Economia

Comunicato sindacale – la Repubblica


La redazione di Repubblica, dopo la giornata di sciopero di venerdì, prosegue il proprio stato di agitazione. Accogliamo positivamente l’incontro avvenuto sempre venerdì con il sottosegretario con delega all’Editoria Alberto Barachini, ma ora attendiamo risposte certe e celeri dall’attuale editore di Gedi: cioè l’inserimento delle piene garanzie occupazionali e di pluralismo, col rispetto della linea politico-editoriale, nella trattativa. Non a parole, ma nei fatti.

Abbiamo letto dalle agenzie di stampa delle generiche fonti riconducibili al compratore di Gedi in cui si parla di prospettive di sviluppo dell’azienda, nel solco poi di una continuità storica con l’identità culturale di Repubblica. Se davvero le cose stanno così, sia per chi vende che per chi compra non ci saranno difficoltà a tradurre tutto questo in clausole contrattuali.

Ci teniamo a ringraziare pubblicamente la Cgil per lo spazio sui palchi dello sciopero generale che il sindacato ci ha messo a disposizione, dove abbiamo raccontato la natura di questa vertenza.

Ringraziamo i Comitati di redazione di numerose testate che in queste ore ci hanno espresso solidarietà e vicinanza: Tg3, Corriere della Sera, Mediaset, il coordinamento delle agenzie di stampa, La7, gruppo Sole 24 Ore, l’Espresso, Avvenire, Domani, Fatto Quotidiano, Fanpage, Secolo XIX, Scarp de’ Tenis.

Ringraziamo parimenti Fnsi, le associazioni sindacali giornalistiche territoriali e l’Ordine dei giornalisti, oltre a tutte le forze politiche, realtà associative e istituzioni locali che hanno ben compreso cosa c’è in ballo: non solo 1.300 posti di lavoro, ma anche il mantenimento dell’assetto pluralista e quindi democratico del nostro Paese, ormai da troppi anni minacciato da più fattori, non ultimo la generale mancanza di visione industriale degli editori.

La mobilitazione del nostro collettivo di lavoro quindi continua, sul piano sindacale e anche mediatico; in questo siamo a fianco delle colleghe e dei colleghi Stampa, quotidiano che rappresenta un pezzo di storia d’Italia, un altro bene comune da tutelare.

Il Cdr


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