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Dazi, Lagarde: collaboriamo per prevenire una dannosa escalation

Roma, 11 giu. (askanews) – In un mondo sempre più frammentato “bisogna collaborare per mantenere aperti gli scambi commerciali, che negli ultimi decenni hanno assicurato prosperità. E questo significa attenersi al sistema multilaterale che ha assicurato così tanti benefici alle nostre economie. E significa lavorare con partner che condividono gli stessi orientamenti, per forgiare accordi, bilaterali e regionali, basati sul beneficio reciproco e sulla piena compatibilità con le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto)”. E’ la posizione rilanciata dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, un lungo intervento a Pechino (alle 11 e 15 locali, le 5 e 15 italiane) presso la Banca centrale della Cina.

“Ovviamente, nel contesto attuale sarà più difficile di quanto sia stato in passato”. Lagarde ha ripreso uno dei detti di Confucio: “la virtù non è mai sola: chi la possiede troverà sempre compagnia”. Secondo la presidente Bce “per fare la storia dobbiamo imparare della storia. Dobbiamo assorbire dalle lezioni del passato e agire sulla loro base, per prevenire una escalation vicendevolmente dannosa di tensioni”.

Quindi, alle mosse unilaterali dell’amministrazione Trump negli Usa, che ha approntato pesanti dazi commerciali allo scopo di intervenire su squilibri ritenuti non più sostenibili negli scambi con altri paesi, tra cui in particolare la Cina, Lagarde oppone le classiche tesi globaliste basate su cooperazione internazionale e sugli accordi del Wto.

Su questo ha rimarcato la rilevanza dell’ingresso della Cina proprio nell’Organizzazione mondiale del commercio nel 2001. Tema in realtà controverso non solo negli Usa a guida Trump, in particolare per le ricadute negative che questo ha avuto per industrie e manifatturiero dei paesi avanzati. Su questo aspetto la presidente della Bce si è limitata a riconoscere che “alcune industrie e posti di lavoro hanno fronteggiato pressioni dall’accresciuta concorrenza sulle importazioni”, che tuttavia hanno anche assicurato “prezzi più bassi e maggiore scelta per i consumatori”.

Ora però il clima è cambiato. Lagarde ha stime del Fondo monetario internazionale, secondo cui le restrizioni sugli scambi di beni e servizi “sono triplicate dal 2019. E negli ultimi mesi abbiamo visto livelli di dazi che solo pochi anni fa erano inimmaginabili”.

Ci sono due forze alla base di questa frammentazione. La prima è “il riallineamento geopolitico”. Le tensioni in questo ambito stanno avendo un ruolo crescente nel ridisegnare l’economia globale e “i paesi stanno riconfigurando le loro relazioni commerciali e sulle catene di approvvigionamento a riflesso delle priorità sulla sicurezza nazionale, piuttosto che unicamente sull’efficienza economica”.

Quest’ultimo riferimento non riguarda solo le politiche di Trump, ma anzi e soprattutto quelle precedentemente adottate da Usa e Ue, in quel caso abbastanza concordi, sotto l’amministrazione Biden, in particolare alla seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.

La seconda forza in azione è quella della “crescente percezione di un commercio sleale, spesso collegata all’allargamento degli squilibri di partite correnti”, a proseguito la presidente Bce. I surplus deficit di partite correnti non sono di per sé problematici, soprattutto quando riflettono fattori strutturali come i vantaggi comparativi o le tendenze demografiche, ha sostenuto. “Ma questi squilibri diventano più problematici quando non si risolvono nel corso del tempo e creano la percezione che siano stati sostenuti da scelte politiche , che sia impedendo meccanismi di aggiustamento macroeconomici o che sia con la mancanza del rispetto delle regole globali”.

Lagarde ha anche notato che negli ultimi anni la diffusione di questi squilibri di partite correnti si sia ampliata in termini numerici tra paesi in attivo, mentre i disavanzi si sono concentrati in poche economie. “Questi sviluppi di recente hanno portato a politiche coercitive e rischiano di portare a una frammentazione delle catene di approvvigionamenti”, ha detto.

Un chiaro riferimento ai dazi commerciali. E la storia dimostra che “le politiche coercitive non sono una soluzione auspicabile alle tensioni commerciali di oggi. Nella misura in cui il protezionismo commerciale interviene sugli squilibri, non lo fa agendo sulle sue cause sottostanti, ma erodendo le fondamenta della prosperità globale. E con i Paesi ora profondamente integrati nelle catene di valore globali, il rischio diventa anche più elevato”.

Inoltre, questo tipo di politiche – i dazi – presentano una elevata probabilità di innescare rappresaglie e in ultima istanza di portare a risultati “vicendevolmente dannosi”, ha proseguito.

Quindi, “se siamo seri nel voler preservare la nostra prosperità, dobbiamo perseguire soluzioni basate sulla cooperazione anche di fronte a differenze geopolitiche. E questo significa che sia i paesi in surplus, sia quelli in deficit devono assumersi la responsabilità di fare la loro parte. Tutti i paesi dovrebbero esaminare come le loro politiche strutturali possano essere aggiustate per ridurre il loro ruolo nell’alimentare tensioni sul commercio”.

Perché, è la tesi su cui ha proseguito Lagarde, a contribuire agli squilibri sono stati sia elementi sull’offerta sia elementi sulla domanda. Sul lato dell’offerta “abbiamo assistito a un rapido aumento dell’uso di politiche industriali finalizzate ad aumentare la produzione interna. Dal 2014, gli interventi basati su sussidi che distorcono il commercio globale sono più che triplicati . Questa tendenza ora viene alimentata tanto dalle economie emergenti quanto da quelle avanzate”, ha detto.

Passando al lato della domanda, anche qui si è assistito a una maggiore concentrazione, in particolare negli Stati Uniti: “un decennio fa gli Usa contavano per meno del 30% della domanda generata dai paesi del G20. Oggi questa quota è salita quasi il 35%. Questo crescente squilibrio nella domanda si riflette non solo nell’eccesso di risparmio in alcune zone del mondo, ma anche nell’eccesso di spreco in altre, specialmente nel settore pubblico”.

Quindi cooperazione e collaborazione per superare le spinte alla frammentazione attuali, è la tesi di Lagarde. All’inizio del suo intervento ha citato padre Matteo Ricci, il matematico e cartografo gesuita noto per le sue missioni in Cina nel XVI secolo, in cui elaborò quella che venne battezzata la “Grande mappa dei diecimila paesi”, che sfruttava conoscenze geografiche occidentali combinandole a quelle cinesi.

Per parte loro “le banche centrali, in linea con i loro rispettivi mandati possono giocare un ruolo. Possiamo essere pilastri della cooperazione internazionale in un’era in cui diventa difficile – ha concluso -. E possiamo continuare a assicurare politiche orientate alla stabilità in un mondo segnato da crescente volatilità e instabilità”.


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