in Liguria i NEET sono 40.000, la maggioranza sono donne
Genova. In Liguria i NEET, i cosiddetti giovani tra i 18 e i 34 anni senza lavoro e che non studiano, sono 40mila, in gran parte donne che non riescono a rientrare nel mercato del lavoro dopo la maternità. Il dato emerge dall’indagine “I NEET e i giovani inattivi a Genova”, realizzata da Rotary Club Genova Nord, Università di Genova e CNA Genova, con il patrocinio della Camera di Commercio di Genova.
L’obiettivo della ricerca è comprendere il fenomeno dei NEET (Not in Education, Employment, or Training) nella città metropolitana di Genova, raccogliendo dati e testimonianze dirette per supportare lo sviluppo di politiche mirate all’inserimento lavorativo. La selezione del campione, composto da 100 intervistati, è stata complessa a causa della natura elusiva di questa popolazione. L’età media degli intervistati è di 24,3 anni: 52 maschi, 47 femmine e un non dichiarato. Tra loro, 48 non hanno conseguito il diploma di maturità. Il campione si suddivide in 32 inattivi (di cui 17 NEET), 40 disoccupati e 28 debolmente occupati.
“I NEET sono una realtà complessa e per affrontare il problema è necessario studiarlo a fondo. Si tratta spesso di giovani confusi, che faticano a trovare un ruolo nella società e tendono a rifugiarsi in nicchie protettive come la famiglia o le amicizie – piega il professor Enrico Di Bella, vice direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Internazionali dell’Università di Genova – Molti non riescono a trovare una strada per realizzarsi professionalmente e tra questi ci sono anche molte giovani madri costrette ad abbandonare il lavoro per dedicarsi interamente alla famiglia. Pensare che la questione sia solo economica è riduttivo: il problema è più ampio e riguarda la prospettiva di vita e la realizzazione personale”.
Raggiungere i NEET è complicato: non hanno luoghi di aggregazione specifici e spesso non sono pienamente consapevoli della loro condizione. L’Istat stima che in Liguria ci siano 25mila NEET tra i 18 e i 29 anni, che salgono a 40mila includendo la fascia fino ai 34 anni. Tra gli elementi significativi emersi dall’indagine, il fatto che la richiesta di una retribuzione adeguata sia emersa come condizione lavorativa primaria. Tuttavia, il 70% degli intervistati si è dichiarato disposto ad accettare uno stipendio di 1.250 euro mensili per un impiego di 40 ore settimanali; segno di aspettative non irrealistiche. Tra i 49 intervistati che hanno lasciato un lavoro in passato, la motivazione più comune è stata la sensazione di “non sentirsi di proseguire”. Guardando al futuro, la maggior parte dei giovani ritiene il lavoro una priorità, ma molti non hanno un’idea chiara della professione desiderata.
Un dato allarmante, invece, è che oltre un quarto del campione non sia riuscito a immaginare un’emozione che potesse descrivere la propria situazione tra cinque anni. Significative anche le differenze di genere: cinque donne hanno segnalato difficoltà nel conciliare lavoro e cura dei figli, mentre nessun uomo ha riportato questo problema. Inoltre, tra le donne non occupate, più di una su tre convive con un partner, a fronte di solo uno su otto tra gli uomini.
“Lavoriamo sul target giovani da quattro anni: prima abbiamo iniziato con un progetto di attivazione tirocini, poi con una ricerca sui giovani immigrati e ora con questo studio sui giovani inattivi – sottolinea Barbara Banchero, Segretario di CNA Genova e membro del Rotary Club Genova Nord – Il nostro obiettivo, come associazioni, è partire dai dati per costruire percorsi inclusivi e strutturati che favoriscano l’inserimento dei giovani nel lavoro, nella formazione e nell’istruzione. I giovani sono il nostro futuro: dobbiamo coinvolgerli, aumentarne il numero attraverso politiche attrattive e inclusive, abbandonando i luoghi comuni che li dipingono come assenti o disinteressati”.