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Dal nucleare al cambio di regime: perché Israele ha attaccato l’Iran


Dal nucleare al cambio di regime: perché Israele ha attaccato l'Iran

Un attacco senza precedenti, un’azione pianificata da tempo e capace di tracciare un solco nella storia del Medio Oriente. L’attacco di Israele contro l’Iran segna un’ulteriore svolta tra i due Paesi nemici da sempre. Dal 7 ottobre 2023 – giorno del maxi-attacco di Hamas – in poi, lo Stato ebraico ha attaccato tutti i membri dell’Asse della Resistenza – la rete di alleati di Teheran – fino ad arrivare all’operazione “Rising Lion”, un’ondata di bombardamenti su tutto il territorio iraniano. Sono stati colpiti siti nucleari e basi militari e sono stati spazzati via vertici militari e i principali scienziati nucleari del Paese.

Ma perché Israele ha attaccato l’Iran? Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che l’obiettivo dello Stato ebraico era “colpire al cuore” il programma atomico della Repubblica islamica, che Tel Aviv ritiene destinato alla produzione di armi nucleari. Da qui l’attacco all’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Natanz, mentre gli altri due siti strategici, Fordow e Isfahan, non sono stati finora bersagliati. L’azione di Netanyahu trova la sponda del rapporto Aiea: il documento dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica ha rivelato che le scorte di uranio dell’Iran continuano ad aumentare in violazione di ogni accordo.

Ma c’è anche chi guarda oltre l’allarme nucleare, indicando l’attacco sferrato contro Teheran come un mezzo per stimolare una rivolta in grado di abbattere definitivamente il regime teocratico. Si tratterebbe di una mossa particolarmente rischiosa, perché aprirebbe le porte a un’escalation definitiva. Ma c’è anche da evidenziare che il regime di Teheran è da tempo alle prese con profonde fratture socio-politiche interne al Paese e anche tra i vertici della Repubblica islamica.

Altro dettaglio che non è passato inosservato è la tempistica dell’attacco, arrivato a pochi giorni prima del secondo round di colloqui tra Stati Uniti e Iran proprio sul nucleare. Per alcuni analisti bisognerebbe tenere conto della tensione tra le cancellerie di Trump e Netanyahu, con quest’ultimo toccato dall'”indifferenza” di Washington. E il dialogo – seppur in stallo – tra Usa e Iran sul nucleare rappresenterebbe un’altra minaccia per la tenuta politica del Paese. E ancora, tra le varie supposizioni, quella legata alla tenuta del potere.

Il governo israeliano non sta attraversando un momento facile. Netanyahu è al centro delle polemiche per la situazione a Gaza e lo Stato ebraico appare sempre più isolato. L’offensiva contro Teheran allontanerebbe i riflettori dalla guerra nella Striscia.


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