schiena dritta, forte della mia libertà e della mia onestà,” convinto che “Nuoro merita di più. E anche se oggi sembra vinta, un giorno si rialzerà. E chi ha distrutto dovrà rendere conto“.
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