Dazi doganali, tra Trump e piattaforme cinesi

(Articolo sui dazi di Trump da Vicenza PiùViva n. 297, sul web per gli abbonati ora anche il numero di 298 di maggio, acquistabile in edicola in versione cartacea).
La guerra commerciale lanciata da Trump e l’invasione dei pacchi low-cost dalla Cina mettono sotto pressione il sistema doganale europeo. Ma chi decide i dazi? E come funzionano? Un viaggio tra regole, cifre e sfide geopolitiche, in un’Europa chiamata a difendere industria, ambiente e concorrenza.
Il 2 aprile 2025, il “Liberation Day”, Donald Trump ha annunciato dazi reciproci nei confronti di tantissimi Paesi, compresa l’Unione europea, ennesimo atto della guerra commerciale che ha dichiarato ormai contro tutto il mondo. In particolare, le merci provenienti dall’Unione europea saranno sottoposte a dazi del 20%, mentre tutte le auto di produzione estera che vengono vendute in USA avranno un dazio del 25%. Questa decisione di Trump, millantata come risposta ai dazi elevati degli altri Paesi verso gli Usa, secondo gli analisti comporterà una recessione gravissima e la perdita di innumerevoli posti di lavoro. Conseguenze disastrose, insomma, per tutti gli attori coinvolti, tra cui gli Stati Uniti, perché in un mondo globalizzato in cui le catene di approvvigionamento industriale sono disseminate in varie parti del mondo, è impensabile che l’applicazione dei dazi non metta a repentaglio la stessa economia statunitense. Non per niente, fino a qualche anno fa, i dazi venivano ritenuti dagli economisti uno strumento economico superato e non più efficace.
Ad ogni modo, Trump non è l’unica sfida al commercio internazionale, su cui grava ormai da anni il connubio micidiale tra globalizzazione e piattaforme di e-commerce. Uno tra tanti, il caso dell’importazione di massa – perché altri aggettivi sono riduttivi dato che si parla di circa 4,6 miliardi di pacchi di basso valore prevalentemente provenienti dalla Cina nel solo 2023 – da piattaforme esterne come Shein e Temu, che ha spinto la Commissione europea a rivedere le regole esistenti in materia di dogane. Infatti, è notizia proprio di questo febbraio la volontà da parte del Berlaymont di eliminare l’esenzione dei dazi per i pacchi di valore inferiore a 150 euro, per garantire una maggiore sicurezza sui prodotti importati, una maggiore tutela dell’ambiente e una concorrenza più equa nel mercato interno. La Cina, comunque, mette in difficoltà il mercato europeo anche oltre ai suoi grandissimi marketplace, ponendo seri rischi anche al mercato automobilistico. Anche in questo caso, l’Ue ha imposto dazi più elevati sui veicoli elettrici importati dalla Cina, con aliquote variabili a seconda del produttore, in risposta ai sussidi ingenti provenienti dallo stato cinese, che rendono i prezzi dei produttori cinesi estremamente competitivi rispetto a quelli Ue.

Ma in sostanza, come funzionano questi dazi e chi li decide?
Innanzitutto, il sistema di dazi è competenza esclusiva dell’Unione europea, ciò significa che solo l’Ue può legiferare sulla materia. Il motivo di questa scelta è presto detto: l’Unione europea alla sua fondazione era soprattutto un progetto comune di pace, una pace data e garantita però, non da parole e speranza ma grazie all’integrazione economica e commerciale voluta dai Paesi fondatori inizialmente per carbone e acciaio. Per garantire questa integrazione economica, alla base di questo grande progetto che è l’Unione, uno dei molteplici strumenti di cui essa si è dotata è proprio l’Unione Doganale, ovvero, da una parte l’eliminazione delle dogane interne tra i Paesi membri, dall’altra la regolamentazione comune delle merci importate dai Paesi terzi. Il sistema di unione doganale, istituito nel 1968, garantisce la concorrenza leale tra l’Ue e gli altri Paesi – dotati magari di manodopera più economica e più materie prime – proteggendo l’industria europea e assicurando, allo stesso tempo, gettito fiscale.
Il sistema di Unione doganale si basa sull’applicazione della Tariffa Doganale Comune (TDC), che viene applicata a tutte le merci provenienti da Paesi non appartenenti all’Unione. In poche parole, sebbene non ci siano dazi alle frontiere interne tra gli Stati membri, viene applicata una tariffa uniforme, basata su criteri specifici (che verranno illustrati più avanti) per le importazioni da Paesi esterni. La TDC, in questo modo, ha semplificato e uniformato le procedure di importazione, facilitando così la libera circolazione delle merci all’interno del mercato unico.
Ma come funziona il calcolo della Tariffa Doganale Comune? Si basa su tre fattori: classificazione, valore e origine. Per quanto riguarda il primo, la classificazione delle merci, ad ogni prodotto viene assegnato un codice di 8 cifre specifico, grazie alla Nomenclatura Combinata (NC), uno strumento fondamentale usato dall’Ue per classificare i beni. Questo codice è essenziale per identificare l’aliquota applicabile in base alla natura del bene. La Nomenclatura Combinata è un’evoluzione del sistema di classificazione del Sistema Armonizzato (HS), sviluppato dall’Organizzazione Mondiale delle Dogane, che permette però di adattare le esigenze tariffarie europee al suo mercato.
Il secondo elemento è il valore delle merci, i cui principi sono stabiliti nelle regole dell’Accordo sul Valore in Dogana dell’Organizzazione Mondiale del Commercio. Il valore in dogana, solitamente basato sul prezzo di transazione, include anche costi accessori come trasporto e assicurazione, elementi fondamentali per un calcolo equo dei dazi.
Infine, l’origine delle merci gioca un ruolo cruciale, poiché l’Ue prevede aliquote diverse in base al Paese di provenienza, un aspetto particolarmente importante data la presenza di accordi commerciali che possono ridurre o anche direttamente eliminare i dazi.
Ogni azienda o produttore che vuole importare il proprio prodotto nei Paesi dell’Unione europea è tenuto a seguire delle precise procedure doganali. Il primo adempimento previsto è fornire alle autorità competenti una dichiarazione doganale. Essa contiene tutte le informazioni riguardanti le merci che dovrebbero entrare nel territorio Ue, compreso anche il numero identificativo degli operatori economici – l’EORI, Economic Operators Registration and Identification. A questo punto, una volta completata e valutata la documentazione, le autorità procedono allo svincolo doganale, ovvero il processo che permette alle merci di circolare liberamente.
È proprio in questo momento che vengono applicati – e quindi pagati – tutti i dazi imponibili, comprese le accise specifiche, previste per prodotti come tabacco e alcol, e l’Imposta sul Valore Aggiunto (IVA).
Ci sono poi situazioni che richiedono una certa flessibilità, che l’Ue riconosce e alle quali garantisce regimi speciali che prevedono riduzioni o esenzioni dai dazi. Un esempio è il regime di uso specifico, che comprende due fattispecie differenti: l’uso finale e l’ammissione temporanea. Nel primo caso, viene consentita in Ue l’introduzione per un tempo limitato di alcune merci con un’esenzione parziale o addirittura totale dai dazi. Questa opzione può essere usata, ad esempio, in caso di merci con fini espositivi nelle fiere commerciali o per favorire altri tipi di eventi, anche musicali. Nel secondo caso, per uso finale si intende la procedura doganale che consente l’immissione in territorio Ue di merci a dazi ridotti o nulli in base al loro uso specifico. Questa procedura permette alle imprese stabilite nel territorio doganale dell’Unione di evitare spese di importazione per merci destinate a usi particolari, “come la costruzione di navi, la produzione di aeromobili per l’aviazione civile e la realizzazione di piattaforme di perforazione”, secondo quanto riportato dal sito della Commissione europea.
Ci sono poi prodotti di difficile reperimento in Ue, che per questo possono essere oggetto di sospensioni e contingenti tariffari. In questo senso, una quantità determinata di queste merci può essere importata in Ue a dazio ridotto o nullo.
Queste misure comunque vanno da considerarsi ad aiuto dell’industria locale, poiché garantiscono l’approvvigionamento di beni altrimenti difficili da recuperare.
Va specificato che i dazi doganali rappresentano una fonte importantissima del bilancio comune Ue, contribuendo circa del 14% alle cosiddette “risorse proprie tradizionali”, ovvero le principali fonti di entrate attuali per il bilancio dell’Ue dal 2021 al 2027. Insieme ai dazi, il resto di queste risorse è rappresentato dall’Iva, dai contributi diretti dei paesi dell’Ue, noti anche come contributi basati sul reddito nazionale lordo (RNL) e, dal 2021, anche da un’imposta calcolata sulla base dei rifiuti di imballaggio di plastica non riciclati.
Il contesto attuale mette il sistema dei dazi doganali dell’Ue sotto crescenti sfide – come del resto mette sotto pressione ogni altro ambito della vita comunitaria e dei singoli Stati membri. Davanti ad alleanze sempre meno sicure e a un disegno geopolitico sempre più ingarbugliato è la cooperazione tra Stati membri che risulta essenziale per garantire l’efficacia dei progetti comunitari.
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