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Cristiano Caccamo: «Non sono fidanzato, i miei amici riempiono così tanto la mia vita da non avere voglia di innamorarmi. Uso meno i social perché tutti hanno un’opinione su tutto»

Nell’anno che abbiamo appena salutato, Cristiano Caccamo ha usato meno i social, ha aperto un ristorante a Roma ed è tornato indietro nel tempo. A inizio Ottocento nei panni di Antonio Ranieri, l’amico di Giacomo Leopardi, tra i protagonisti della miniserie diretta da Sergio Rubini, in onda su Rai 1 dal 7 gennaio, che rende più pop e meno pessimista cosmico il poeta di Recanati. «Ranieri», racconta l’attore, «è passato alla storia come un traditore, ma era davvero amico di Leopardi, anzi a me piace definirlo il suo agente. E hanno amato la stessa donna». Trentacinque anni, il debutto con La vita oscena di Renato De Maria dopo il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, e poi le serie tv (Il paradiso delle signore, La vita promessa, Che Dio ci aiuti), e gli show (Celebrity Hunted e LoL – Chi ride è fuori): «Il 2024 è stato un buon anno, spero che lo sia anche questo. Dal punto di vista lavorativo non posso lamentarmi, non dico ovviamente di essere arrivato ma sono certo che continuerò a fare quello che amo».

Chi è il suo personaggio Antonio Ranieri?
«Lo ricordiamo spesso in chiave negativa, come qualcuno che si è approfittato di Leopardi, che si impossessò delle Operette morali, ma in realtà è stato un suo grande difensore. Ha utilizzato le sue conoscenze per inserire Leopardi all’interno dei circoli giusti, è stato un suo buon amico anche se a me piace definirlo il suo agente. Amava definirlo non pessimista ma attento alla verità delle cose, sensibile. Il nostro Leopardi è pop, il regista Rubini ha voluto attualizzarlo, raccontarlo da una prospettiva diversa».

Lei che importanza dà all’amicizia?
«Enorme, tanto che a volte mi chiedo se non sia troppo. Io non sono fidanzato, ma i miei amici riempiono la mia vita, mi appagano. Mi sento così tanto amato che non mi viene voglia di aprirmi all’amore e questo un po’ mi preoccupa perché in futuro vorrei avere una famiglia».

Pensa di essere un buon amico?
«Lo spero, penso di essere un ottimo amico».

La cover digitale di Vanity Fair Italia

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E se come Ranieri le capitasse di innamorarsi della stessa ragazza di un suo amico?
«Mi sono chiesto se Ranieri, sotto questo aspetto, fosse un pessimo amico o no, ma poi mi sono detto che cerca in tutti i modi di evitare di tradire Leopardi. A me non è mai successo, ma penso che sia una situazione molto difficile. Devi scegliere se tradire i tuoi sentimenti o tradire il tuo amico».

Lei cosa farebbe?
«Non vorrei mai trovarmi in quella situazione, ma se dovesse succedere sarei sincero, ne parlerei. Penso che la comunicazione sia fondamentale poi ognuno prende le proprie decisioni. Tradisci quando agisci alle spalle, e a me non piace tradire. Preferisco essere consapevole e onesto»

Tra i suoi amici c’è anche l’attrice Diana Del Bufalo.
«Sì, ci siamo conosciuti sul set di Che Dio ci aiuti e poi abbiamo girato insieme il film Può baciare lo sposo con Salvatore Esposito. Non ricordo più se ci siamo trovati subito o se all’inizio non ci stavamo simpatici, oggi abbiamo un legame molto forte. Ci piacciono le stesse cose, ci capiamo, ci divertiamo. Voglio precisare che, nonostante le voci, non c’è mai stato nulla tra di noi, nessun amore, nessun coinvolgimento emotivo».

Sui social, invece, c’è chi ha sostenuto spesso il contrario.
«Da una parte si tratta dei soliti stereotipi, tristi e figli di una mentalità maschilista, secondo i quali si pensa che una donna e un uomo debbano per forza finire a letto insieme. Dall’altra parte le love story conquistano sempre il pubblico. A volte non ci si accontenta della verità delle cose quando non è abbastanza succulenta. Nel nostro caso, non avremmo avuto alcun problema ad ammettere una relazione».

Ha raccontato che è stato suo padre a spingerlo a fare l’attore.
«Esatto, è stato lui a dirmi “perché non provi a recitare”. Io mi ero iscritto all’università, studiavo Lingue, anche se all’inizio volevo studiare Architettura per diventare un interior designer. Il mio desiderio all’epoca era viaggiare, scoprire il mondo. Da lì ho iniziato a frequentare diversi corsi teatrali e mi è piaciuto, ho scoperto che la recitazione mi divertiva. Dopo è arrivato il Centro Sperimentale».

È andato via di casa quando aveva 15 anni. Che cosa l’ha spinta?
«In Italia tendiamo a voler rimanere a casa con i genitori il più a lungo possibile, io invece ho sentito il bisogno di allontanarmi dal posto in cui vivevo, ho voluto lasciare la Calabria e il mio piccolo paese. Ho detto ai miei genitori “non mi trovo più bene, vorrei cambiare scuola, trasferirmi in un altro posto”. Loro hanno capito, mi sono trasferito in Umbria, in un convitto a Perugia».


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