Dai 10 ai 50 euro, casse di pomodoro e altri regali per evitare i controlli al porto
BRINDISI – Per evitare i controlli nel porto di Brindisi bastava rivolgersi alle persone giuste. E allungare una cifra che variava dai 10 ai 50 euro per pullman, o comunque per mezzo. E in alcuni casi sarebbero arrivati anche dei cadeaux: casse di pomodoro, di uva. O miele, per addolcire. È questo il quadro che emerge dalla lettura dell’ordinanza di custodia cautelare del gip Vittorio Testi (tribunale di Brindisi): tre autisti albanesi sono stati condotti in carcere, poi si contano un divieto e un obbligo di dimora. Un finanziere ha preferito patteggiare. Gli indagati si sono sottoposti agli interrogatori preventivi il 17 aprile 2025.
Sono accusati di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, ovvero i controlli ai varchi doganali nel porto di Brindisi. Sarebbero stati simulati, o direttamente omessi. Sono stati condotti in carcere Ligor Combashi (60 anni, cittadino albanese); Renato Gudaj (51 anni, cittadino albanese); Eranda Dishani (36 anni, cittadina albanese). Divieto di dimora a Brindisi per Artan Myrto (50 anni, cittadino albanese), attualmente irreperibile. Obbligo di dimora per Dario Di Maggio (54 anni, di Brindisi). Ha patteggiato la pena, pari a un anno e dieci mesi – pena sospesa -, Gianni Tafuro (54 anni, di Lecce). Risulta indagato a piede libero un altro finanziere, il 61enne S.G.(nato a Taranto e residente a Galatone).
L’inchiesta, coordinata dal pm Luca Miceli, è partita nel marzo 2023, quando sulla scrivania dell’inquirente è planata un’annotazione di polizia giudiziaria, dalla procura di Lecco. Lì era in corso un’altra indagine, di tutt’altro tenore. Erano spuntati i nomi di battesimo di due finanzieri di stanza a Brindisi: avrebbero chiuso un occhio in caso di controlli. In seguito si è capito che si tratta di un vice brigadiere in servizio presso la compagnia pronto impiego, Di Maggio, e di S.G. Tra settembre e ottobre 2023 il pm Miceli ha disposto alcune perquisizioni. Qualche settimana dopo S.G. ha chiesto di andare in pensione (in sede di interrogatorio preventivo ha negato un nesso di causalità tra le due cose).
Nelle 169 pagine di ordinanza compare una frase, pronunciata da un indagato, che per il gip è emblematica: con denaro contante un albanese è in grado di corrompere ovunque. Millanteria? Pare di no, dato che da luglio a ottobre 2023 sono una ventina gli episodi “sospetti”, nel porto di Brindisi. Una precisazione: i tre finanzieri indagati non hanno mai stabilito un accordo tra loro, avrebbero agito ognuno per contro proprio. Al massimo ci sarebbe stato un “patto di non belligeranza”. Importanti per le indagini le immagini estrapolate dalle telecamere presenti nel porto del capoluogo adriatico. In alcuni casi sembra che ci siano stati passaggi “sospetti” tra autisti e finanzieri. Per la procura il denaro contante sarebbe stato nascosto nelle carte d’identità, nelle bottigliette o, semplicemente, sarebbe passato di mano in mano senza troppi problemi.
Il 17 aprile scorso si sono tenuti gli interrogatori preventivi degli indagati. Di Maggio è assistito dall’avvocato Francesco Monopoli; Tafuro è stato difeso dall’avvocato Gianvito Lillo; i cittadini albanesi coinvolti sono assistiti dall’avvocato Marcello Salamina; S.G., infine, è assistito dall’avvocato Laura Mimosi. I finanzieri indagati hanno provato a ridimensionare le accuse, spiegando di non aver mai chiesto alcunché agli autisti e che i controlli erano stati comunque eseguiti, magari in fretta, ma eseguiti. C’è da ricordare, infine, che le indagini preliminari non sono ancora concluse, dunque che gli indagati restano tali e che le accuse potrebbero anche variare o decadere.
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