Difficoltà economiche e mancanza di servizi, la crisi di fertilità nel mondo: “Le persone vogliono avere più figli, ma mancano le politiche”
Il declino nei tassi di fertilità che si registra a livello mondiali è senza precedenti ma allo stesso tempo, con più di 8 miliardi di persone, la popolazione mondiale non è mai stata così numerosa. Su queste premesse si basa il nuovo rapporto UNFPA – Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, presentato oggi in Italia da AIDOS – Associazione Italiana Donne per lo Sviluppo. L’Italia è tra i 14 paesi in cui si è svolta la ricerca presentata nel Rapporto, realizzata da UNFPA con YouGov interpellando 14.000 adulti, uomini e donne, per sondare la transizione demografica a partire da una prospettiva solitamente trascurata: quella di chi esercita le scelte riproduttive. I Paesi presentano diversi tassi di fecondità e di età media della popolazione e costituiscono, nel complesso, il 37% della popolazione mondiale.
Più della metà delle persone ha affermato che le questioni economiche rappresentano un ostacolo all’avere tutti i figli e figlie che desiderano. Una persona su 5 riferisce di aver subito pressioni per avere figli e figlie quando non lo desiderava. Una persona adulta su 3 ha vissuto una gravidanza non desiderata. L’11% afferma che la disparità nella ripartizione delle responsabilità di cura compromette la propria capacità di avere figli. Il 40% degli intervistati over 50 dichiara di non essere riuscito ad avere il numero di figli desiderato. “Incentivare le persone ad avere figli non serve perché trascura il fatto che le persone vogliono già avere più figli – afferma Natalia Kanem, direttrice esecutiva di UNFPA, durante una presentazione alla stampa. “Non funziona perché la priorità adesso non è al livello dell’individuo, ma a livello di politiche”.
Fattori che minano alla base l’esercizio dell’autonomia riproduttiva: norme che allontanano le donne dal lavoro retribuito; mancanza di congedi retribuiti flessibili per gli uomini e stigma nei confronti dei padri impegnati nel lavoro di cura; mancanza di servizi di assistenza all’infanzia a prezzi accessibili; restrizioni dei diritti riproduttivi, compresi la contraccezione, l’aborto e l’assistenza alla fertilità; stereotipi di genere che colpiscono in modi diversi giovani uomini e donne
Il messaggio di UNFPA è esplicito sia alla politica che all’opinione pubblica, troppo spesso preda di “ansie demografiche”: la crisi della fecondità non è un problema di sottopopolazione o sovrappopolazione, piuttosto risiede nell’impossibilità di esercitare l’autonomia riproduttiva, che viene definita dal Rapporto come “la capacità di esercitare un processo decisionale informato e consapevole in merito alla propria riproduzione. Tale capacità richiede più della semplice possibilità di dire sì o no; richiede un ambiente favorevole in cui gli individui e le coppie possano compiere scelte libere da vincoli legali, politici, economici e normativi. Si tratta di un aspetto fondamentale dell’autonomia fisica, dell’autodeterminazione e dei diritti umani”.
Sono fallimentari, dice il Rapporto, le politiche volte a indurre le persone a usare la contraccezione o a scoraggiarle dal farlo, quelle che spingono sulla procreazione o che incentivano ad aumentare il numero di figli, quelle che disincentivano il lavoro femminile. La campagna italiana sul “Fertility day” del 2016, con quei cartelloni reclamizzanti “la bellezza non conosce età, la fertilità sì” e “Affrettati! Non aspettare la cicogna”, è citata come esempio di messaggio inefficace, se non controproducente. Quando “i legislatori e le figure di spicco contemplano apertamente la possibilità di annullare le conquiste duramente conquistate nell’uguaglianza di genere allo scopo di aumentare i tassi di fertilità” ottengono l’effetto di “aumentare la sfiducia”.
In Italia il dibattito sul calo demografico è molto acceso e il nostro Paese presenta aspetti contradditori in modo quasi esemplare: per questo, dicono da UNFPA, il nostro Paese è stato preso in considerazione nella survey. Si desiderano più figli di quanti ci si aspetta di poterne avere: l’indagine UNFPA/YouGov ha rilevato che solo l’1% degli intervistati in Italia sotto i 50 anni pensa di poter di avere più figli di quelli desiderati, rispetto al 14% che dichiara di aspettarsi di averne meno di quelli che idealmente sceglierebbe”. Eppure, quasi il 25% delle persone intervistate in Italia ha dichiarato di aver avuto una gravidanza indesiderata: i servizi per prevenire le gravidanze indesiderate sono “estremamente necessari” anche nel nostro Paese.
Ostacoli all’autonomia riproduttiva sono anche, dice il Rapporto, le restrizioni legali che impediscono il riconoscimento ufficiale della genitorialità ottenuto attraverso la procreazione medicalmente assistita transfrontaliera. Come esempio in negativo viene ancora una volta citato il governo italiano, fautore di iniziative volte a rimuovere i genitori non biologici dai certificati di nascita dei bambini nati da coppie dello stesso sesso e a criminalizzare la maternità surrogata, anche se praticata in paesi in cui è legalmente consentita.
Source link