Ambiente

Coldiretti-Filiera Italia, urge difendere la Dieta Mediterranea – Business

In occasione della Quarta riunione di
alto livello dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite sulla
prevenzione e il controllo delle malattie non trasmissibili e
sulla promozione della salute, Coldiretti e Filiera Italia hanno
approfondito, presso la House of Made in Italy alla Columbus
Citizens Foundation, con la partecipazione del vice presidente
del consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, la
proposta italiana per una corretta alimentazione basata sul
modello agroalimentare del nostro Paese. Luigi Scordamaglia,
Responsabile mercati, internazionalizzazione e politiche
comunitarie di Coldiretti e Amministratore Delegato di Filiera
Italia, ha sottolineato come “le malattie croniche non
trasmissibili rappresentino oggi la prima causa di morte e
disabilità nel mondo, ma i dati scientifici dimostrano che una
dieta sana, varia e bilanciata, è uno degli strumenti più
efficaci per prevenirle”.

   
Coldiretti e Filiera Italia hanno richiamato l’attenzione
sull’urgenza di difendere la Dieta Mediterranea, patrimonio
culturale ed etico che ha contribuito a fare dell’Italia uno dei
Paesi più longevi al mondo, oggi minacciata dalla diffusione di
diete omologate con cibi artificiali e ultra-formulati. “Se non
invertiamo questa tendenza – ha avvertito Scordamaglia –
rischiamo per la prima volta che le nuove generazioni abbiano
un’aspettativa di vita inferiore a quella dei genitori”. “No a
etichette semplicistiche o tasse punitive su singoli
ingredienti: la nutrizione va intesa in maniera olistica,
educando i consumatori, a partire dai bambini, a scegliere cibi
naturali, sani e sostenibili” ha ribadito Scordamaglia.

   
Coldiretti e Filiera Italia hanno espresso soddisfazione per il
testo di risoluzione che recepisce molte delle proposte
italiane. In particolare la distinzione tra abuso di alcol e
consumo moderato e responsabile di prodotti di qualità come il
vino, i cui benefici sono riconosciuti da studi epidemiologici e
clinici. “In gioco – ha concluso Scordamaglia – non ci sono solo
interessi economici, pur rilevanti in una filiera che vale oltre
700 miliardi di euro, ma la stessa democrazia del cibo:
garantire a tutti l’accesso a una dieta completa, sana e
sostenibile”.

   

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