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Contraddizioni e ricostruzioni di Andrea Sempio: il dato “cannato” sullo scontrino e gli spostamenti del 13 agosto 2007

Gli avvocati spiegano che il loro assistito sta valutando di “tornare a lavorare”, sia per distrarsi da quanto sta accadendo sia perché “tanto non cambia niente”. Parliamo di Andrea Sempio, 37 anni, già archiviato due volte e ora nuovamente indagato per l’omicidio di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2017. Sempio era ed è tuttora un amico del fratello minore di Chiara, Marco, che ha sempre sostenuto la sua estraneità ai fatti. Sottoposto coattivamente la settimana scorsa al prelievo del Dna, è adesso in attesa degli esami genetici. Dai magistrati era già stato sentito ben tre volte: nel 2007, nel 2008 e nel 2017. E ora è necessario ricostruire con certezza cosa fece la mattina del 13 agosto 2007.

Centrale è lo scontrino di un parcheggio a Vigevano, vicino Piazza Ducale, dove Sempio dice di avere lasciato l’auto (l’unica in famiglia) alle 10.18: il biglietto ha validità un’ora. Secondo i magistrati, Chiara Poggi è stata uccisa tra le 9.12 e le 9.35. Sempio era arrivato a Vigevano da Garlasco dopo avere atteso il ritorno della madre, che era a fare la spesa, ed era a casa con il padre. Una volta tornata, ha preso l’auto per andare in libreria – poi risultata chiusa – a Vigevano. Poi è andato a pranzo dalla nonna, poi esce di nuovo col padre e alle 15 nota l’ambulanza in Via Pascoli. La sua versione è stata confermata da entrambi i genitori. La prima volta viene sentito dai carabinieri a Pavia alle 9.30 del 18 agosto 2007, cinque giorni dopo l’omicidio, poi nel 2008 viene riascoltato: è solo in quell’occasione che spunta lo scontrino del parcheggio, ritrovato dal padre, conservato per un anno dalla madre di Sempio, e mostrato ai carabinieri in occasione del nuovo interrogatorio. Il 17 febbraio 2017 un altro interrogatorio dove viene ribadito quanto dichiarato nelle occasioni precedenti. E a quel punto, scrive il Corriere della Sera, in un’intercettazione tra padre e figlio emerge il rammarico di Sempio per una contraddizione: “Mi han fatto alcune domande che non pensavo mi facessero. Non gli ho dato una risposta perfetta. Mi han chiesto se ero andato a Vigevano. Siccome ero andato a Vigevano a comprare il cellulare (e non libri, ndr) loro hanno rilevato il mio cellulare a Vigevano. Se io ti dico: mi ricordo perfettamente che avevo il cellulare è logico che ti do una risposta. Allora ho detto che non mi ricordo”. E sempre nel 2017 dice al padre di avere “cannato” un dettaglio sullo scontrino del parcheggio: “Ne abbiamo cannata una, che io ho detto che lo scontrino era stato ritrovato dopo che ero stato sentito, tu hai detto che l’abbiamo ritrovato prima“. Ma il padre lo rassicura: “A me sembra la prima però non cambia niente, son passati dieci anni”. Risulta inoltre che la mattina del 13 agosto il cellulare di Sempio (che ha registrato 7 contatti dalle 9.58 alle 12.18) ha sempre agganciato “la cella di via Santa Lucia a Garlasco”, e non le due di Vigevano, cosa che per l’operatore (Vodafone) è possibile. Sempre durante l’interrogatorio del 2017 dice di non ricordare se il padre fosse a casa con lui prima delle 10, né se lo scontrino fosse stato presentato in occasione del primo verbale. Sta di fatto che la sua ricostruzione era stata già messa fortemente in dubbio prima dagli investigatori della Skp Global Intellingence nel 2016 e poi dai carabinieri di Milano nel 2020. Le considerazioni di entrambi sono entrate nell’attuale fascicolo di indagine.

Oggi il legale dei Poggi, l’avvocato Gian Luigi Tizzoni, dovrebbe depositare la nomina come parte offesa della famiglia, che si è sempre affidata allo storico consulente Marzio Capra. La posizione dei genitori e del fratello di Chiara, Marco è ben riassunta dalle parole del legale: “Dopo la sentenza passata in giudicato, della vicenda se ne sono occupati una quarantina di magistrati, tutti sostenendo la piena responsabilità di Stasi“.
Stasi – che terminerà la sua pena nel 2030 ma potrebbe già tornare libero nel 2028 – comunque spera, mentre Sempio proverà in questi giorni, se si abbasserà il clamore mediatico, a tornare a lavorare e a ritrovare una parvenza di normalità. Pure le nuove indagini, tra l’altro, devono fare i conti col fatto che la troppa pressione dei media rischia di danneggiarle, anche perché ai testimoni già si chiede lo sforzo di fare un salto indietro nel tempo di 18 anni. Un’altra consulenza, infine, sarà disposta sull’ormai nota impronta di scarpe, così come ci saranno analisi su tutte le tracce comparabili e saranno rivalutate le impronte, una ad una. In una relazione tecnica, firmata dal consulente Oscar Ghizzoni nel 2020, per conto dell’allora legale di Stasi, Laura Panciroli, si diceva che sul dispenser del sapone in bagno, oltre alle due impronte attribuite con certezza a lui, ci sarebbe stato anche un “frammento papillare” denso “di informazione dattiloscopica” ma mai “utilizzato per un successivo confronto”.


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