Piemonte

In punto di morte rivelò 50 anni di violenze in ospedale, marito assolto: il reato è prescritto


In fin di vita, in ospedale con un tumore terminale, aveva rivelato 50 anni di violenze subite in casa dal marito. “Non fatemi morire a casa”, aveva detto la signora, ormai ottantenne, sfiorando la mano dei medici che l’avevano in cura nell’estate 2023. Era riuscita a dischiudere ciò che teneva dentro da mezzo secolo, un segreto prima di quel momento inconfessabile: “Mio marito mi maltratta da quando ci siamo sposati, non voglio tornare a casa, lasciatemi morire qui”, aveva aggiunto con un filo di voce. I medici, testimoni di quel racconto straziante, avevano segnalato ogni cosa alle forze dell’ordine e al centro Demetra che si occupa di donne vittime di violenza.

Era nata un’indagine, delicata e complessa, a dispetto del lungo tempo trascorso e della scomparsa della signora, morta senza fare una formale denuncia. Ora il marito, 81 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Fissore è stato prosciolto: il giudice ha pronunciato una sentenza di prescrizione per i fatti remoti prima del 2000 e un’assoluzione per quelli successivi perché “il fatto non sussiste”.

Erano stati sentiti i figli della coppia durante l’indagine quando la signora era già morta da un po’. I tre figli avevano confermato che il padre aveva maltrattato la madre regolarmente fino a quando loro erano in casa. I rapporti con i genitori si erano interrotti nell’89, quando erano andati via costruendo la propria vita altrove. Ma su quegli anni di violenza confermati è piombata la prescrizione. Troppo tempo è trascorso dai fatti contestati. Sugli altri invece non ci sono prove: i figli erano già andati via di casa. Inoltre la signora non è riuscita ad arrivare al processo nato dal suo atto di coraggio e da quella testimonianza sussurrata ai medici che oggi ha un grande valore simbolico. “Non voglio più tenermi dentro niente, voglio morire serena”, aveva confidato la signora.

Le due figlie in particolare avevano più volte supplicato la donna di lasciare il padre e ricominciare daccapo. Lei non aveva voluto e loro non le avevano più parlato, salvo qualche rara occasione, raccontando solo di recente che non riuscivano a sopportare l’idea di non vederla reagire. La difesa aveva sostenuto che le testimonianze “de relato” non potessero essere ammesse e fossero inutilizzabili. “Siamo soddisfatti dell’esito, leggeremo le motivazioni”, commenta l’avvocato Fissore. Nessuno dei figli si era costituito parte civile.


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