Friuli Venezia Giulia

‘Cirque du Silos’ come alternativa, il 21 giugno in Piazza Libertà la manifestazione dal basso

13.06.25 – 15.46 – “Cirque du Silos” per i dimenticati. L’iniziativa della lettera aperta al “Cirque du Soleil” da parte di Melting Pot Europa contro la “retorica della riqualificazione” dell’area cittadina del silos, adiacente la Stazione Centrale, evolve in invito pubblico a partecipare, e si è concretizzata questa mattina in un incontro in Piazza Libertà fra i firmatari e organizzatori dell’alternativa al circo e la stampa, con tema il ricreare lo spazio di condivisione e socialità del silos stesso. “Noi abbiamo chiesto di dialogare, di aprire un tavolo anche per fare solo due chiacchiere con chi in queste zone ci sta da anni e anni. Ci hanno chiuso la porta in faccia. Un po’ ce l’aspettavamo, succede da anni, e abbiamo scritto questa lettera e pensato a cosa fare. E il 21 giugno saremo qui in piazza con l’idea di fare tutte le cose che abbiamo già fatto dentro il silos all’inizio del 2024 con grande partecipazione: certamente era un luogo di degrado, ma anche di socialità e condivisione. Un luogo libero. Lo rifacciamo in Piazza Libertà perché il silos è blindato”.

L’idea dell’alternativa al “circo del sole” parte da un gruppo di attivisti e di associazioni – “tante, più di settanta quelle che hanno firmato la lettera aperta spunto dell’incontro di oggi”, delle quali una quindicina oltre a dare sostegno all’idea si sono attivate per la sua organizzazione pratica e stanno partecipando concretamente all’organizzazione dell’evento” – per i quali le cose più importanti sono la pluralità e l’inclusione, per poter concretizzare qualcosa di “organizzato dal basso”. “Ci piace fare le cose in maniera spontanea. Quella che presentiamo oggi è un’idea di massima: la prima parte dell’evento sarà di parola, racconteremo il silos di Trieste, lo sgombero, la memoria storica e il futuro. Poi vorremmo affrontare un campo un po’ più ampio: la situazione attuale dell’accoglienza a Trieste che non versa in buone condizioni, con un momento poi conviviale e un pranzo che prepareremo noi assieme a chi vorrà portare qualcosa. Finito il pranzo, ci lanceremo nelle performance, nel gioco e nei laboratori, con danza e musica. Fino a quando ne avremo voglia. L’idea di ‘Cirque du silos’ – approfittare di questa assonanza è qualcosa di cui non potevamo fare a meno – è quella di stare insieme senza dover pagare un biglietto”. Molti i messaggi di solidarietà all’iniziativa ricevuti da Francesco Cibadi e Arianna Locatelli in rappresentanza degli organizzatori; sono arrivati da Trieste e da altri collettivi e sostenitori a Bologna, Padova e Milano e in diverse altre città d’Italia, data la notorietà del tema di Piazza Libertà a Trieste e della Rotta Balcanica. Il tutto in un confronto a distanza delle associazioni con il Teatro Rossetti, che ha portato in città il Cirque du Soleil, e il suo consiglio d’amministrazione: non ostile, ma con un sottofondo di freddezza e forte distanza di posizioni. “Oggi queste persone, che per noi sono al centro della nostra iniziativa”, spiega Arianna, “vivono un’altra realtà di silos, non quella dell’evento con biglietto da oltre cento euro. Queste persone, perennemente escluse, non potranno godere di quest’allegria, e allora facciamo qualcosa noi. Di iniziative dal basso come la nostra ce ne sono tante e non sono mai sostenute, non sono mai ascoltate”. Eppure, Trieste ha una tradizione di secoli d’accoglienza, che gli organizzatori non percepiscono però; qualcosa sta fallendo? “Sono a Trieste da sei anni”, risponde Francesco, “e la sua storia mi è stata raccontata. Non è ancora mia e la sto scoprendo, però credo che le sue istituzioni non vogliano più riconoscere Trieste come una città di confine. O nel riconoscerla voglia cancellare quella che è la realtà, vuole allontanarla, come se la frontiera si potesse mettere nelle caserme in Friuli o più lontano. Secondo me il problema principale è che non si ragiona concretamente, si fanno dei conti irreali. Come quando senti che secondo qualcuno le migrazioni si possono fermare costruendo muri”. Convitato, letteralmente di pietra, il silos stesso, nella speranza che non resti monumento di una situazione molto difficile da gestire per colpa di nessuno, che nessuno può gestire con una bacchetta magica, legata a un cambio del mondo con cui non solo l’Italia si deve confrontare, ma l’Europa intera.

[f.f.]




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