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CLASSIFICA CENSIS: MALE LE TRE UNIVERSITA’ ABRUZZESI, L’AQUILA PAGA CARENZE DI STRUTTURE E SERVIZI | Notizie di cronaca

L’AQUILA – Non arrivano buone notizie per le tre università statali abruzzesi a scorrere le fitte tabelle dell’ultimo rapporto Censis.

L’università D’Annunzio di Chieti e Pescara è penultima tra i 18 grandi atenei e a penalizzarla è il basso risultato relativo alle borse di studio e all’internazionalizzazione. L’Università dell’Aquila è terzultima tra i 16 medi atenei e paga i pessimi risultati per la qualità delle strutture, ovvero il rapporto tra posti in aula e iscritti, nonché la disponibilità e fruibilità di biblioteche e laboratori, e anche per lo scarso numero di docenti di ruolo, nonché per gli insoddisfacenti servizi in termini di disponibilità di alloggi e mensa.

Infine l’Università di Teramo è settima sui 10 piccoli atenei italiani, e qui il limite maggiore è alle voci borse di studio e occupabilità.

A stabilirlo è la classifica Censis delle Università italiane, composta complessivamente da 70 graduatorie, a partire da una batteria di 963 variabili considerate, elaborata da oltre vent’anni con l’intento di accompagnare i giovani diplomati nelle loro scelte universitarie.

Quest’anno Padova è prima sul podio dei mega-atenei (oltre 40mila iscritti) in Italia, mentre la Luiss Guido Carli è la migliore università non statale di grandi dimensioni.

Tra i grandi atenei statali (tra 20mila e 40mila iscritti) l’Università della Calabria si posiziona al primo posto.

All’Università di Trento, invece, spetta il primo gradino del podio tra i medi atenei statali, ovvero con un numero di iscritti compreso tra 10mila e 20mila.

Tra i piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti), è stabile al primo gradino del podio l’Università di Camerino, mentre tra i politecnici domina anche quest’anno il Politecnico di Milano.

Analizzando dunque nel dettaglio le performance delle tre università abruzzesi è importante però andare a vedere come si arriva a questo risultato.

Per l’università di Chieti e Pescara, punteggio complessivo 72, ad esempio a pesare è il basso punteggio per l’ l’occupabilità in cui risulta ultima. Basso punteggio anche per le borse di studio, per la comunicazione, e per l’internazionalizzazione. Mentre va molto meglio per la qualità delle strutture dove l’università D’Annunzio è quarta in Italia ed anche per i servizi, in una posizione di media alta classifica. Per servizi si intende, nella rilevazione del Censis, “il numero pasti erogati/iscritti, e il numero di posti e contributi alloggio/iscritti residenti fuori regione”.

Per quanto riguarda L’Aquila 81,8 punti nella classifica generale, bassi ponteggi, tra gli ultimi 5 per quanto riguarda le borse di studio. Metà classifica per quanto riguarda la comunicazione ed anche per la internazionalizzazione,  e per l’occupabilità, con un buon settimo posto. Voce importante, definita come “il tasso di occupazione dei laureati nel 2022 (magistrali biennali e magistrali a ciclo unico) a un anno dal conseguimento del titolo”.

A pesare di molto per la bocciatura, come detto, invece è il pessimo risultato per quanto riguarda i servizi, e la qualità delle strutture, in entrambi i casi con il penultimo posto.

L’università di Teramo, quartultima per i piccoli atenei con 80,8 punti, è invece penultima per quanto riguarda le borse di studio, e servizi terzultima per internazionalizzazione e l’occupabilità.

È invece metà classifica per quanto riguarda la comunicazione. Ed è addirittura seconda in Italia per quanto riguarda la disponibilità e qualità delle strutture.

MEGA ATENEI

Le prime tre posizioni tra i mega atenei statali (quelli con oltre 40.000 iscritti) sono occupate stabilmente anche quest’anno dall’Università di Padova, prima con un punteggio complessivo di 89,5, seguita dall’Università di Bologna e dalla Sapienza di Roma, rispettivamente in seconda e terza posizione con i punteggi di 87,5 e 84,3.

Sale al quarto posto l’Università di Palermo (83,8), che guadagna rispetto allo scorso anno 3 posizioni, seguita dall’Università Statale di Milano (83,2) che, stabile al quinto posto, supera l’Università di Pisa retrocessa in sesta posizione (82,8). Settima nella graduatoria dei mega atenei è l’Università di Torino con il punteggio complessivo di 82,7.

Chiudono la classifica l’Università di Firenze e quella di Napoli Federico II, rispettivamente in penultima e ultima posizione.

 

GRANDI ATENEI

L’università della Calabria si colloca al vertice della classifica dei grandi atenei statali (da 20.000 a 40.000 iscritti) con un punteggio totale di 92,2, superiore a quello dell’Università di Pavia (89,5), che retrocede in seconda posizione.

Terza in graduatoria è l’Università di Perugia (87,7), seguita dall’Università di Parma (87,2) e dall’Università di Cagliari (86,5), che avanzano, guadagnando il quarto e quinto posto. Salda in sesta posizione, al pari dello scorso anno, è l’Università di Salerno (85,8).

Segue in settima posizione l’Università di Milano Bicocca (85,7), a cui si accoda l’Università di Roma Tor Vergata (84,5).

Stabile in nona posizione l’Università di Modena Reggio Emilia (83,5), mentre l’Università di Genova, scalando una posizione riesce a posizionarsi tra i primi dieci grandi atenei statali, con un punteggio complessivo di 82,3.

All’undicesimo posto l’Università di Verona (82,0) e al dodicesimo l’Università di Messina (80,7) che guadagna ben 4 posizioni.

L’Università di Ferrara (80,3) e l’Università di Roma Tre (80,0) scalano entrambe una posizione guadagnando il tredicesimo e il quattordicesimo posto.

Si qualificano come quindicesima e sedicesima l’Università della Campania (79,2), che perde due posizioni, seguita dall’Università di Bari (77,0), new entry tra i grandi atenei, perché fino allo scorso anno apparteneva al gruppo dei mega atenei statali.

Chiudono la classifica, in penultima ed ultima posizione l’Università di Chieti e Pescara (76,8) e l’Università di Catania (76,7).

MEDI ATENEI

Apre anche quest’anno la classifica dei medi atenei statali l’Università di Trento, che con il punteggio di 94,5 mantiene la prima posizione, seguita

La classifica Censis delle Università italiane (edizione 2024/2025)
come lo scorso anno dall’Università di Udine (93,2). Il terzo posto del podio è occupato dall’Università di Sassari (91,7), che guadagna una posizione. Avanza l’Università Politecnica delle Marche (91,0), che precede al quarto posto l’Università di Siena (90,5), quinta tra i medi atenei statali.

Il sesto posto è, invece, occupato da una new entry, l’Università Ca’ Foscari Venezia (88,8), fino allo scorso anno nel gruppo dei grandi atenei statali. Essendo retrocesse entrambe di una posizione, l’Università di Trieste (88,7) e quella di Brescia (87,8) si attestano al settimo e ottavo posto. In nona posizione si colloca l’Università di Urbino (84,8), più tre rispetto all’anno passato, inseguita dall’Università del Salento (84,7), decima in graduatoria.

Concludono la classifica: l’Università di Bergamo (83,8), undicesima, seguita, dall’Università del Piemonte Orientale e dall’Università di Napoli Parthenope, che occupano ex aequo la dodicesima posizione con un punteggio di 83,5, l’Università dell’Insubria (83,2) e dell’Aquila (81,8) rispettivamente al tredicesimo e quattordicesimo posto.

Si posizionano, infine, in penultima e ultima posizione della classifica dei medi atenei statali l’Università di Foggia (81,3) e l’Università Magna Graecia di Catanzaro (80,0).

PICCOLI ATENEI

Nella classifica dei piccoli atenei statali (fino a 10.000 iscritti) continua a occupare il primo posto l’Università di Camerino, con un punteggio complessivo pari a 98,8, seguita dall’Università della Tuscia, che con 88,5 mantiene stabile la seconda posizione. Stabili anche l’Università di Macerata (86,7) e l’Università di Cassino (86,0) in terza e quarta posizione, seguite dall’Università Mediterranea di Reggio Calabria, che si classifica quinta (83,3), sorpassando l’Università del Sannio, quest’anno in sesta posizione (82,7).

Al settimo posto si conferma l’Università di Teramo (80,8), seguita dall’Università del Molise (80,7).

La penultima e l’ultima posizione sono, infine, occupate dall’Università della Basilicata (80,2) e da una new entry, l’Università di Napoli L’Orientale (79,7), fino allo scorso anno nel gruppo dei medi atenei statali.

 

 

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