Chris Brain – New Light: La voce del vento :: Le Recensioni di OndaRock
Giunto al terzo album, il cantautore dello Yorkshire è ormai una delle certezze della musica folk inglese. Dopo i primi passi sulle orme di Nick Drake (“Bound To Rise”) e l’elegante conferma in chiave chamber-folk del secondo album “Steady Away”, realizzato anche grazie al supporto della Bert Jansch Foundation, Chris Brain compie un ulteriore passo verso la maturità e l’autonomia creativa con il nuovo album “New Light”. Registrato in parte nel capanno degli orti di Chris e in parte nei Nave Studios di Leeds, il suo terzo lavoro è un disco che guarda al futuro ed onora la tradizione folk più genuina.
La title track è un invito a farsi carico delle sofferenze e delle difficoltà altrui: l’intreccio tra chitarra e percussioni è giocoso, leggiadro, per l’autore è tempo di far filtrare la luce tra le maglie di un folk-pop tendenzialmente introspettivo e malinconico, ma mai avulso dalla realtà, un breve interludio chamber-folk e un finale aperto a mille soluzioni mettono subito in chiaro che per il cantautore inglese è giunta l’ora di spiccare il volo.
L’intensità e la trasparenza della voce di Brain emergono con vigore e rinnovato slancio romantico nella spensierata “Two Lights”, per poi lasciare spazio a uno dei più riusciti matrimoni tra fingerpicking e pedal steel che mente ricordi, ovvero “Sun Did Glide”, una di quelle canzoni che definire “un classico” è quasi riduttivo.
Con un trittico iniziale così potente e versatile quello che accade dopo potrebbe anche essere ignorato, ma Brain sfodera una serie di intuizioni che rispolverano la miglior tradizione folk inglese, evocando Ralph McTell nella splendida “New Dying Day” o indugiando con sapiente enfasi strumentale sulle sponde del folk-progressive in “Into The North”.
Per quanto presenti e rilevanti, le influenze di Nick Drake e Bert Jansch non sono più ingombranti, anche le canzoni più tipicamente folk possiedono la necessaria dose di personalità (“Brother”, “One Life”), accordi semplici e cristallini scivolano come il vento tra i rami o l’acqua nel ruscello, mentre una voce femminile regala ulteriore grazia (“Feeling Gone”), in attesa di una poetica pagina strumentale che mescola le carte prima di calare il sipario con la pagina più introspettiva e contemplativa dell’album, “Sit And Wonder Why”.
Non resta che sedersi e lasciarsi cullare dalla bucolica e garbata bellezza di un album da assaporare lentamente, dove anche la canzone più breve “Shooting Star” risulta impeccabile sia per composizione che per arrangiamento.
Il nome di Chris Brain merita più attenzione di quello finora ricevuto fuori dai confini patrii.
25/05/2025