Basilicata

Identificato il bimbo morto nel naufragio. Il corpo era stato rinvenuto a Lamezia

Si chiamava Anas il bimbo morto nel naufragio del febbraio scorso il cui corpo, ora identificato, era stato rinvenuto a Lamezia Terme il 14 aprile. Era partito con suo papà, ancora disperso


LAMEZIA TERME – Sono stati indentificati i resti del bambino annegato in conseguenza di un naufragio di febbraio scorso, rinvenuti il 14 aprile scorso, nelle acque nel tratto che intercorre tra la zona del pontile ex Sir di Lamezia Terme e il fiume Amato. Si tratta di un bambino tunisino di 6 anni (che indossava, all’atto dell’annegamento, tre paia di pantaloni, per proteggersi dal freddo nel corso della traversata) partito con il suo papà nel vano e disperato tentativo di raggiungere le coste della Sardegna.

LEGGI LA NOTIZIA: Era di un bambino il cadavere scoperto a Lamezia

Il bambino si chiamava Anas. Il suo papà risulta ancora disperso. Queste le risultanze delle indagini – coordinate dalla Procura della Repubblica di Lamezia – eseguite dai poliziotti del Commissariato di Lamezia Terme. In particolare, l’identificazione del bambino è stata possibile dalla comparazione del profilo genetico estrapolato dai resti del corpo del bambino rinvenuto in mare, nell’ambito di consulenza medico legale disposta dalla Procura della Repubblica di Lamezia Terme, con quello fornito dal Consolato tunisino di Napoli.

L’ESAME AUTOPTICO SUL CORPO DEL BIMBO MORTO NEL NAUFRAGIO E RINVENUTO A LAMEZIA E ORA IDENTIFICATO

Veniva, quindi, disposto l’esame autoptico sul cadavere e conferito incarico di consulenza tecnica per gli accertamenti di genetica, volti all’estrazione e tipizzazione del Dna per eventuali successive comparazioni. L’attività investigativa del commissariato della Polizia di Stato di Lamezia Terme si concentrava preliminarmente sull’analisi delle segnalazioni provenienti da altri uffici di polizia, relative a sbarchi avvenuti sulle coste meridionali del territorio nazionale o a rinvenimenti in mare di soggetti deceduti, oltre a prevedere un’attenta ricognizione di informazioni attinenti al particolare fenomeno, rilevabili dalle fonti aperte.

Di particolare utilità per consentire agli investigatori di acquisire significativi elementi per l’identificazione dei poveri resti umani, è stata poi la notizia diffusa a maggio scorso del rinvenimento dei resti mortali del bambino. I primi giorni di giugno, infatti, una donna vicina all’Associazione Memoria Mediterranea, ha contattato il  commissariato di Lamezia fornendo ai poliziotti impegnati nelle indagini informazioni relative al naufragio di un gommone, avvenuto fra il 5 ed il 6 febbraio scorso, con a bordo 18 migranti, partiti da Bizerte (Tunisia) e diretti in Sardegna, dove non sono mai giunti.

LE INDAGINI CHE HANNO PERMESSO L’IDENTIFICAZIONE

Nel corso delle indagini è emerso che i congiunti delle 18 vittime, tutte disperse, consapevoli del verosimile tragico epilogo del viaggio dei loro familiari, si erano premuniti di trasmettere alle autorità consolari tunisine, l’elenco dei 18 migranti, completo dei rispettivi profili genetici, da utilizzare per la comparazione finalizzata all’identificazione, nel caso in cui i corpi fossero stati recuperati. La Procura della Repubblica di Lamezia ha avviato il necessario coordinamento investigativo con la Procura della Repubblica di Messina, nel cui territorio risulta essere stato rinvenuto ulteriore cadavere relativo al medesimo naufragio. Gli approfondimenti investigativi della Polizia di Stato consentivano di rintracciare una donna che aveva perso, nel naufragio del 5/6 febbraio, il marito e il figlio di 6 anni.

La presenza nell’elenco dei dispersi di un bambino di 6 anni, accompagnato dal padre, ha fornito agli investigatori l’indizio che, con ogni probabilità, i resti del bimbo rinvenuti in mare di fronte alla zona industriale ex Sir, potessero essere proprio quelli della piccola vittima del naufragio di febbraio. Immediate interlocuzioni con le Autorità consolari tunisine di Napoli hanno consentito di ottenere il profilo genetico della donna che si ipotizzava potesse essere la madre del bambino rinvenuto dall’equipaggio della Guardia Costiera di Vibo Valentia il 14 aprile scorso nelle acque del Golfo di Sant’Eufemia Lamezia. Sono in corso le necessarie interlocuzioni con le Autorità consolari di Tunisia volte al rimpatrio della salma del piccolo.


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