Piemonte

Il gatto dei boschi in mostra


Il gatto selvatico europeo

Alcuni anziani di questi luoghi (Appennino delle Quattro Province) ancora oggi in dialetto – con qualche piccola variante – lo chiamano gatto sarvago. Il gatto selvatico europeo (Felis silvestris silvestris) è un animale solitario ed elusivo, con abitudini prevalentemente notturne, e risulta quindi difficile da osservare anche per i ricercatori più esperti.

Predilige habitat forestali, in particolare di latifoglie, e zone dove sono presenti cavità rocciose che possono servire da riparo. Evita soltanto le quote altitudinali elevate, probabilmente in relazione alle limitazioni dell’innevamento sulle attività di caccia e spostamento.

La dieta è composta di piccoli mammiferi, soprattutto roditori come topi e arvicole, ma si può cibare anche di lagomorfi e, secondariamente, di uccelli, rettili e invertebrati.

Il gatto selvatico europeo è un animale rigidamente territoriale, con aree di caccia di grandezza variabile tra 2 e 10 chilometri quadrati, per cui la densità media si aggira al massimo su 0,5/Kmq, con la possibilità solo per individui di sesso opposto di frequentare lo stesso territorio.

La riproduzione avviene una volta all’anno nei mesi di febbraio-marzo; dopo una gestazione di circa 65 giorni nascono da 2 a 5 cuccioli che resteranno con la mamma fino all’età di 6-8 mesi, dopodiché andranno in dispersione.

Il riconoscimento in natura del gatto selvatico

Il riconoscimento in natura non è semplice e c’è il rischio di scambiarlo per un semplice gatto domestico. L’elemento che più contraddistingue il gatto selvatico europeo è la coda che ha una forma tozza “clavata” con apice nero preceduto da tre o quattro anelli neri distinti che non sono mai collegati uno all’altro in zona dorsale; gli altri elementi caratteristici sono quattro strie nere, dietro la testa, nella zona occipitale-cervicale, due strie nere nella zona scapolare e una stretta banda dorsale, sulla schiena, che raggiunge la radice della coda senza mai superarla.

Distribuzione del gatto selvatico in Italia

L’Italia ospita quattro popolazioni di gatto selvatico europeo, geneticamente differenziate, che possono essere considerate delle “unità di conservazione significative”, rilevanti per la conservazione della specie stessa.

Un nucleo è distribuito lungo la dorsale appenninica, dall’Aspromonte fino agli Appennini centro-settentrionali, con almeno due sottogruppi distinti; un secondo nucleo è presente sulle Alpi orientali, tra Friuli e Trentino, e rappresenta la porzione occidentale della popolazione dinarico-balcanica; la specie è presente anche in Sicilia, con la sottospecie tipica europea, mentre in Sardegna è presente la sottospecie africana (Felis silvestris lybica).

Fare un stima numerica degli individui di gatto selvatico europeo presenti nel territorio italiano è molto difficile, per il carattere estremamente elusivo dell’animale, ma i ricercatori concordano nel ritenere che la popolazione sia in crescita, soprattutto nel Nord-est e nell’Appennino settentrionale, e che probabilmente siano presenti qualche migliaio di individui diffusi su tutto il territorio nazionale.

La tutela del gatto selvatico in Italia

La “storia” del gatto selvatico europeo in Italia ricorda molto quella del lupo: ridotto quasi all’estinzione per la caccia spietata, con l’utilizzo anche di trappole, allo scopo di commerciarne la pelliccia, ottiene la tutela con la Legge n. 968/1977. Nel 1992, con la legge n. 157 (Norme per la protezione della fauna selvatica omeoterma e per il prelievo venatorio), il gatto selvatico viene riconosciuto “specie particolarmente protetta”; oggi anche a livello Comunitario il gatto selvatico è inserito nell’allegato IV della Direttiva Habitat 92/43/CEE (specie per le quali è necessario adottare misure di rigorosa tutela), in Appendice II della normativa CITES e in Appendice II della Convenzione di Berna.
Ai sensi IUCN (Unione Mondiale per la Conservazione della Natura) la specie è considerata NT, Near Threatened, (Quasi Minacciata) in quanto non sono ritenuti sufficienti i dati utili a definire il trend e la consistenza delle popolazioni a livello europeo.

Progetto “Gatto Selvatico Italia”

Le Aree Protette Appennino Piemontese hanno siglato con il Museo di Storia Naturale della Maremma un Protocollo di Intesa per l’adesione al progetto “Gatto Selvatico Italia” sviluppato assieme a ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e Ministero per la Transizione Ecologica (MTE) con lo scopo di raccogliere, verificare, validare e mappare foto, video e altri dati oggettivi (esemplari da mortalità stradale, campioni genetici non invasivi, ecc.) di gatto selvatico sul territorio nazionale.

La mostra

Dal 13 giugno le Aree Protette dell’Appennino Piemontese inaugureranno la mostra fotografica “Il gatto dei boschi” a cura di Paolo Rossi e Nicola Rebora. Si tratta di trenta foto dedicate al gatto selvatico (Felis silvestris silvestris) e corredate da una breve descrizione, che resteranno esposte fino al 30 settembre presso la Sala conferenze dell’ente a Bosio AL (via Umberto I, 51 – Salita Poggio).

“Dal 2018 ad oggi, dopo un primo video casuale (video-trappola), abbiamo cercato l’elusivo Gatto selvatico europeo nell’area montana compresa tra Val Trebbia (GE), Val Boreca (PC) e Val Borbera (AL): un labirinto di valli coperto da fitta vegetazione e caratterizzato da versanti estremamente scoscesi” spiega Paolo Rossi. “Da questa avventura naturalistica ha preso forma un libro fotografico intitolato “Il gatto dei boschi”pubblicato nel 2023.Parte del contenuto della pubblicazione è stato “scomposto” e si è trasformato in questa mostra fotografica. Protagoniste sono le foto che abbiamo fatto sia di persona sia con l’ausilio di foto-trappole; fattore comune è che non abbiamo utilizzato alcun tipo di flash perché amiamo la luce naturale del bosco ma anche e soprattutto per limitare al massimo il disturbo nei confronti della fauna selvatica. Si tratta a tutti gli effetti delle prime immagini del gatto selvatico in libertà in questa zona dell’Appennino anche se, ancora oggi, un mistero avvolge questa schiva creatura: è tornato di recente in maniera del tutto naturale (come ha fatto il lupo) o è rimasta nascosta nelle zone più remote delle alte valli?” conclude Rossi.

Per approfondimenti:

Sito ISPRA Progetto gatto selvatico

Beccato! Il gatto selvatico avvistato sull’Appennino piemontese (da Piemonte Parchi del 18/02/2020)

Il Gatto selvatico, presenza elusiva e silenziosa in Appennino (da Piemonte Parchi del 03/10/2023)

Sito internet Paolo Rossi 


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