Good Sad Happy Bad – All Kind Of Days: Un toccasana contro il logorio della musica rock moderna :: Le Recensioni di OndaRock
L’ultimo atto, targato 2015, della polistrumentista britannica Mica Levi, sotto le sembianze di Micachu, era profeticamente intitolato “Good Sad Happy Bad”, ed è questo il nome scelto dall’artista per questo nuovo progetto collettivo, che raccoglie l’eredità dei Micachu & The Tapes.
Musica dalla natura cangiante, quella dei Good Sad Happy Bad, che ben sintetizza gli ultimi trent’anni di esuberanze e strategie indie-rock. “All Kind Of Days” è un disco che passa da aspre e minimali liturgie spoken word (“Turbine”) a lussuose sceneggiature post-punk (“Shaded Tree”), senza mai perdere credibilità e coerenza.
La fusione di shoegaze e turbamenti psichedelici funziona egregiamente nella cantilenante “Guiding Light” ed è oltremodo stimolante l’algida tessitura elettronic-rock di “Twist The Handle”, che scandisce una delle pagine più ossessive dell’album, tessuta su riff e loop robotici.
Il brio garege-rock di “Lonely Well” e la frenetica e schizoide cronaca di quotidianità domestica di “DIY” graffiano e tengono alto il tasso adrenalinico dell’album.
“All Kind Of Days” è un disco concettualmente affine al lo-fi, ma le soluzioni strumentali non sono mai autenticamente tali: valga come esempio il devastante e malmesso flusso ritmico di “Mirror Mirror”, che cresce fino a scompigliare soluzioni art-rock, o la sublime chiosa di “Find My Way”, che su accenti jazz-sperimentali degni di John Zorn elenca il percorso di una strada statale inglese.
Troppo colti per poter essere inclusi nel calderone indie, piacevolmente spigolosi al punto da non restare preda della semplificazione contemporanea del post-punk, abili nel dosare elementi tra loro dissonanti come l’hauntology, il dark-rock e il dream-pop meno aulico, i Good Sad Happy Bad sono un ottimo toccasana contro il logorio della musica alt-rock moderna.
17/05/2025