Dipendente fatta dimettere con troppa fretta, a Trento condannata una società di servizi – Cronaca
TRENTO. È la prima sentenza in Italia riguardante la nuova disciplina sulle dimissioni per “fatti concludenti”. È accaduto in Trentino ad una nota società di servizi che ha deciso di approfittare della legge appena entrata in vigore sulle dimissioni per fatti concludenti e ha lasciato la propria dipendente, con figli, a casa senza lavoro e senza il paracadute dell’indennità di disoccupazione.
La lavoratrice, però, ha deciso di non subire e, assistita dall’Ufficio Vertenze della Cgil del Trentino e dall’avvocato Giovanni Guarini, ha fatto ricorso e ha vinto. Il Tribunale del Lavoro di Trento ha riconosciuto non valido quel licenziamento e ha condannato la società in via prioritaria a reintegrare in servizio la propria dipendente o, in via alternativa, al pagamento di un indennizzo economico pari a cinque mensilità più tutti i contributi previdenziali e le spese legali.
Il giudice Flaim ha contestato alla società l’errata applicazione della legge del 2024 sulle dimissioni per “fatti concludenti”, norma che consente al datore di lavoro di prendere atto in via automatica delle dimissioni volontarie del proprio dipendente se questi si assenta in modo ingiustificato per un numero di giorni minimo fissato dal contratto nazionale di riferimento e che comunque non può essere inferiore rispetto ai 15 giorni previsti dalla legge. Nel caso in questione i giorni erano tre e il contratto quello del terziario. La società avrebbe dovuto o aspettare o applicare la precedente normativa che prevede la contestazione scritta dell’assenza ingiustificata, applicando al più un provvedimento disciplinare. Cosa che non ha fatto. Da qui la sentenza del Tribunale.