Gli appalti truccati ad Agrigento, i trojan nei cellulari di Di Mauro e gli incontri con il capo della “cricca”: l’inchiesta si allarga
Il caso
Le indagini della Procura agrigentina sono ancora all’inizio ma le intercettazioni avrebbero consentito di aprire diversi filoni di indagine
Roberto Di Mauro, per abitudine, amava fare i suoi incontri riservati in piazza Ugo La Malfa, la zona di Agrigento dove si svolge il mercato settimanale del venerdì. Ma l’ex assessore regionale all’Energia, indagato nella delicatissima inchiesta della Procura di Agrigento su una presunta organizzazione composta da uomini politici, imprenditori e tecnici dedita a truccare appalti non immaginava che quel piazzale da mesi sia stato messo sotto controllo con microfoni ambientali e telecamere.
L’imprenditore vuota il sacco
Una iniziativa degli investigatori della Procura di Agrigento e della Squadra Mobile agrigentina arrivata dopo l’apertura di un fascicolo legata alla denuncia – come ha rivelato il sito grandangoloagrigento.it – di un imprenditore di Licata a rischio fallimento a causa – a suo dire – dell’ostracismo messo in atto dal gruppo che aveva come “punta” di diamante l’architetto Sebastiano Alesci, ai domiciliari da alcuni giorni, ex capo dell’utc di Licata e considerato la mente del gruppo che truccava appalti.
Il procuratore capo Giovanni Di Leo e il sostituto Rita Barbieri hanno da pochi giorni affidato l’incarico ai consulenti di scaricare le copie forensi dei dispositivi elettronici degli indagati, in tutto 14.
I primi riscontri
E dai primi accertamenti appare chiaro come l’ex assessore regionale – che ad Agrigento resta un dominus della politica in grado di orientare scelte amministrative e nomine – abbia più volte incontrato proprio Alesci. Di Muro – attraverso il suo avvocato, Lillo Fiorello – si è sempre detto fiducioso dell’operato dei magistrati ed ha ribadito l’estraneità ai fatto che gli vengono addebitati. Sta di fatto che l’imprenditore licatese, stanco e disperato, decide di vuotare il sacco e di raccontare tutto alla Squadra Mobile, facendo i nomi dei politici, degli imprenditori e dei tecnici che farebbero parte della cricca dalle intercettazioni arrivano i primi riscontri alle dichiarazioni dell’imprenditore, con contatti frequenti tra gli indagati, compreso Di Mauro. Il fulcro è Alesci, l’uomo che per la Procura è il tecnico capace di truccare gli appalti e che è stato arrestato dopo che la polizia ha filmato la consegna di una busta gialla piena di soldi (almeno 35 mila euro) che per i pm sarebbe una tranche della tangente per orientare alcuni lavori banditi dal consorzio dei comuni di Trapani.
Il trojan nel cellulare di Di Mauro
Di Mauro viene intercettato con un trojan nel suo cellulare, con le telecamere e la polizia lo segue anche quando incontra i vertici di Aica ad Agrigento, la stazione appaltante dell’appalto della rete idrica della città dei templi che la cricca – dice la Procura – avrebbe truccato. Il fatto è che Di Mauro è un uomo potentissimo e tutte le telefonate sono registrate e gli interlocutori identificati. E tra gli interlocutori di Di Mauro c’è Giuseppe Capizzi, il sindaco di Maletto, di recente coinvolto in un’altra vicenda giudiziaria, con l’ex assessore regionale che mostra molto interesse per la vicenda della rete idrica. Il che non dovrebbe sorprendere visto che era lui l’assessore regionale all’Energia e visto che lui stesso è agrigentina. Solo che per i poliziotti l’interesse era anche di altro genere. E i poliziotti nei brogliacci annotano conversazioni anche curiose, come quella della ricerca degli operai che però Di Mauro non vuole siano agrigentini perché considerati fannulloni, caIdeggiando invece operai favaresi.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA