Giornata della memoria, a Trapani le storie di Calabria
Alla “Giornata della memoria e dell’impegno” di Trapani presenti familiari delle vittime di mafia e una delegazione di Libera Calabria
SONO 1101 le vittime innocenti delle mafie e 193 sono calabresi. I loro nomi sono stati pronunciati venerdì 21 marzo a Trapani sul palco di Via Vittorio Emanuele da familiari, magistrati come gli ex procuratori nazionali antimafia Pietro Grasso e Federico Cafiero De Raho, religiosi e studenti, durante la trentesima “Giornata nazionale della memoria e dell’impegno organizzata dall’associazione “Libera” e “Avviso pubblico”.
GIORNATA DELLA MEMORIA, LE PAROLE DI DON CIOTTI
In cinquantamila provenienti da tutta Italia hanno partecipato al rito collettivo del ricordo e della denuncia, quella forte di don Luigi Ciotti. «Occorre un impegno vero delle istituzioni – ha ammonito -chi sa parli. Questa lettura dei nomi deve graffiare le coscienze. E ci sono molti giovani che abbiamo preparato in questi mesi. Abbiamo lavorato con loro. I giovani ci sono quando proponi loro cose vere, cose vive. Bisogna investire nei giovani».
E a seguire il valore della Costituzione, il tema dell’emigrazione, l’importanza di un’informazione libera e indipendente che va difesa dalle leggi bavaglio, i giovani da aiutare a rimanere in Italia, il diritto alla verità da parte dei familiari delle vittime delle mafie che non dovrebbe mai andare in prescrizione «perché le verità passeggiano per le vie della nostra città e c’è chi ha visto, c’è chi sa». Infine, la retorica della memoria, quella «di chi celebra in morte chi ha dimenticato di difendere in vita».
IL SOSTEGNO PASSIVO ALLE MAFIE
«Le mafie – ha spiegato don Ciotti -godono anche del sostegno passivo. Se non ci mettiamo la faccia, se non ci schieriamo, diventiamo complici delle mafie. Eppure le verità passeggiano per le vie della nostra città, c’è chi ha visto, c’è chi sa». L’80 % delle vittime innocenti, oggi, non ha ottenuto verità e giustizia, un tema questo che deve far riflettere su un sistema che il fondatore di “Libera” definisce malato e omertoso.
Un lungo corteo colorato avvolto dalla bandiera della pace, ha attraversato le strade principali di Trapani che da una settimana si preparava ad accogliere “il popolo del dolore” più combattivo che mai. Ma anche studenti, associazioni, rappresentanti sindacali, intellettuali e politici di rango come Giuseppe Conte del Movimento 5 Stelle e la segretaria del Pd Elly Schlein.
LA CALABRIA ALLA GIORNATA DELLA MEMORIA
E poi la Calabria con le sue storie di morte e resistenza che hanno sfilato con una nuova e ritrovata consapevolezza, quella di dover continuare a fare memoria perché chi è stato spazzato via dalla violenza mafiosa possa continuare ad esistere.
«È la prima volta che io partecipo a questa manifestazione ed è emozionante essere insieme a persone che conoscono e condividono fino in fondo il tuo dolore – spiega Giuseppina Germanò, figlia di Michele, ucciso la sera del 26 maggio del 1977 mentre tornava dalla sua proprietà, che distava pochi chilometri dal centro di Cittanova.
I RICORDI
È a Trapani con sua figlia Tanja e a tanti altri familiari di “Piana Libera”, l’associazione di familiari di vittime innocenti di ‘ndrangheta con un centro di ascolto dedicato a chi ha bisogno di essere sostenuto nella ricerca d verità e giustizia. “Insieme siamo un uragano – continua Giuseppina -. Pensavo di sentirmi a disagio tra tanta gente e invece ho compreso che c’è un filo invisibile che lega tutte le nostre storie. Queste giornate sono dolorose ma allo stesso tempo necessarie per capire che non siamo più soli». Accanto a lei gli studenti delle scuole di Pizzo, Polistena, Gioia Tauro Reggio Calabria, accompagnati dalle loro insegnanti e il referente regionale di “Libera” Giuseppe Borrello, che insieme ai referenti dei presidi, hanno accompagnato tanti familiari di vittime.
IL REFERENTE DI LIBERA, GIUSEPPE BORRELLO
«Sono stati proprio tanti i calabresi che sono venuti a Trapani per partecipare a questa bellissima Giornata in ricordo delle vittime innocenti delle mafie – ha affermato Borrello -. Non era facile in questo momento difficile per il nostro Paese dove prevale apatia e indifferenza verso il tema delle mafie, riempire la piazza di Trapani con cinquantamila persone, ma è stata una sfida vinta. Viviamo il fenomeno della normalizzazione delle mafie, ossia il convincimento che questi fenomeni non siano più una priorità dei nostri territori.
Questo 21 marzo, questa piazza siciliana deve parlare soprattutto alla politica del nostro Paese perché si esca dall’ipocrisia della retorica della memoria che a poco serve se non a spostare l’attenzione dalle mafie che diventano ogni giorno più potenti. Oggi è giusto ricordare le vittime innocenti delle mafie ma è anche importante assumersi la responsabilità verso alcune misure che rischiano di indebolire l’impianto normativo per combattere le mafie anziché rafforzarlo. Mi riferisco alle intercettazioni telefoniche, l’abrogazione dell’abuso di ufficio, la legge bavaglio, la separazione delle carriere, tutti atti che minano alla base la lotta contro le mafie. Dobbiamo, tutti, capire che le mafie oggi fanno meno rumore ma sono più forti che mai, s’infiltrano ovunque e condizionano la vita politica e sociale dei nostri territori».
I GIOVANI IN PIAZZA
Tanti i giovani presenti nella piazza di Trapani ed è questa la maggiore soddisfazione degli organizzatori e del referente calabrese: «Non dobbiamo soltanto preoccuparci dei nostri giovani ma occuparci di loro, costruendo nuove relazioni con le istituzioni perché sono spesso isolati e sfiduciati».
Tante le storie delle vittime innocenti di ‘ndrangheta ancora sconosciute ma sembra spirare un vento nuovo, c’è un rinnovato interesse verso le donne, gli uomini e i bambini caduti nel corso di una guerra che la Calabria non ha mai voluto dimenticare.
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