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Doping, il Tas assolve una giocatrice di curling: perché la sentenza può aiutare Sinner

Dal Tas di Losanna potrebbe arrivare un assist per Jannik Sinner, in attesa della sentenza definitiva sul caso ‘Clostebol’, prevista in aprile. Il Tribunale Arbitrale dello Sport ha, infatti, assolto la giocatrice canadese di curling Briane Harris ritenuta “non colpevole e non negligente” nella violazione al codice mondiale antidoping riscontrata nel febbraio scorso. La giocatrice, che poche settimane fa ha annunciato di essere incinta di 5 mesi, non dovrà scontare alcun giorno di squalifica. Nei confronti di Harris erano stati chiesti 4 anni.

Harris contaminata durante rapporti intimi con il marito

La canadese era stata trovata positiva ad una concentrazione minima di ‘Ligandrol‘, sostanza vietata dalla Wada, utilizzata per aumentare l’energia e la crescita muscolare. Harris ha sostenuto fermamente di essere stata contaminata durante i rapporti intimi con il marito. “L’atleta ha adempiuto a tutti i suoi obblighi per evitare la contaminazione – si legge nella documentazione del Tas -. Harris non poteva sapere o sospettare che suo marito stesse assumendo il Ligandrol (una sostanza che è liberamente disponibile per l’acquisto online, ndr) e non era a conoscenza dei potenziali rischi di contaminazione. Non ha mai condiviso cibo o bevande in pubblico o in privato per evitare qualsiasi forma di contaminazione”.

Sinner punta alla “non colpevolezza e alla non negligenza”

Sinner può essere più ottimista poiché la “non colpevolezza e la non negligenza” è quella a cui punta per ottenere l’assoluzione. La situazione del tennista azzurro sarà esaminata a Losanna il 16 e 17 aprile. Il n. 1 del mondo sarà chiamato a difendersi dopo il ricorso promosso dall’Agenzia mondiale antidoping (Wada). Sinner nel marzo del 2024 era stato trovato positivo due volte ad una quantità infinitesimale di ‘Clostebol’, sostanza vietata dal Codice mondiale antidoping. Al controllo durante il torneo di Indian Wells (10 marzo), il metabolita del clostebolo era presente in una concentrazione di “121 miliardesimi di grammo per millilitro (86 una volta applicata la gravità specifica dell’urina” e la mattina del 18 marzo, secondo controllo, fuori dal torneo, la concentrazione era di “122 miliardesimi di grammo/millilitro (corretti a 76 quando è stata applicata la gravità specifica normale”.

La difesa di Sinner

Sinner ha sempre sostenuto che la sostanza vietata è entrata, inconsapevolmente, nel suo corpo durante un massaggio effettuato dal suo fisioterapista, successivamente licenziato. La Wada accusa l’altoatesino di non aver fatto abbastanza per evitare la contaminazione e ha chiesto una condanna da 1 a 2 anni. L’allora fisioterapista del tennista altoatesino, Giacomo Naldi, dopo essersi ferito al mignolo della mano sinistra, per curare la ferita aveva usato il farmaco (”Trofodermin’) e successivamente, senza guanti, aveva trattato Jannik per quella che poi è stata classificata “una contaminazione transdermica”.


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