David 2025, “Schlein telefoni a Meloni per salvare il cinema italiano”. Lo show di Pupi Avati davanti alla Borgonzoni
Ciclone Pupi Avati. Altroché commozione e ricordi di cinquant’anni di carriera. Sul palco dei David di Donatello 2025 (qui tutti i premi) l’86enne regista bolognese si è gettato come un indomito kamikaze. Quando ancora la diretta tv era su orari più consoni, a consegnargli il David alla carriera ci ha pensato la conduttrice Elena Sofia Ricci che con Avati praticamente esordì in Impiegati nel 1984.
Solo che Avati nel rammentare il primo ciak tra lei e Claudio Botosso (“siete stati due ore in camerino, mi auguro abbiate fatto solo prove”) ha subito spiegato che i due dopo che lui ha dato l’azione “hanno fatto proprio schifo”. Avati si è mangiato letteralmente la scena e prima di scendere dal palco ha alzato il ditone e ha chiesto: “Posso dire un’ultima cosa alla senatrice Lucia Borgonzoni? È andata via?”. No è qua, hanno risposto in tre o quattro dalla platea. Apriti cielo. “La cosa del Cinema Revolution (film italiani e europei a 3,5 euro in sala da giugno a settembre ndr) è carina però noi abbiamo bisogno di qualcosina in più”. E giù applausi. Avati ha poi deviato sulla direttrice artistica e presidente dell’Accademia dei David: “Erano anni, da quando c’è Piera Detassis che non mi davano il David, anche se poi si è ravveduta, il signore è sceso dal cielo e mi ha chiamato”.
Imbarazzo Detassis che si copre il viso in prima fila di fianco a Borgonzoni. “Vedere questa festa dei David com’è oggi è una cosa meravigliosa. Allora io voglio dire a Lucia, però tutto ciò non assomiglia al cinema italiano. Qui stasera c’è l’opulenza, ma nel cinema italiano ci sono società piccole e indipendenti che stanno facendo una fatica pazzesca a sopravvivere”. Applausi di nuovo e Avati che invita Detassis e Borgonzoni ad applaudire. Chiosa avatiana: “La cosa più bella che si potrebbe fare è questa: la Schlein telefona alla Meloni e le dice ‘Giorgia sono Elly, non potremmo vederci per mezz’ora con Giorgetti e parlare del cinema italiano?’. Non sarebbe auspicabile?”.
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