Società

È morta Koyo Kouoh, curatrice della Biennale Arte 2026

La nota critica d’arte Koyo Kouoh è morta improvvisamente a soli 57 anni. La notizia, appena trapelata, ha lasciato senza parole il mondo dell’arte: conosciuta e molto apprezzata, avrebbe dovuto curare la prossima edizione della Biennale Arte di Venezia, la cui apertura è in fissata per il 9 maggio del 2026. Kouoh sarebbe stata la prima africana a ricoprire il ruolo. Per le sue capacità e per la sua visione ispirante, è stata anche tra le personalità inserite nell’Icon Issue, pubblicato a gennaio su Vanity Fair Italia.

Ecco il profilo che avevamo pubblicato, certi che avrebbe concepito una Biennale visionaria e intelligente, particolarmente efficace per i tempi complessi che stiamo vivendo.

@madamekoyo (è il suo account Instagram) mappa nuove geografie creative come solo sa fare chi è abituato a vivere a latitudine variabile e al ritmo di molteplici lingue (parla francese, tedesco, inglese, italiano). Nata in Camerun 58 anni fa, cresciuta in Svizzera, ha studiato in Francia business administration e oggi lavora tra Città del Capo, Dakar e Basilea. A chi le ha chiesto perché abbia scelto di occuparsi di arte contemporanea, ha detto: «Lo spazio artistico fornisce una comprensione molto più ampia di chi siamo e di qual è il nostro ruolo nel mondo, ed è ciò su cui ho sempre voluto investire». Definita dal New York Times “tra i curatori più autorevoli”, Kouoh da sempre promuove e incoraggia storie e talenti di artisti africani e di discendenza africana. Il suo motto è: “Devi creare la tua casa e costruire la tua dimora invece di cercare di entrare nel castello di qualcun altro”. Lo ha seguito anche quando non era facile: a Dakar, non senza scontri con la comunità locale più conservatrice, ha ideato mostre sui diritti della comunità LGBTQ+. Da cinque anni direttrice del prestigioso Zeitz Museum of Contemporary Art Africa a Città del Capo, in Sudafrica, Koyo Kouoh considera gli artisti «visionari scienziati sociali» e ci ricorda che l’arte è uno strumento utile a capire il mondo in cui viviamo e, soprattutto, a immaginare quello che vogliamo costruire. sarà la prima donna africana a dirigere la Biennale d’Arte di Venezia. Nel frattempo, @madamekoyo (è il suo account IG: seguitela, perché merita) mappa nuove geografie creative come solo sa fare chi è abituato a vivere a latitudine variabile e al ritmo di molteplici lingue (parla francese, tedesco, inglese, italiano). Nata in Camerun 58 anni fa, cresciuta in Svizzera, ha studiato in Francia business administration e oggi lavora tra Città del Capo, Dakar e Basilea. A chi le ha chiesto perché abbia scelto di occuparsi di arte contemporanea, ha detto: «Lo spazio artistico fornisce una comprensione molto più ampia di chi siamo e di qual è il nostro ruolo nel mondo, ed è ciò su cui ho sempre voluto investire». Definita dal New York Times “tra i curatori più autorevoli”, Kouoh da sempre promuove e incoraggia storie e talenti di artisti africani e di discendenza africana. Il suo motto è: “Devi creare la tua casa e costruire la tua dimora invece di cercare di entrare nel castello di qualcun altro”. Lo ha seguito anche quando non era facile: a Dakar, non senza scontri con la comunità locale più conservatrice, ha ideato mostre sui diritti della comunità LGBTQ+. Da cinque anni direttrice del prestigioso Zeitz Museum of Contemporary Art Africa a Città del Capo, in Sudafrica, Koyo Kouoh considera gli artisti «visionari scienziati sociali» e ci ricorda che l’arte è uno strumento utile a capire il mondo in cui viviamo e, soprattutto, a immaginare quello che vogliamo costruire.


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