il pm chiede l’ergastolo per il marito
Ergastolo senza attenuanti: è quanto ha chiesto il pm Mirvana Di Serio per Aldo Rodolfo Di Nunzio, 72 anni, di Lanciano, a processo per l’omicidio della moglie, Annamaria D’Eliseo, collaboratrice scolastica di 60 anni, avvenuto nella loro abitazione di contrada Iconicella il 15 luglio 2022. L’ex ispettore dei vigili del fuoco, presente in aula, è accusato di aver strangolato la donna e di aver inscenato il suo suicidio.
Nella requisitoria di oggi, 13 giugno, in Corte d’assise a Lanciano, il procuratore ha sostenuto che “le prove raccolte sono univoche e non consentono una ricostruzione alternativa” di quanto accaduto tre anni fa. I dati certi per il pm sono che Annamaria D’Eliseo è morta per soffocamento, che non c’era un gancio nel seminterrato dove avrebbe potuto appendere i fili elettrici per farla finita e che i cavi, come dimostrato dalle prove di trazione eseguite dal Ris di Milano, non avrebbero potuto sostenere il peso della donna, superiore ai 70 chilogrammi. “Non essendosi impiccata – ha concluso la Di Serio – per deduzione logica la morte è stata possa in essere dall’unica altra persona presente in casa, Di Nunzio”, del quale è stato ricordato l’atteggiamento aggressivo e violento nei confronti della moglie e dei figli.
Le parti civili – l’avvocato Elisabetta Merlino per i cinque figli della coppia (presenti in aula) e l’avvocato Pina Benedetti per l’associazione Dafne di tutela delle donne – hanno chiesto la condanna dell’imputato alla pena ritenuta congrua dalla giustizia.
La difesa di Di Nunzio, gli avvocati Calogero Talluto e Alessandra Baldassarre, hanno sottolineato che si tratta di “un processo indiziario, in quanto non emergerebbero forti indizi dirimenti”. “La meccanica dello strangolamento avrebbe richiesto da un minimo di 2 minuti a 4-5 minuti, per la procura l’imputato lo avrebbe fatto in un minuto e mezzo – ha detto in aula Talluto che ha rispolverato la tesi della semisospensione del corpo della 60enne, che si sarebbe impiccata alla scala.
“Di Nunzio sapeva di essere solo fino al pomeriggio perché, se colpevole, sarebbe uscito subito dal garage a chiamare i soccorsi? – pone il quesito il legale – avrebbe avuto tutto il tempo di creare la ‘scena del delitto perfetta’. Invece la signora aveva uno stato depressivo non curato, c’erano malumori, per il mancato invito del marito al matrimonio della figlia, che rischiavano di far finire la famiglia sulla bocca di tutti. E a febbraio, all’insaputa di tutti, la signora D’Eliseo aveva fatto testamento. Tutti indizi che avvalorano la tesi del suicidio, unica tesi sostenibile”, ha concluso l’avvocato Talluto chiedendo l’assoluzione dell’ex vigile del fuoco.
La Corte si è riunita in camera di consiglio, la sentenza è attesa intorno alle 15.30.
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