il Consiglio di Stato impone la data
La data del voto in Veneto non è più oggetto di interpretazioni: si tornerà alle urne entro il 23 novembre 2025. A stabilirlo, con un parere che fa chiarezza dopo mesi di incertezze, è stato il Consiglio di Stato, chiamato a esprimersi sulla legittimità della cosiddetta “finestra lunga” prevista dalla legge elettorale regionale.
A presentare l’istanza era stato lo stesso governatore Luca Zaia, in scadenza di mandato. Il suo obiettivo – appoggiato anche dal leader della Lega, Matteo Salvini – era prolungare l’attuale legislatura fino alla primavera del 2026, consentendogli così di presenziare da presidente della Regione all’inaugurazione delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina. Ma i giudici amministrativi hanno posto un netto limite: la normativa statale sulla durata degli organi elettivi prevale su quella regionale.
“La data di svolgimento delle consultazioni deve in ogni caso risultare conforme alla durata degli organi elettivi stabilita dalla legge statale”, si legge nel parere. Tradotto: si voterà entro 60 giorni dalla fine della legislatura, quindi tra il 20 e il 23 novembre 2025.
La decisione scuote il centrodestra, che si trova ora davanti a una scadenza ravvicinata e a un bivio sulla scelta del candidato. Zaia, al termine del suo terzo mandato (in realtà già al quarto, contando il primo iniziato nel 2010), non potrà ricandidarsi. Ma resterà protagonista della campagna elettorale, pronto a schierare ancora una volta una lista personale, forte del largo consenso raccolto negli anni scorsi.
“Le leggi si rispettano, dopodiché devo anche sottolineare che comunque questo governo ha prorogato con una legge tutti i Comuni che sono stati eletti nel 2020 a ottobre, come accadde per noi”, ha sottolineato Zaia. “I Comuni non vanno a votare a novembre 2025 ma avranno una proroga di più di sei mesi, nella primavera. Noi andremo a votare probabilmente a ottobre-novembre per la Regione, e il Comune di Venezia, che è stato eletto assieme a noi nel 2020, andrà a votare a primavera, verosimilmente a maggio. Io sono assolutamente preoccupato del fatto che mandando all’elezione la Regione da sola in autunno c’è un grande rischio di affluenza alle urne; dall’altro c’è la preoccupazione dei costi, perché se mettessimo assieme le elezioni comunali con le regionali avremmo sicuramente risparmiato un sacco di milioni di euro”.
Nel frattempo, la coalizione è alla ricerca del nome giusto. Se la Lega manterrà la leadership, il favorito sembra essere Alberto Stefani, giovane deputato salviniano ma in buoni rapporti anche con l’area più moderata legata a Zaia. Se invece sarà Fratelli d’Italia a reclamare il ruolo, i nomi più quotati sono quelli del senatore Luca De Carlo, sindaco del Cadore, e dell’europarlamentare Elena Donazzan, già assessora regionale. Circola anche l’ipotesi esterna di Matteo Zoppas, presidente dell’ICE, ma la sua scarsa esperienza politica frena gli entusiasmi. Forza Italia, dal canto suo, ha già ufficializzato l’europarlamentare ed ex sindaco di Verona Flavio Tosi.
Esulta invece il centrosinistra, che parla apertamente di vittoria politica. “Si chiude finalmente un tentativo surreale del centrodestra di creare confusione”, attacca Andrea Martella, segretario regionale del Partito Democratico, che guida il tavolo di coalizione progressista. Dopo il rifiuto della scienziata padovana Antonella Viola, tra i nomi più accreditati per la candidatura spunta ora Vanessa Camani, attuale capogruppo del Pd in Consiglio regionale, da tempo in prima linea nel confronto con Zaia.
Con il calendario ormai definito, la campagna elettorale in Veneto è pronta a partire. E si preannuncia come una delle più combattute degli ultimi anni.
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