Ambiente

Gli effetti paradossali dei referendum sul lavoro


In conclusione, per quanto riguarda la possibilità di reintegrazione dei lavoratori ingiustamente licenziati, l’abrogazione di questo pezzo di Jobs Act riporterebbe le lancette ai tempi della Legge Fornero, ma sicuramente non introdurrebbe sul punto cambiamenti rivoluzionari rispetto alle tutele attuali e alla loro applicazione nei tribunali.

Se poi si passa a esaminare l’entità dei possibili risarcimenti per un licenziamento ingiusto, l’eventuale successo del referendum potrebbe perfino avere effetti paradossali. Il meccanismo automatico delle “tutele crescenti” è infatti stato dapprima corretto al rialzo per legge dal “Decreto Dignità”, e successivamente cancellato dalla Corte Costituzionale, con il risultato che oggi il risarcimento può variare da un minimo di 6 a un massimo di 36 mensilità, non più in base a una formula, ma con scelta discrezionale da parte del Giudice, che di fatto è spesso basata anche sulla durata del rapporto. Diversamente, i risarcimenti previsti dalla Legge Fornero prevedono normalmente un risarcimento ricompreso fra 12 e 24 mensilità, discrezionale ma sempre da motivare sulla base di durata del rapporto e dimensioni del datore di lavoro.

In definitiva, l’eventuale successo del primo dei referendum in questione potrebbe perfino peggiorare le aspettative risarcitorie dei lavoratori con maggiore anzianità aziendale.

Il secondo referendum abrogativo, che intende intervenire sulla legge fondamentale in tema di licenziamenti individuali, solo marginalmente toccata dal Jobs Act, propone invece di sopprimere il più basso limite risarcitorio massimo (6 mesi) applicabile ai licenziamenti nelle imprese che occupano fino a 15 dipendenti nell’unità produttiva del dipendente licenziato, che sono escluse dalle regole risarcitorie sopra accennate. Se il referendum avesse successo, si tratterebbe di un cambiamento non irrilevante, ma neanche in questo caso “rivoluzionario”: va infatti ricordato che già oggi (per le imprese più grandi fra le “piccole”) il limite massimo può, per i lavoratori con anzianità superiore a 10 o 20 anni, essere elevato rispettivamente fino a 10 o fino a 14 mensilità.

In definitiva, l’ipotesi di controriforma per via referendaria delle tutele in materia di licenziamenti – che comunque dovrà superare il non facile ostacolo del quorum dei votanti – non sarebbe una grande rivoluzione. Il Jobs Act, che ha avuto il merito di tipizzare e rendere prevedibili i risarcimenti per i licenziamenti invalidi, è stato sul punto già in parte smantellato, e l’annoso tema della produttività delle imprese italiane (con annessa possibilità di aumento dei salari) appare oggi più urgente.


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