Ex Ilva, dopo la giornata di tensione torna il blocco a Cornigliano: attesa per il nuovo incontro a Roma
Genova. Cala ancora la sera su Cornigliano e sui lavoratori dell’ex Ilva, arrivati al termine della quarta giornata consecutiva di sciopero e lotta per difendere il futuro dell’acciaieria, oggi con tutti i metalmeccanici genovesi. Un giovedì ad alta tensione, come del resto era prevedibile da giorni, con momenti concitati davanti alla prefettura (blindatissima fin dal mattino) e l’occupazione temporanea della stazione Brignole, dove però i binari sono sempre rimasti liberi. Dal tardo pomeriggio è ripreso il blocco stradale in piazza Savio, dove i manifestanti hanno deciso di passare nuovamente la notte.
Venerdì 5 dicembre potrebbe essere una data cruciale: alle 10.00 a Roma si siederanno intorno al tavolo il presidente Marco Bucci, la sindaca Silvia Salis e il ministro Adolfo Urso. Un appuntamento che in realtà fa parte di una serie di colloqui con le amministrazioni locali per affrontare il tema ex Ilva ad ampio raggio, ma che si spera possa diventare determinante per risolvere la questione più urgente posta dai sindacati: le 45mila tonnellate di acciaio necessarie per non fermare le zincature nella fabbrica di Genova. Lo stop parziale, secondo il Governo, serve per la manutenzione degli impianti, ma i metalmeccanici temono sia solo l’antipasto della chiusura.
E mentre nella capitale proseguirà il dialogo tra istituzioni, a Genova il clima rimarrà rovente. In mattinata ci sarà la consueta assemblea davanti alla portineria dalla fabbrica, dalle 8.30 in poi. Il resto della giornata è ancora un’incognita: “Valuteremo cosa fare“, dice Armando Palombo, rappresentante della Rsu Fiom Cgil. Ma è certo che, in mancanza di risposte soddisfacenti, la mobilitazione è destinata a proseguire: “Siamo stanchi, ma abbiamo dato una bella prova di noi, di come siamo attaccati al lavoro, alla produzione e ovviamente al salario che ci permette di mantenere le nostre famiglie”.
Dopo gli eventi di martedì – con blocco dell’aeroporto e corteo in autostrada – la mobilitazione è culminata nello sciopero generale dei metalmeccanici. Il corteo è partito da piazza Massena, deciso a marciare verso il centro e la prefettura con tanto di mezzi pesanti. Nel frattempo il palazzo del Governo è stato completamente blindato dalle forze dell’ordine con blindati e alari, le speciali cancellate usate anche durante il G8 del 2001.
All’arrivo del corteo la tensione è deflagrata in lanci di oggetti e lacrimogeni, mentre un “dito”, una sorta di muletto industriale di solito utilizzato in fabbrica, è stato adoperato come rimorchio per agganciare e strappare parzialmente gli alari in acciaio. “Ci dovete arrestare tutti, noi vogliamo lavorare”, una delle frasi scandite da Palombo. Tanti gli slogan lanciati dagli operai tra cui “Vergogna!”, “Fate schifo!” e altri cori contro il governo e il ministro Adolfo Urso.
Mentre si attendeva che una delegazione sindacale venisse ricevuta in prefettura lo stesso Palombo ha annunciato che la massa di operai sarebbe andata a occupare la stazione Brignole, come è poi stato. “La stazione è occupata, i binari sono liberi. Andiamo avanti così finché non si smuove qualcosa. Noi la chiusura dell’Ilva non la vogliamo, interrompere la filiera produttiva tra Taranto e Genova significa mandare a morte l’industria italiana”, ha ripetuto il sindacalista Palombo. Poco dopo, la decisione di rimuovere il presidio e tornare in corteo a Cornigliano.
Sotto la prefettura era arrivata anche la sindaca Silvia Salis (che aveva già portato un saluto al mattino esortando a evitare la violenza) per rassicurare i manifestanti. In stazione il nuovo incontro col presidente Marco Bucci, che ha ribadito: “Siamo al lavoro ogni giorno per salvare la produzione siderurgica, lo faremo anche domani, però dobbiamo pensare anche in maniera più moderna alla possibilità di fare arrivare a Genova coils da lavorare non solo da Taranto ma anche da altre acciaierie“. A entrambi i leader sindacali hanno chiesto di sospendere i lavori in consiglio comunale e consiglio regionale in segno di solidarietà. Il governatore ha risposto che porterà in aula una proposta da mettere ai voti, mentre le opposizioni accolgono la richiesta dei sindacati “fin quando non ci saranno risposte concrete da parte del governo”.
Fim Cisl: “Se lo stabilimento si ferma rischia di chiudere per sempre”
“Sono stati quattro giorni intensi in cui abbiamo messo in campo nuove iniziative di mobilitazione perché non siamo usciti soddisfatti dall’incontro di Roma – commenta Christian Venzano segretario generale della Fim Cisl Liguria -. Il governo non ferma l’idea del ciclo corto e questo è pericoloso per tutto il gruppo. Il rischio concreto per lo stabilimento di Cornigliano è che, se dovesse fermarsi, chiuderebbe per sempre. Dopo aver ottenuto la continuità produttiva della banda stagnata dall’incontro al Mimit, con la mobilitazione di questi tre giorni non siamo riusciti ad ottenere la continuità produttiva anche per la banda zincata, per arrivare a marzo. Vogliamo evitare di compromettere il futuro degli impianti di Cornigliano e del gruppo siderurgico più grande d’Europa. Insieme alle lavoratrici e i lavoratori di tutte le fabbriche e con la solidarietà della città che sentiamo vicina e ringraziamo, noi siamo dalla parte delle forze dell’ordine e chiediamo sostegno da parte di tutti per questo momento così difficile per il mondo del lavoro”.
Usb: “Grave quanto accaduto in piazza Corvetto”
“La giornata di sciopero dei metalmeccanici e degli operai dell’ex Ilva di Genova si chiude con una certezza: dal governo non è arrivata una sola risposta. Nessuna indicazione sul futuro produttivo, nessuna garanzia per l’occupazione, nessuna parola chiara su un settore strategico che continua a essere lasciato nell’incertezza più totale. Un silenzio assordante che ha alimentato la rabbia e l’esasperazione dei lavoratori – scrive l’Usb Genova -. A rendere ancora più grave la situazione è quanto accaduto oggi in piazza Corvetto dove il prefetto ha scelto di barricarsi e gli operai in protesta sono stati colpiti da lanci copiosi di lacrimogeni. Una scena che parla da sola: invece di ascoltare chi chiede dignità e futuro, si risponde con la forza. È un segnale preoccupante, che racconta meglio di mille dichiarazioni la distanza tra chi governa e chi ogni giorno manda avanti le fabbriche di questo Paese. Non un passo indietro, la lotta dei lavoratori dell’ex Ilva è la lotta di tutti i lavoratori e le lavoratrici”.

Cgil: “Lacrimogeni sui manifestanti, deriva reazionaria”
In un comunicato stampa, Cgil Genova e Liguria: “Pioggia di lacrimogeni su lavoratori e partecipanti al corteo questa mattina a Genova. Il corteo partito dal Ponente ligure per lo sciopero generale dei metalmeccanici genovesi proclamato da Fim e Fiom a difesa del lavoro e dell’industria, con al centro la vertenza ex Ilva, ha raggiunto i 5mila partecipanti. All’arrivo in Prefettura il corteo si è trovato davanti i blindati della polizia in un assetto che non si vedeva dai tempi del G8 del 2001 “siamo allibiti e preoccupati da quanto accaduto oggi a Genova e chiediamo al Prefetto di rendere conto non solo ai manifestanti ma a tutta la città di cosa sia accaduto, perché è stato impedito l’arrivo in Prefettura e perché i manifestanti sono stati raggiunti da lacrimogeni lanciati ad altezza uomo – si legge nella nota – esacerbare gli animi in un momento così critico per il lavoro e nei confronti di operai che chiedono di mantenere il loro posto di lavoro è un atto gravissimo. E’ necessario capire quale è stato il cortocircuito istituzionale che ha provocato questa deriva reazionaria che a Genova si è vissuta solo ai tempi del G8 quando la città era stata esautorata dalla gestione dell’ordine pubblico”.
Operai ex Ilva in piazza, i commenti della politica
“Non si comprende cosa aspetti il ministro Urso ad andare a casa. La vicenda dell’ex Ilva è ormai chiaramente sfuggita da mano al governo e sta diventando una questione sociale gravissima. Non si può pensare di rimediare a tre anni di inerzia assoluta con vuote promesse o soluzioni miracolistiche che non esistono”, dice la senatrice Raffaella Paita, capogruppo al Senato di Italia Viva. “A rischio ci sono posti di lavoro, tessuto produttivo, il futuro stesso dell’acciaio e quindi dell’industria italiana. Bene fa la sindaca di Genova Salis a far vedere che le istituzioni ci sono, data la completa assenza del governo. Ai lavoratori che protestano, a Genova come a Taranto – aggiunge Paita – servono risposte, visione, progettualità, e anche un interlocutore più affidabile dello spento e inconcludente ministro Urso”.
Nicola Fratoianni, leader di Avs, afferma: “Mentre da una parte continua, nell’indifferenza del governo e nel silenzio dei media, la strage infinita sui posti di lavoro, dall’altra il governo della destra prosegue nelle sue politiche industriali suicide e l’unica risposta che riesce a dare sono manganellate e lacrimogeni contro i lavoratori. Cosi anche questa mattina a Genova. Una situazione ormai insostenibile. Lo sappiamo bene che – prosegue – con questo governo, infarcito di ministri avvezzi più alle menzogne come Nordio e Piantedosi o con ministri che sfornano condoni fiscali o edilizi a gogo come Salvini, non c’è mai limite al peggio. Ma Urso in quanto a incompetenza li sta davvero battendo tutti e sul caso dell’ex Ilva con dei costi sociali ed economici altissimi: convochino il tavolo con le organizzazioni sindacali, facciano quelle scelte di politica industriale che finora non hanno voluto fare per salvare l’industria siderurgica del nostro Paese. E non tocchino neanche un capello a chi lotta per il proprio posto di lavoro e per il futuro delle proprie famiglie Meloni può organizzare qualunque faraonica kermesse autocelebrativa, con la più straordinaria copertura mediatica compiacente, ma le favole le lasci per i giorni di Natale, perché nella realtà di questo Paese le chiacchiere del governo stanno a zero.
Da Rifondazione Comunista dicono: “Quanto è appena successo a Genova è una vergogna, un corteo pacifico che chiedeva lavoro è stato fatto oggetto di lancio di lacrimogeni, questa è la risposta del Governo Meloni, è quanto dichiarano Jacopo Ricciardi e Gianni Ferretti, rispettivamente Segretario Regionale Ligure e Segretario genovese di Rifondazione Comunista presenti oggi allo sciopero dei metalmeccanici a Genova. Siamo e saremo al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Ilva e ne condividiamo la scelta della radicalità nelle forme di lotta. Lo diciamo dal 2012, l’unica soluzione capace di tenere insieme il diritto alla salute e il diritto al lavoro è l’ Intervento diretto dello Stato, la nazionalizzazione di Acciarie d’Italie , la riconversione ecologica e la bonifica dei siti. Il governo non può scappare alle sue responsabilità, concludono gli esponenti di Rifondazione Comunista”.
Anche il Pd esprime solidarietà ai lavoratori: “Quanto accaduto questa mattina a Genova è inaccettabile – dicono Andrea Orlando, Davide Natale e Simone D’Angelo – Mentre il Governo Meloni continua a sottrarsi al confronto sull’ex Ilva, lasciando migliaia di lavoratori e intere comunità senza futuro, gli operai metalmeccanici e siderurgici hanno scelto di manifestare per difendere il lavoro e la dignità. Ma invece di risposte hanno trovato lacrimogeni e zone rosse, in una gestione dell’ordine pubblico che finisce per criminalizzare chi chiede ascolto e prospettive. Siamo al fianco dei lavoratori e chiediamo al Governo di aprire immediatamente un tavolo serio e trasparente”.
Di tenore diverso le parole di Fratelli d’Italia: “Il ministro Urso sulla situazione degli stabilimenti dell’ex Ilva è stato molto chiaro e ha confermato che a Genova come negli stabilimenti del Piemonte non ci saranno chiusure né si ricorrerà alla cassa integrazione e che verranno corrisposti integralmente i salari. Su Genova poi è molto importante che prosegua la produzione della banda stagnata, ritenuta strategica sia da parte del governo sia da parte della gestione commissariale. Parole e fatti chiari che noi riceviamo con soddisfazione e che, insieme all’apertura per un intervento dello Stato, indicano come il governo Meloni abbia intenzione di non lasciare nulla di intentato per la tutela dei posti di lavoro”.
“Quella dell’Ilva è una situazione complessa che necessita di soluzioni efficaci e del sereno confronto tra le istituzioni, ma che attualmente non è garantito, anzi. Le parole di una parte, seppur minima, del sindacato che cerca lo scontro per colpevolizzare l’esecutivo, così come il primo cittadino di Genova che sfiducia pubblicamente il ministro Urso, non contribuiscono a rasserenare una piazza esasperata e preoccupata alla quale, invece, rivolgiamo un appello alla calma ed alla responsabilità. Chiediamo agli operai di non cedere alla tentazione della violenza e non seguire le sirene di chi predica lo sfascismo come soluzione”, proseguono.
“Ancora più preoccupante è la posizione assunta dalla sinistra ligure che con un’operazione di pieno sciacallaggio politico alimenta una narrazione falsa e non contribuisce a rasserenare un clima teso. Tutto per dar contro al Governo nello spirito del tanto peggio tanto meglio. A chi oggi accusa di inerzia ricordiamo che ha votato contro la reintroduzione dello scudo penale e a chi oggi dice che l’esecutivo non ha un piano credibile ricordiamo che prospettava per Taranto l’allevamento intensivo di cozze come industria alternativa. Non prendiamo lezioni da una sinistra che in Europa vota a favore del green deal che fa alzare i costi dell’energia e che distrugge il tessuto industriale europeo. Anzi a questo proposito chiediamo la più ferma condanna da parte di tutte le forze politiche e in particolare al segretario della Cgil Landini delle parole dell’ex sindacalista Franco Grondona che ha invitato alla ricerca dello scontro per ricreare una nuova strategia della tensione figlia di un periodo storico di cui Genova porta ancora le cicatrici”, concludono.





