George Foreman, il bad boy con la faccia da buono che disse ad Ali dopo il ko: “Diventeremo vecchi e saremo amici”
Da tempo aveva la faccia da buono, alcuni chiletti di troppo sul giro vita e un sorriso dolce che disarmava chi gli stava di fronte. Era diventato ormai un pacioso signore americano, perfetto anche per la pubblicità. Ma George Foreman, il campione dei pesi massimi in due generazioni storiche diverse del pugilato, mancato qualche ora fa a 76 anni, è stato considerato per anni un “bad boy”.
Infanzia difficile in un quartiere complicato di Marshall, nel Texas, raccontata anche nel biopic del 2023 “Cuore da Leone“, George trova nella palestra il posto in cui provare a redimersi. Lo fa da picchiatore, nel gergo pugilistico colui che combatte con cuore e muscoli a discapito magari della tecnica. Foreman aveva una potenza incredibile, con cui riusciva a mettere con un colpo ko gli avversari. Nel 1968 ha 19 anni quando partecipa ai Giochi Olimpici di Città del Messico. Nella categoria dei pesi massimi vince la medaglia d’oro, sconfiggendo in finale il sovietico Jonas Cepulis, dopo aver battuto il nostro Giorgio Bambini che si accontenterà invece del bronzo. Sul ring dell’Arena Mexico gli mettono addosso due bandiere a stelle e strisce, per farlo diventare, probabilmente suo malgrado, l’anti Tommie Smith e John Carlos che quache giorno prima sul podio per la premiazione dei duecento metri avevano fatto l’ormai celebre gesto del pugno chiuso con un guanto nero, simbolo del potere nero. George Foreman non si occupa di attivismo, non protesta per i diritti violati dei neri. Vuole diventare professionista, laurearsi campione del mondo e guadagnare un sacco di dollari. Ci riesce perchè è fortissimo. Passa pro nel 1969 e quattro anni più tardi mette giù Joe Frazier, prendendosi la cintura che più conta nella categoria regina della boxe.
Fa la parte del “cattivo” anche nella sfida del secolo a Kinshasa, denominata “Rumble in The Jungle“. Foreman è arrivato in Zaire da favorito, da campione lineare dei pesi massimi, in possesso delle cinture Wba e Wbc. Prima del match Muhammad Ali è riuscito a fare passare Big George come il nemico del popolo africano, anche se quest’ultimo aveva un colore di pelle più scura della sua. Ma ad Ali riusciva ogni tipo di miracolo. Poi sul ring arrivò per il texano una sconfitta epica ma bruciante, dalla quale non riuscì a riprendersi, ritirandosi dal pugilato per la prima volta nel 1977. Aveva 28 anni e voglia di cambiare vita.
La boxe spesso è come il cinema. In quei giorni inizia a trasformarsi in buono, diventando Ministro di culto in una chiesa della sua Houston. Cerca di aiutare chi è in difficoltà con alcuni progetti filantropici. Ha fatto in tempo a guadagnare tanto e attinge da quel tesoretto per le attività nella sua comunità. Diventa amico di Muhammad Ali. Nel 1979 Ali lo incrocia in una strada del Texas, poi lo chiama al telefono. Ali è ancora in attività ma in parabola discendente. La trascrizione di quella conversazione, registrata da Muhammad e riportata per iscritto nel 2017 su una rivista, è da brividi per chi ama la storia dello sport. “Io e te siamo più vicini di quanto immagini. Diventeremo vecchi e saremo amici. Dovresti chiamarmi almeno una volta al mese, ok?” chiude la telefonata George.
Nel 1988 gli italiani si trovano Foreman nuovamente sugli schermi televisivi, rete della Fininvest con il commento di Rino Tommasi. Foreman ha ripreso a combattere da un anno e ha vinto sei match di fila e così gli mettono di fronte un peso massimo italiano con un record di 13-6-4 e ben poche speranza di fronte al vecchio texano. Il brindisino Guido Trane resiste cinque round, incassa la borsa al Caesars Palace e si ritira, potendo però raccontare per sempre di essere stato l’unico italiano ad aver affrontato Foreman da professionista.
Nel 1994 mentre sta raggiungendo l’impresa di diventare campione del mondo dopo più di vent’anni anni, nasce la George Foreman Lean Mean Fat-Reducing Grilling Machine, chiamata dagli americani semplicemente George Foreman Grill, una bistecchiera elettrica venduta in centinaia di milioni di esemplari in tutto il mondo. “Ottimo cibo, più sano e gustoso, in pochi minuti”, Foreman ci mette il suo volto nella pubblicità. Ormai è amato da tutti.
Foreman ha avuto 12 figli, a parecchi di questi ha dato il suo nome e un soprannome diverso ad ognuno per poterli chiamare senza che questi si girassero tutti contemporaneamente. Nel 2019 ha subito un tragico lutto, quello della morte della figlia Freeda, per un paio d’anni pugile professionista anche lei, trovata senza vita nella sua abitazione a Houston.
Nel 2016 è mancato Ali, che era più vecchio di George di sette anni. Ora che non c’è più nemmeno George il pugilato mondiale si ritrova senza i due protagonisti principali del match più importante di sempre nella storia di questo sport. Tutto il mondo della boxe oggi piange. Perchè in fondo su quel ring di Kinshasa non c’era nessun cattivo, ma solo due campionissimi, che rispettando le regole secolari della Noble art, se le sono date di santa ragione. Finchè si metterà la cassetta di quel match su un videoregistratore o più semplicemente lo si cercherà su Youtube Foreman e Ali rimarranno immortali.
Source link