Il voto agli Azzurri è Sei, come Sei Nazioni
Nessun calo, invece, nel confronto di sabato scorso all’Olimpico con l’Irlanda. L’Italia è sembrata più tonica degli avversari quando ha giocato in parità numerica e ha difeso con forza ed efficacia nella mezz’ora abbondante trascorsa con l’uomo in meno, dovuta a cartellini di varie tonalità. Peccato che, appunto, sia mancata la disciplina: senz’altro evitabili le tre infrazioni che hanno dato fiato e mete agli ospiti in verde.
Troppe mete subite
A proposito di mete, sono decisamente troppe (29) quelle subite dagli uomini di Gonzalo Quesada, a fronte di 10 segnature all’attivo, sia pure venute in grande maggioranza grazie ad azioni veramente belle. Palla in mano ci sappiamo fare, dunque, e tra i marcatori (con due mete a testa) si mettono in luce tre dei migliori elementi azzurri di questo torneo: Brex, Capuozzo e un Menoncello pronto a essere riconosciuto star internazionale. Molto affidabile Allan al piede, con i 45 punti firmati, e in crescita una mischia che vede forse in Fischetti l’uomo con il rendimento più soddisfacente.
Le altre squadre? La Francia sembra lanciata verso una potenziale supremazia europea, con un equilibrio verso l’alto tra un gruppo di avanti potenti ma anche mobili, e una linea di trequarti che ha ricominciato a essere spumeggiante. Alla voce fenomeni aggiungiamo al mediano di mischia Dupont (messo fuori causa da un infortunio nella quarta giornata) l’ala Louis Bielle-Barrey, 21 anni e otto mete in cinque incontri.
Un altro giovane, il ventiquattrenne Tommy Freeman, ha brillato nell’Inghilterra, segnando una meta in ogni match disputato. Inglesi non sempre convincenti, ma in grado di negare alla Francia il grande slam e con diversi talenti emergenti: su tutti Fin Smith, mediano di apertura classe 2002.
Proprio l’anagrafe mette invece in luce le difficoltà dell’Irlanda, che anche a Roma ha schierato una formazione titolare con una maggioranza di Under 30. Niente terzo titolo consecutivo e un futuro immediato su cui meditare.
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