Economia

Franklin Templeton: “Mercati emergenti: Trascurati, sottovalutati e poco apprezzati”


Franklin Templeton Emerging Markets Equity analizza i fattori che guidano la recente performance dei mercati emergenti.

Tre spunti di riflessione

  1. Sovraperformance dei mercati emergenti (ME). Da inizio anno i mercati emergenti hanno sovraperformato le azioni globali, grazie a diversi fattori trainanti fra cui la debolezza del dollaro USA, le opportunità legate alla domanda interna e la flessibilità delle politiche economiche. Storicamente, le azioni dei mercati emergenti hanno sovraperformato le azioni globali durante i periodi di debolezza del dollaro USA e questo ciclo non fa eccezione. Il potenziale di crescita della domanda interna, in grado di compensare i dazi di Trump, ha stimolato ulteriore interesse per le azioni dei ME. Infine, anche le politiche economiche più flessibili dei paesi emergenti, in contrasto con la scarsa flessibilità dei paesi sviluppati, hanno contribuito a sostenere le azioni dei ME. L’insieme di questi fattori ci porta a ritenere che i ME siano trascurati, sottovalutati e poco apprezzati.
  2. Negoziazioni sui dazi con la Cina. Sia la Cina che gli Stati Uniti hanno un interesse diretto nell’avviare negoziati per ridurre reciprocamente i dazi sulle importazioni. Si osservano già segnali di de-escalation: gli Stati Uniti hanno concesso esenzioni tariffarie su alcuni prodotti elettronici di consumo importati dalla Cina e la Cina ha silenziosamente rimosso i dazi su alcuni semiconduttori, prodotti farmaceutici e motori per aeromobili importati dagli Stati Uniti. Il Segretario del Tesoro statunitense Scott Bessent ha definito “insostenibili” gli attuali dazi sulla Cina e a nostro avviso l’apertura dei negoziati è unicamente una questione di tempo. I movimenti del mercato sembrano confermare questa visione: l’indice MSCI China segna una crescita del 9% da inizio anno.
  3. Il Messico si avvia verso un’intesa. Il Presidente statunitense Trump ha ribadito la sua intenzione di rinegoziare l’Accordo Stati Uniti-Messico-Canada (USMCA), siglato durante il suo precedente mandato. La presidente messicana, Claudia Sheinbaum, ha risposto prontamente alle preoccupazioni statunitensi, riducendo drasticamente l’immigrazione e facendo progressi sul flusso di Fentanyl verso gli Stati Uniti. Il mercato sembra aspettarsi che i due paesi e il Canada riusciranno a rinegoziare con successo l’USMCA e ad evitare un’impennata dei dazi, come dimostra l’incremento del 20% dell’indice MSCI Mexico da inizio anno.

Prospettive

Un gruppo composto da cinque dei nostri gestori di portafoglio e analisti ha preso parte a un’importante conferenza a Dubai, il più grande evento del settore nella regione del Medio Oriente e Nord Africa (MENA). La partecipazione è avvenuta in concomitanza con la brusca discesa dei prezzi del petrolio verificatasi all’inizio del mese. Il team ha incontrato 85 aziende, tornando dalla conferenza con spunti positivi nonostante le incertezze esterne.

Per le imprese orientate al mercato interno, l’attività è proseguita senza particolari cambiamenti. Infatti, sebbene alcune società incontrate stiano monitorando dinamiche esterne quali dazi e tensioni geopolitiche, al momento non rileviamo alcuna modifica nelle loro strategie operative. Per tali realtà aziendali, eventuali difficoltà settoriali si configurano come un’occasione per l’uscita di operatori più piccoli, favorendo al contempo l’espansione della quota di mercato di altre imprese.

Una conversazione di uno dei nostri gestori di portafoglio con i team di gestione delle società saudite ha confermato questa tendenza. Le imprese saudite mostrano un crescente interesse a collaborare con il governo dell’Arabia Saudita, o con il fondo sovrano nazionale, in progetti governativi parte dell’iniziativa Saudi Vision 2030, volta a diversificare l’economia e ridurre la dipendenza dal petrolio. La collaborazione abbraccia numerosi settori, inclusi infrastrutture, energia, assistenza sanitaria e tecnologia, attraverso l’assegnazione di progetti o altre modalità, come partnership pubblico-privati o joint venture. Non sono ancora collaborazioni operative, ma riteniamo che potrebbero realizzarsi in un’ottica di medio-lungo termine. Ciò significa che l’Arabia Saudita può fare affidamento sulle grandi aziende per promuovere una crescita economica slegata dal petrolio. Anche le aziende coinvolte trarrebbero benefici considerevoli. Un esempio ci viene da una joint venture già operativa tra un’azienda di logistica e trasporti e una società a controllo statale, che ha garantito alla prima un flusso costante di progetti e accordi, offrendo così maggiore prevedibilità in termini di utili visibili.

La regione MENA è generalmente nota per la sua dipendenza dai prezzi del petrolio, ma diversi paesi hanno già iniziato a diversificare le proprie fonti di crescita economica. Secondo uno dei nostri gestori di portafoglio con sede nella regione MENA, l’Arabia Saudita è il paese che rischia di soffrire maggiormente per un periodo prolungato e stabile di bassi prezzi del petrolio. Tuttavia, il nostro costante impegno con le aziende saudite ha portato alla luce quelle che consideriamo sfide positive. Intendiamo proseguire in questo esercizio di dialogo approfondito, nella convinzione che possa fornirci una visione articolata e bilanciata, fondamentale per orientare le scelte d’investimento in un contesto di elevata incertezza.

Analisi di mercato

Aprile 2025 Le azioni dei ME si sono apprezzate nell’aprile 2025. Le reazioni ai dazi statunitensi annunciati il 2 aprile 2025, un evento ribattezzato “Giorno della Liberazione” dall’amministrazione Trump, sono state eterogenee. Il presidente degli Stati Uniti ha abbassato i dazi reciproci al 10% per un periodo di 90 giorni ai paesi aperti ai negoziati. Sebbene la maggior parte dei paesi abbia scelto di avviare negoziati commerciali, la Cina ha adottato una linea più intransigente, rispondendo con un inasprimento dei dazi sulle importazioni statunitensi. Nel corso del mese, l’indice MSCI EM ha guadagnato l’1,34%, mentre l’indice MSCI World ha registrato un rialzo dello 0,94%.

La regione dell’Asia emergente ha evidenziato un andamento positivo. I titoli azionari cinesi hanno subito una flessione a causa dell’inasprirsi del conflitto commerciale tra le due maggiori economie mondiali, con l’imposizione reciproca di dazi sulle esportazioni da parte di Cina e Stati Uniti. Dichiarazioni contrastanti riguardanti i negoziati USA-Cina hanno inoltre evidenziato le tensioni sottostanti tra i due paesi. Taiwan ha attivato specifici meccanismi di tutela del mercato azionario per garantirne la stabilità – tra cui il fondo di stabilizzazione e le limitazioni alle vendite allo scoperto – al fine di mitigare le turbolenze di mercato causate dall’imposizione dei dazi.

Le azioni sudcoreane sono riuscite a muoversi in territorio positivo. Il paese ha comunicato un incremento del pacchetto di sostegno destinato all’industria dei semiconduttori per affrontare l’aumento dei costi e ha varato misure di supporto a favore di settori chiave. La banca centrale del paese ha inoltre sospeso il suo ciclo di allentamento e ha mantenuto stabile il suo tasso di riferimento per stabilizzare il won coreano. L’annunciato rinvio dei dazi statunitensi sulle auto e l’azione delle banche nazionali per abbassare i tassi di interesse sui risparmi hanno sostenuto i titoli azionari indiani. La decisione della banca centrale di ridurre il tasso pronti contro termine è coincisa con un calo dell’inflazione. La Reserve Bank of India ha provveduto a immettere liquidità nel settore finanziario, sostenendo ulteriormente i titoli bancari. Il nostro gestore del portafoglio azionario asiatico ritiene che sussista un’elevata probabilità di uno scenario di allentamento delle tensioni, in cui gli Stati Uniti potrebbero concludere accordi con la maggior parte dei paesi, ad eccezione della Cina, sulle aliquote tariffarie reciproche nel corso dei prossimi tre mesi.

Le azioni dell’Europa emergente, del Medio Oriente e dell’Africa hanno registrato un incremento. I prezzi del petrolio sono scesi a causa dell’escalation delle tensioni commerciali e della decisione a sorpresa di alcuni produttori di petrolio OPEC+ di aumentare la produzione. Tale scenario ha generato timori di rallentamenti nelle riforme economiche nei paesi produttori di petrolio, come Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. La banca centrale turca ha aumentato il suo tasso di interesse chiave di 350 punti base portandolo al 46%, con una mossa a sorpresa che ha interrotto un precedente ciclo di allentamento monetario. Nonostante questa misura abbia contribuito a stabilizzare parzialmente i mercati dopo le turbolenze di marzo, scatenate dall’arresto del sindaco di Istanbul, le azioni turche hanno comunque chiuso il mese in ribasso.

Le azioni dell’America Latina emergente hanno guadagnato terreno. In particolare, l’azionario messicano ha evidenziato un forte rialzo, grazie alle esportazioni conformi all’USMCA che hanno evitato i dazi annunciati nel Giorno della Liberazione. È emersa anche la possibilità di dazi più bassi sulle esportazioni non coperte dall’USMCA. A sostenere il mercato messicano ha contribuito anche la diminuzione dei tassi di interesse. Anche le azioni brasiliane sono aumentate, poiché il paese si è impegnato a perseguire negoziati commerciali con gli Stati Uniti, cercando al contempo di espandere la propria rete di accordi commerciali.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »