Diga, opposizione all’attacco in commissione regionale: “Troppe ombre e anomalie procedurali, serve uno stop”
Genova. La nuova diga foranea di Genova torna al centro del dibattito politico con l’opposizione in Consiglio regionale sulle barricate durante i lavori della IV Commissione consiliare della Regione Liguria dove sono stati ascoltati i rappresentanti di sindacati, associazioni di pescatori e realtà ambientaliste che hanno espresso preoccupazioni unanimi riguardo a trasparenza, aumento dei costi e impatti ambientali e occupazionali.
“Il quadro emerso conferma quanto già denunciato da tempo”, ha dichiarato il consigliere regionale Gianni Pastorino, sottolineando la “grave carenza di trasparenza e di informazioni accessibili”. Il progetto esecutivo della Fase A “non è ancora pubblico, e i numeri esatti delle maestranze impiegate rimangono ignoti”. Questo impedirebbe ai sindacati, che lamentano una “mancanza assoluta di contatti con la struttura commissariale”, di intervenire efficacemente su sicurezza e contratti. Le sigle sindacali chiedono un “tavolo permanente che possa chiarire le zone d’ombra dell’esecuzione progettuale”.
A questo si aggiungono delle “anomalie procedurali – continua Pastorino – una sentenza del TAR Liguria ha evidenziato irregolarità, l’ANAC è coinvolta per possibili violazioni negli affidamenti, e la Procura Europea (EPPO) indaga su presunti conflitti d’interesse e gestione dei fondi europei. Tutti “dubbi procedurali che gravano sugli affidamenti”.
“Nel frattempo i costi dell’opera sono lievitati – commenta ancora il consigliere – si parla di oltre 300 milioni di euro aggiuntivi per un totale che supera 1,5 miliardi. La giustificazione fornita dal commissario Bucci – l’aumento del costo dei materiali – non trova riscontro nelle tabelle ufficiali e richiederebbe un intervento diretto del Governo per tutelare l’interesse pubblico. Anche i tempi di realizzazione appaiono incerti: stamattina è emerso che, contrariamente a quanto affermato da Bucci in consiglio regionale (quindi sotto registrazione) i lavori di palificazione richiederanno almeno un ulteriore anno e mezzo, secondo quanto riferito dalle organizzazioni sindacali per colloqui diretti con la ditta esecutrice dei lavori”.
“Per quanto riguarda le questioni ambientali, al netto degli allarmi lanciati mesi fa nell’indifferenza della struttura commissariale, temiamo siano stati sottovalutati i rischi ampiamente segnalati in avvio di progettazione e che già ora i primi effetti del mega cantiere siano irreversibili – aggiunge Stefano Giordano, M5s – Le avvisaglie le hanno segnalate i pescatori, che da mesi denunciano la desertificazione dei fondali causata da ghiaia e cemento, con gravi conseguenze economiche. In gioco c’è la sopravvivenza del mare Mediterraneo, come descritto dalle associazioni ambientaliste”.
“Infine è necessario contestualizzare tutto questo nella crisi climatica in atto – aggiunge Pastorino – Le evidenze scientifiche affermano che la banchisa artica scomparirà tra il 2030 e il 2050, rendendo navigabile l’Oceano Artico e riscrivendo le regole del commercio marittimo globale. Una rotta artica, diretta a Tokyo e partendo da Rotterdam al 40% della velocità, può garantire tempi simili a quelli di una nave che parte da Genova via Suez. Nel medio periodo, la centralità strategica dei porti mediterranei potrebbe diminuire drasticamente, minando il senso stesso di un’opera tanto invasiva quanto fragile”.