Società

Gli uomini-albero, ecco chi sono e dove si possono incontrare

Quella di megx, alias Margherita Burcini, è la settima scultura che abita ArteParco, a Pescasseroli, nella foresta vetusta del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Intitolata «Rinascita», riproduce una figura umana che sembra uscire dal tronco di un albero e alzare le braccia al cielo. «Quando sono andata a fare il sopralluogo, ho visto questo faggio secolare, morto. Ho avuto una sorta di visione», racconta l’artista, «ho immaginato che i suoi rami potessero ricrescere. La Natura ha questo di meraviglioso, non cede al dramma della fine, davanti a cui noi uomini siamo paralizzati: gli alberi sanno perdere le foglie e farle rispuntare. È tutto un movimento, sta solo a noi coglierlo».

E megx, marchigiana, 40 anni appena compiuti, con la Natura ha un rapporto particolare, quasi magico: «Mi piace pensare che anche noi possiamo rinascere, che il futuro è ricco di possibilità e che possiamo imparare a integrarci meglio con quello che ci sta intorno. Il mondo è pieno di storie catastrofiche sull’umanità: in molti ci vedono spacciati e raccontano di apocalissi. Ma io proprio non voglio seminare paure: perché invece non potremmo riuscire a comprendere sempre meglio gli alberi e gli animali?».

Così nelle sue opere Margherita Burcini ha immaginato un’osmosi: famoso il suo popolo della corteccia, uomini-albero, sagome umane intrecciate con il Regno Vegetale: «Cosa accadrebbe se tutti quei discorsi sull’unione dell’uomo con la natura si realizzassero? Cosa accadrebbe se le leggende narrate da molte popolazioni, in cui si racconta di umani che possono trasformarsi in alberi, in pioggia o insetti, fossero vere?».

E lei se l’è immaginato davvero quello che potrebbe accadere e ora, ad ArteParco, in Abruzzo, in mezzo a una corteccia vuota, si vede un corpo umano fatto di argilla: «A differenza di molte altre, che sono temporanee ed evanescenti, questa mia opera è pensata per durare. Di solito realizzo sculture biodegradabili, con terra cruda e paglia, le coloro con tinture naturali e uova, e con il tempo queste statue scompaiono, tornando a essere natura. Cadono ai piedi dell’albero e l’albero, poi, se ne alimenta. Un circolo virtuoso. Non ho ancora capito esattamente come relazionarmi con l’idea di fare opere permanenti: vorrei sentirmi bene con quello che creao e non potrei pensare di intaccare un albero vivo, avrei timore di disturbarlo. Ho fatto pure un esperimento su di me: mi sono legata una ciotola sul corpo, dietro la schiena, e ho trascorso qualche giorno così. All’inzio era insopportabile, poi mi sono pure abituata, ma comunque mi dava sempre fastidio. E ho immaginato che per un albero sarebbe stata un po’ la stessa sensazione».

Il Popolo della corteccia uominialbero che simboleggiano il legame con la Natura

Il Popolo della corteccia, uomini-albero che simboleggiano il legame con la Natura


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