Liguria

Gen Z – Il mondo dei giovani


Ogni domenica ‘La Voce di Genova’, grazie alla rubrica ‘Gen Z – Il mondo dei giovani’, offre uno sguardo sul mondo dei ragazzi e delle ragazze di oggi. L’autrice è Martina Colladon, laureata in Scienze della Comunicazione, che cercherà, settimana dopo settimana, di raccontare le mode, le difficoltà, le speranze e i progetti di chi è nato a cavallo del nuovo millennio.

Essere figli oggi non è semplice. Ma nemmeno essere genitori. In un mondo in cui tutto corre, in cui l’informazione viaggia veloce e i modelli di riferimento cambiano a ritmi serrati, anche il modo di essere madri e padri si è trasformato. I genitori della Generazione Z – ovvero coloro che hanno cresciuto i nati dal 1997 in poi – hanno vissuto in prima persona il passaggio da un’educazione rigida e spesso autoritaria a un approccio più dialogico, fatto di ascolto e comprensione. Ma quanto questo cambiamento ha realmente migliorato il rapporto tra genitori e figli? Non esiste un genitore perfetto. Così come non esiste un figlio perfetto. Stiamo tutti vivendo per la prima volta, imparando mentre camminiamo.Una frase che riassume bene la consapevolezza della nostra generazione: non si nasce con un manuale d’istruzioni per diventare buoni genitori, né per essere figli modello. È un percorso fatto di tentativi, fallimenti, ripartenze.

Uno dei temi ricorrenti emersi dai racconti è quello della fortuna. “Mi ritengo fortunato ad avere avuto una famiglia unita”, confessa un intervistato. “Alle medie ero circondato da compagni con genitori separati, e spesso li vedevo soffrire. Io invece ho potuto contare su due persone che, pur con le loro imperfezioni, ci sono sempre state”. Parole che lasciano il segno, perché parlano di un senso di stabilità che non tutti hanno avuto la possibilità di vivere.

Ma la verità è che anche le famiglie più solide si trovano oggi ad affrontare nuove sfide. La tecnologia, ad esempio, ha rivoluzionato le dinamiche domestiche: genitori che cercano di capire come funzionano TikTok o Instagram, figli che passano ore chiusi in camera con lo smartphone, a volte senza comunicare se non tramite meme e messaggi vocali. Non si tratta di disinteresse, ma spesso di un diverso linguaggio da decifrare.

Eppure, nonostante le difficoltà, c’è chi prova ad avvicinarsi, a capire, a imparare. Alcuni genitori della Gen Z sono cresciuti con il peso del “fai così perché te lo dico io”, e oggi provano a fare il contrario: spiegano, ascoltano, discutono. Cercano di essere presenti senza essere invadenti. Non sempre ci riescono, ma il tentativo è già una rivoluzione.

C’è anche chi racconta di un’infanzia segnata dall’incomprensione, da genitori che non riuscivano a riconoscere fragilità e paure. “Mi dicevano sempre di non piangere, che dovevo essere forte. Ma a volte avevo solo bisogno di un abbraccio”. Oggi, chi ha vissuto certe mancanze, promette a sé stesso di fare diversamente: di essere più aperto, più empatico, più umano.

Forse è proprio questo il tratto distintivo dei genitori contemporanei: non tanto essere “amici” dei figli, quanto riconoscere che l’autorevolezza non passa più per l’imposizione,ma per la comprensione. E che educare significa anche imparare a mettersi in discussione. In un tempo in cui tutto sembra incerto, il rapporto tra genitori e figli resta una delle poche certezze da cui ripartire. Fragile, certo, ma anche pieno di potenziale. Perché, alla fine, è nelle relazioni che troviamo le risposte più autentiche.




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