Salute

La coperta corta del Ssn: più bisogni che risorse, scegliere le priorità

“In un Paese che invecchia e che vede restringersi la propria base demografica attiva, il Servizio sanitario nazionale deve abbandonare le narrazioni rassicuranti e assumere il coraggio delle scelte”. Parte da questa considerazione Francesco Longo, responsabile scientifico del Rapporto Oasi, pubblicato dal Centro di ricerche sulla gestione dell’assistenza sanitaria e sociale (Cergas) di SDA Bocconi School of Management, per arrivare alla conclusione che “definire chi viene prima, con quali servizi e con quale intensità assistenziale non significa ridurre l’universalismo, ma proteggerlo: è l’unica strada per generare valore, ridurre le disuguaglianze e progettare un Ssn capace di affrontare le sfide dei prossimi decenni”.

Ssn sotto pressione tra demografia e bisogni crescenti

I dati del rapporto sono eloquenti: siamo in una fase storica in cui i bisogni dei cittadini crescono più rapidamente delle risorse disponibili. L’Italia, infatti, registra un calo costante della natalità (370mila nascite nel 2024, –26% rispetto al 2014) e un invecchiamento tra i più intensi d’Europa: negli ultimi vent’anni gli over 65 sono aumentati a oltre 3 milioni e la speranza di vita ha raggiunto 83,4 anni. Parallelamente, la forza lavoro è destinata a ridursi di quasi un terzo entro il 2050, con conseguenze dirette sia sul gettito fiscale sia sulla disponibilità di professionisti sanitari.

Il rapporto Oasi richiama, dunque, la necessità di fissare le priorità senza continuare a inseguire tutto. “Da un lato – continua Longo – il Ssn deve condurre una profonda riallocazione di risorse per conseguire vera efficienza e sostenibilità, meno piccoli ospedali poco sicuri e costosi, concentrazione dei reparti, più efficienza nei grandi ospedali. Dall’altro, chi ha un bisogno più intenso, urgente e complesso deve essere tutelato prima; bisogna definire quale intensità di servizi offrire; quali percorsi di informazione e accompagnamento per chi prioritario non è; come integrare spesa pubblica e privata”. Sono “le condizioni imprescindibili” per rendere sostenibile l’universalismo del sistema e assicurare che pazienti cronici e fragili non restino indietro.

Quattro segnali di un sistema che fatica a orientarsi

Il Rapporto Oasi identifica quattro fenomeni che confermano la difficoltà del Ssn a definire priorità di intervento chiare e condivise. Le prescrizioni superano la capacità del sistema di erogare e solo circa il 60% delle ricette si traduce in una prestazione in regime Ssn, il resto è erogato in regime privato o alimenta nei pazienti percorsi tortuosi (come le prescrizioni ripetute) e, talvolta, rinunce. La non autosufficienza cresce più del sistema che dovrebbe sostenerla. Gli anziani non autosufficienti sono oltre 4 milioni, ma solo l’8% accede a una Rsa; l’assegno di inclusione (Adi) copre il 31% delle persone fragili, con un numero di ore erogate in costante diminuzione rispetto agli anni pre-pandemia. Persistono ampie disuguaglianze territoriali. Quarto e ultimo segnale di difficoltà del Ssn è l’utilizzo dei servizi sanitari in modo diverso e ingiustificato tra Regioni e persino all’interno delle stesse: nonostante una distribuzione delle risorse finanziarie sostanzialmente equa, il consumo pro-capite di prestazioni dipende ancora troppo da fattori contingenti e “casuali” invece che dal reale bisogno clinico.

Le sfide governabili: dove il Ssn può intervenire subito

Accanto ai vincoli strutturali, il Rapporto Oasi individua una serie di ambiti in cui è possibile agire: lavorare per attrarre infermieri, meno frammentazione professionale, aggiornamento delle tariffe per i privati accreditati, procurement più forte e qualificato, digitalizzazione dei medici di medicina generale e prossimità multicanale. Con 9.000 ambulatori e 2.400 Case della Comunità previste, Oasi avverte che “c’è il rischio di aumentare la frammentazione. La vera prossimità non è solo vicinanza fisica: significa continuità, multicanalità e un interlocutore stabile, capace di rispondere lungo tutto il percorso assistenziale”.


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