Chuck Wepner, il vero Rocky: 50 anni fa il match con Ali che ispirò il film di Stallone
Chuck adora la serie Kojak, il tenente greco di New York senza un capello. Lo sta guardando in tv, è concentrato su altro e gli serve per distrarsi. Marzo 1975, Chuck Wepner sta preparando l’appuntamento della vita: sul ring contro Muhammad Ali, in palio il titolo mondiale dei pesi massimi. In quell’episodio di Kojak c’è anche un certo Rick Daly, professione detective privato: lo interpreta un giovane dal cognome italiano, si chiama Sylvester Stallone ed è un grande appassionato di pugilato. I due non sanno che i loro destini stanno per intrecciarsi. Chuck Wepner è un pugile poco elegante ma generoso, rigorosamente alternativo a stelle del tempo come lo stesso Ali, Frazier, Foreman, Norton. E’ nel radar degli organizzatori anche perché è bianco, e la contrapposizione con il nero va sempre di moda. E’ stato l’ultimo avversario del ‘cattivo’ Sonny Liston, proprio colui che Ali a inizio carriera aveva battuto in due match carichi di sospetti.

Wepner il sanguinolento, 359 punti di sutura
La chance mondiale se la è guadagnata con il sangue, in senso letterale. Wepner non fa calcoli, porta colpi ma ne prende anche tanti. E soprattutto si taglia. A fine carriera (in tutto 52 match) il computo sarà di 329 punti di sutura in faccia, record del mondo fino a quando irromperà sulla scena il Paisà pugliese Vito Antuofermo, che arriverà a 359. Lo chiamano il ‘sanguinolento di Bayonne’, dalla sua città del New Jersey il cui nome arriva dalla colonizzazione degli ugonotti. Ali lo accetta di buon grado. Ha bisogno di un incontro facile. Pochi mesi prima è stato attore protagonista dal leggendario ‘Rumble in the Jungle’ di Kinshasa contro George Foreman, un match da Oscar che la statuetta la prenderà davvero anni dopo con il documentario When We Were Kings.

Quel completo di intimo per la moglie di Wepner
Don King, l’organizzatore che ha i capelli elettrici da quando – dice lui – ha ricevuto un messaggio da Dio, capisce che Wepner è l’uomo giusto: gli garantisce una borsa di centomila dollari (un milione e mezzo quella del campione) e il gioco è fatto. Il ring è quello del Richfield Coliseum, nell’Ohio. Wepner, con orgoglio e tante supponenza pensa che il sogno possa diventare realtà, tanto da acquistare un provocante completo di biancheria intima per la moglie. Le chiede di indossarli perché la notte seguente sarebbe andata a letto con il nuovo campione del mondo dei pesi massimi. In Usa il match viene trasmesso a circuito chiuso: Sylvester Stallone ne è attratto e va a vederlo in un cinema del Greenwich Village, a New York. Ma il pronostico è talmente chiuso che in Italia la tv di Stato non lo trasmette (può vederlo solo che capta TeleCapodistria).

Stallone vede Wepner…
In effetti tutto va come previsto. Ali scherza, colpisce a ripetizione. L’altro incassa, si taglia, sanguina come una fontana. Stallone ancora non sa che… Nono round, Wepner porta un destro al torace, Ali è sbilanciato e finisce al tappeto. Gli era successo solo con Sir Henry Cooper a Wembley e Joe Frazier nel primo match della trilogia. “L’ho messo giù”, urla Wepner all’angolo con l’incredulità di chi è saltato su una mina senza farsi nulla. “Si è rialzato e sembra parecchio incazzato”, lo disilludono rapidamente. Già Ali è parecchio incazzato. Prima voleva deliziare la folla, ora usa i pugni come rasoi per deturpare chi ha osato. Il finale è un ‘opera teatrale, drammatica. All’ultimo round Wepner finisce al tappeto: si rialza, si aggrappa alla corde per non finire ko, viene fermato dall’arbitro in un bagno di sangue a 19’’ dalla fine dell’incontro.

… e nasce Rocky Balboa
Stallone nel dramma scruta orizzonti lontani e cerca una macchina da scrivere come acqua nel deserto: il mito di Rocky Balboa nasce in quel momento. Quel personaggio potrebbe rappresentare la svolta anche per Chuck, che però quando Stallone gli propone un accordo per i diritti sulla sua immagine sbaglia lato della moneta: sceglie settantamila dollari subito invece dell’1% sui ricavi del film. Rocky incasserà 225 milioni di dollari… E la moneta di Chuck cade spesso dalla parte sbagliata. Problemi matrimoniali, tante spese e soprattutto questioni di droga che gli spalancano per parecchio tempo le porte del carcere. Poi, come nel match con Ali, si aggrappa alle corde per non andare giù.

Settantamila dollari subito, anni dopo la causa contro Stallone
Anche Stallone contribuisce alla risalita, versandogli una somma (mai quantificata, ma sembra cospicua) dopo una causa intentata che Wepner ha intentato per recuperare un po’ dei guadagni a cui aveva rinunciato. La strada è ritrovata. Anche il cinema (stavolta sulla storia reale) gli si riavvicina con il film ‘The Bleeder’. Intanto lui prosegue con il suo vecchio mestiere, rappresentante di liquori. Lo aiuta la terza moglie. La seconda, nella notte di Richmond, quel completo intimo l’aveva poi indossato per domandargli memore del proclama: “Allora Chuck, vado io in camera di Ali o viene lui da me?” .
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