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Emozioni e prime volte, che grande partita

ROMA – Venivamo da 18 mete e 120 punti subiti nell’arco di due soli match. La sorte e l’indisciplina ci hanno complicato la vita oltre ogni immaginazione. Eppure, tra prime volte (piccole e grandi) ed emozioni non da poco, eccoci a commentare una grande partita. Portiamo a casa una sconfitta, è vero, ma in fondo quanto lavoro si è fatto in questi ultimi giorni per porre rimedio a errori e debolezze, sul piano fisico, tecnico e anche mentale.

Mettiamo in campo le prime volte? Per la prima volta l’Italia conclude un match del Sei Nazioni con tre giocatori sanzionati (giallo a Lamaro più l’ulteriore novità dei cartellini “giallorossi” a Vintcent e Nicotera), per la prima volta abbiamo visto – in un match degli Azzurri – una meta (segnata da Lowe per l’Irlanda) annullata dal Tmo dopo che era già avvenuta anche la trasformazione. E per la prima volta abbiamo avuto sugli spalti la bellezza di 30mila tifosi avversari (che cantavano come se fossero stati il doppio). Non che i sostenitori italiani si siano tirati indietro, ma in alcuni momenti il volume delle donne e degli uomini in verde raggiungeva picchi impressionanti, come se l’Olimpico si fosse trasformato in un catino sonoro dublinese.

È successo in seguito ad alcune situazioni di gioco, ma anche quando – nel secondo tempo – sono entrati in campo per l’ultima volta con la maglia della Nazionale dell’Isola di Smeraldo i monumenti Peter O’ Mahony e Conor Murray, arrivati rispettivamente alla presenza n. 114 e n. 125. Un omaggio da brividi, amplificato dalle puntuali inquadrature tv sulle compagne dei giocatori.

E qui siamo ormai nel campo delle emozioni. Da riservare prevalentemente all’Italia. C’è un Menoncello che, a meno di 23 anni, è già un giocatore fenomenale e potrebbe meritare la fascia di capitano. A proposito di capitani, ecco il rammarico per il momento-no di Lamaro: fuori dal XV iniziale per scelta tecnica, entra e nel giro di pochi minuti commette un fallo gratuito che per la prima volta mette realmente in difficoltà una squadra che stava “funzionando”, nonostante tre-infortuni-tre nei primi trenta minuti.

A livello di primi tempi l’Italia tiene comunque meglio di quella – già accettabile – vista contro la Francia e soprattutto contro l’Inghilterra. Ma a cambiare è il fatto che nella ripresa non arrivano cali, non scende la concentrazione, non si perde il confronto fisico, che anzi dà in alcuni momenti riscontri esaltanti per la ferocia nei punti d’incontro. Soffrire si soffre, naturalmente, perché si gioca mezz’ora con l’uomo in meno, ma la resistenza offerta contro le ondate verdi è all’altezza della situazione. Reggiamo una pressione enorme e, se a tenerci in gara sono anche gli errori di Crowley nelle trasformazioni, il finale aumenta le pulsazioni di tutti i quasi 69mila: sono battiti di speranza per chi tifa azzurro e di timore per i fan irlandesi, la cui squadra preferisce non tentare l’ultima azione offensiva dopo avere ottenuto una punizione a favore. Cascata di fischi.


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