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Fare il Ponte sullo Stretto senza la ‘Ndrangheta? Ve lo potete togliere dalla mente

È possibile costruire il Ponte sullo Stretto di Messina senza che la ‘Ndrangheta s’infiltri nei lavori? “Ve lo potete levare dalla mente”. L’allerta arriva da un investigatore con una lunga esperienza nelle indagini antimafia: Beniamino Fazio, direttore della Dia di Catanzaro. Dichiarazioni che arrivano alla fine di una periodo complicato per i sostenitori dell’opera fortemente voluta dal ministro Matteo Salvini. Da sempre il Ponte spacca in due l’opinione pubblica. Nelle ultime settimane, però, dubbi sull’infrastruttura sono arrivati non solo dai vari comitati di cittadini, ma direttamente dalle istituzioni. Allo scontro, ormai noto, con il Quirinale che ha bloccato la norma inserita nel decreto Infrastrutture (una sorta di deroga ai controlli antimafia che, nell’idea del governo, sarebbero stati affidati alla Struttura per la prevenzione, istituita presso il ministero dell’Interno), si sono aggiunte le dichiarazioni del presidente dell’Anac Giuseppe Busia. Audito in Commissione Ambiente e Trasporti in merito al Dl Infrastrutture, il presidente dell’Anticorruzione ha auspicato “una visione chiara di quali sono almeno i costi iniziali” spiegando che “un’opera di queste dimensioni, anche finanziarie, richiede un innalzamento delle verifiche”.

Il riferimento, ovviamente, è ai controlli antimafia su appalti, subappalti e forniture. Propio su questo fronte è passato quasi in sordina l’allarme lanciato da uno degli investigatori più attenti sul fenomeno mafioso in Calabria, cioè Fazio. Nei giorni scorsi, il numero uno della Direzione investigativa antimafia di Catanzaro ha convocato una conferenza stampa per illustrare la relazione annuale del suo ufficio. Tra i vari argomenti trattati anche il Ponte. “Voi sapete che c’è un mondo….io vi dico soltanto che gli appetiti della ‘Ndrangheta sono fortissimi da sempre sullo Stretto. Se voi pensate che il Ponte sullo Stretto di Messina si possa fare tranquillamente, senza che la ‘Ndrangheta metta lo zampino ve lo potete levare dalla mente. Perché sullo Stretto di Messina la ‘Ndrangheta ha sempre pesato e inciso nel tempo”, ha detto Fazio. Poi ha sottolineato: “Attenzione lo Stretto di Messina è particolare: non si parla soltanto di ’Ndrangheta militare. Stiamo parlando anche di livelli superiori. Sul ponte voi dovete immaginare che l’influenza della ’Ndrangheta a Villa San Giovanni è pesantissima. E non è un problema solo di Villa San Giovanni”. L’investigatore della Dia non ha dubbi: “Le cosche si mettono d’accordo per la spartizione. Considerate che Messina comunque è una diramazione della ‘Ndrangheta. Messina è un territorio particolare: nel lato nord c’è l’influenza dei barcellonesi e quindi dei palermitani, zona sud influenza dei ‘santapaoliani‘ e quindi dei catanesi. Al centro c’è storicamente l’influenza della ‘Ndrangheta”.

La città del Ponte, dunque, subisce l’influenza di tre tipi di mafie. Fazio, che in passato ha lavorato alla Dia di Reggio Calabria, parla di una “’Ndrangheta a più livelli”. Spiegando, in generale, le dinamiche che ruotano attorno alla criminalità organizzata calabrese, l’investigatore parla di un “livello periferico e marginale: ci sono queste cosche che in maniera asfissiante controllano il territorio. Ma poi c’è un livello diverso, quelli con giacca e cravatta che rappresentano la dimensione affaristico-imprenditoriale del fenomeno. Poi c’è ancora un altro livello, quello inserito nelle logge massoniche. Non lo dimentichiamo che la ‘ndrangheta utilizza la loggia massonica da più di 30 anni come strumento attraverso il quale tessere rapporti con le istituzioni deviate, con politici e imprenditori. È da più di 30 anni che funziona così”.


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