Francesca De Stefano Versace: «Ogni madre e ogni bambino meritano un luogo dove sentirsi a casa, anche in carcere»
Wilma ha due bambine di sette e nove anni che non vede da un anno e mezzo: «Ma tra qualche mese potrò riabbracciarle». Jenny aspetta con ansia il giorno in cui potrà rivedere i suoi tre figli. Anche Barbara conta i giorni che la separano dalla sua bambina. «Per ora la vedo solo al telefono, una volta a settimana, in videochiamata», racconta.
Wilma, Jenny e Barbara sono tre delle 160 donne recluse nel carcere di Bollate. Molte sono mamme che, fino a poco tempo fa, potevano incontrare i loro bambini in ambienti condivisi con la sezione maschile, ma adesso potranno trascorrere del tempo con i figli in un contesto accogliente e sicuro, pensato per valorizzare la relazione madre-bambino anche durante la detenzione. Tutto grazie al progetto «Abbracci in Libertà», promosso dalla Fondazione Santo Versace, che ha trasformato uno spazio esterno del reparto femminile in un’area gioco a misura di bambino.
Un prato verde, fiori, giostrine, gazebo con tavolini dove ripararsi dal sole. Grazie al progetto fortemente voluto da Francesca De Stefano Versace, e realizzato anche con il supporto di Banca del Fucino, le detenute hanno adesso a disposizione uno spazio dove trascorrere momenti di serenità con i propri figli e condividere con essi «abbracci in libertà».
«Ogni madre e ogni bambino meritano un luogo dove sentirsi a casa. Per questo, quando un’amica mi ha riferito che nel carcere di Bollate c’era uno spazio all’aperto inutilizzato, ho subito pensato alla possibilità di realizzare un’oasi di bellezza per le detenute e i loro figli, uno spazio dove sentirsi a casa anche nelle difficoltà», spiega Francesca De Stefano Versace.
«Il momento dell’incontro tra le madri detenute e i loro figli è molto delicato», aggiunge, «se avviene in un luogo inadatto, magari tra le sbarre, può diventare mortificante e portare dolore alle madri e ai bambini. Da qui l’idea di realizzare spazi dove i piccoli non avvertano di trovarsi in luoghi non adatti a loro e maturino il desiderio di tornare per condividere momenti sereni con le loro mamme. Spazi che favoriscano il legame affettivo e la serenità, anche all’interno di un contesto di reclusione».
Le fa eco suo marito, Santo Versace, che aggiunge: «Questo progetto è il nostro abbraccio simbolico a chi vive nella fragilità, un gesto che speriamo possa ispirare una rete di solidarietà che si estenda oltre le mura del carcere. Ed è solo il primo di altri progetti simili che intendiamo portare avanti in altri istituti penitenziari su tutto il territorio nazionale».
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