Elvin Brandhi – OWsT: Caos sonoro e destrutturazione semantica :: Le Recensioni di OndaRock
Artista multidisciplinare senza base fissa, Freya Edmondes aka Elvin Brandhi incentra il suo fare creativo sul costante infrangere le regole del linguaggio e dei suoni codificati. Furia e caos sono elementi centrali della sua espressione, sviluppata in solo e in forma collaborativa (tra gli altri, il progetto Villaelvin, il duo interdisciplinare BAHK con Daniel Blumberg e quello con Nadah El Shazly a firma Pollution Opera) e tale attitudine è pienamente riscontrabile in “OWsT”, diciottesima uscita della collana Xong collection.
La base del lavoro discografico è stata estratta da un’azione performativa tenutasi a Raum – spazio gestito da Xing – registrata su nastro e successivamente manipolata in più sessioni dalla sound artist stessa, fino ad assumere la forma di due lunghe tracce, ciascuna delle quali occupa un lato del vinile. Le parole sono il mezzo principale, armi improprie espulse con violenza e prive di valore semantico, declamate con tensione indissolubile su un assemblaggio di ritmi, frammenti rumorosi ed echi ambientali incastrati senza seguire uno sviluppo lineare.
In “O’’w” regna il disordine, la voce impastata dall’autotune esplode senza sosta, scontrandosi con schegge sonore altrettanto incongruenti e generando una spirale noise ottundente. È un magma sbilenco, che investe e travolge senza sosta, senza offrire alcun appiglio, orientato a essere disturbante quanto la copertina scelta per l’album.
Identico portato esprime “w’sssSsST” in una forma meno pirotecnica, che offre un ambiente sonoro parzialmente melodico, anche se profondamente obliquo. Ritmo e linguaggio inceppano, rallentano, appare un pianoforte totalmente dissonante, aggiungendo alla destrutturazione del linguaggio verbale quello musicale e confermando incessantemente quanto sia inefficace nell’instabile contemporaneità esprimersi con chiarezza. Un tracciato respingente, volutamente ostico e d’impatto.
05/05/2025
