Economia

La Fed lascia i tassi invariati, vince la linea della prudenza: “Prospettive economiche incerte”

ROMA – Tutto secondo le previsioni. La Fed apre l’era del Trump 2 lasciando invariato il costo del denaro: i tassi di interesse restano quindi fermi in una forchetta compresa fra il 4,25 e il 4,50%. Tanto che prima di Natale, quando la banca centrale americana ha tagliato di un quarto di punto il costo del denaro, l’istituto guidato da Jerome Powell aveva lasciato intendere che non ci sarebbe stata una nuova sforbiciata nella prima riunione del Comitato di politica monetaria del 2025. Per un motivo: l’inflazione non è ancora completamente domata.

Non c’è fretta di rivedere i tassi di interesse. L’economia è forte, ha fatto progressi negli ultimi anni e noi restiamo concentrati nel raggiungere la massima occupazione e la stabilità dei prezzi”, commenta Powell.

Ha vinto la linea della prudenza, se si considera che la Casa Bianca avrebbe voluto che il copione fosse un altro. Donald Trump, al suo secondo mandato da comandante in capo degli Usa, non aveva fatto giri di parole nel suo intervento al Forum di Davos. Dal cuore delle Alpi svizzere il tycoon aveva chiesto un taglio “immediato” al costo del denaro, precisando che avrebbe parlato con Powell al “momento opportuno”. Lui, il numero uno della Fed, taglia corto sul punto: “Non ho avuto alcun contatto“.

Sull’impatto del ciclone Trump e delle sue politiche – dazi in testa – il banchiere centrale sceglie di mantenere un profilo basso. “Non sappiamo cosa accadrà sui dazi, sull’immigrazione, sulla politica di bilancio e su quella regolatoria. Dobbiamo lasciare che queste politiche siano articolate prima di iniziare a fare valutazioni plausibili su quelle che potrebbero essere le implicazioni sull’economia”. Quello che per Powell conta più di tutto “è vedere ulteriori progressi sull’inflazione”.

La Federal Reserve valuterà i dati in arrivo, l’evoluzione delle prospettive e l’equilibrio dei rischi. Gli indicatori recenti, stando a quanto emerso dalla riunione del Comitato, “suggeriscono che l’attività economica ha continuato a espandersi a un ritmo solido”. Che il tasso di disoccupazione “si è stabilizzato a un livello basso negli ultimi mesi”. E che le condizioni del mercato del lavoro “rimangono solide”. L’inflazione, però, è ancora piuttosto elevata, appunto.

L’obiettivo della Fed è “raggiungere il massimo tasso di occupazione e un’inflazione al 2% nel lungo periodo”, ricordano da Washington. Per poi aggiungere che “i rischi per il raggiungimento degli obiettivi di occupazione e inflazione sono più o meno in equilibrio”. Resta il fatto che le prospettive economiche “sono incerte e la banca centrale dovrà mantenere alta la guardia.

Il Comitato sarebbe comunque pronto ad “adeguare la posizione sulla politica monetaria, se emergessero rischi che potrebbero impedire il raggiungimento degli obiettivi”. Le valutazioni, rimarcano i tecnici di Powell, “terranno conto di un’ampia gamma di informazioni”. Dalle condizioni del mercato del lavoro alle spinte inflazionistiche. Fino agli sviluppi finanziari. E a quelli internazionali.


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