Centro commerciale Mirò, la sezione Italia Nostra di Chieti dice ‘no’
“Sta vincendo ancora una volta il “cemento armato”, ai danni dell’ambiente naturale, nella vicenda del pasticciaccio del centro commerciale Mirò, adiacente a Megalò, in via Tirino, nei pressi del ponte delle Fascine”, così la sezione Italia Nostra di Chieti, che aggunge: “In una sorta di terra di nessuno, su circa 5.000 metri quadri tra i Comuni di Chieti e Cepagatti, caratterizzata da terreno alluvionale della Pescara, fiume onorato soltanto da Gabriele d’Annunzio nelle sue “Novelle”, si sta perpetrando da almeno tre lustri una delle più incredibili vicende tra l’investimento economico, da cui c’è chi si attende almeno 300 nuovi posti di lavoro (con salari naturalmente di fame, che non fanno vivere bene chi li riceve) e la speculazione edilizia che realizza edifici, peraltro architettonicamente brutti e antiestetici, ai margini di un fiume che in più occasioni è già esondato, provocando danni rilevanti alle costruzioni ed all’ambiente circostante”.
“Tutto perché, fin dall’apertura del centro commerciale Megalò (“la grande O”), forte di 110 negozi di varia estensione, con multisala, ristoranti, ecc., inaugurato dal defunto presidente della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, già con la prospettiva di realizzare altre strutture destinate al tempo libero ed al divertimento, una sorta di fantasiosa “disneyland”, di intrattenimento, di giochi e così via. Contro i progetti dell’Impresa Sile di Bergamo, che era riuscita a costruire dei cassettoni di cemento prefabbricato, si sono levati il WWF e altre associazioni ambientaliste che hanno ottenuto sentenze del Tar a loro favore con la sospensione dei lavori. Chi ha seguito le vicende sa che nei giorni scorsi la Commissione Via (Valutazione di impatto ambientale) della Regione Abruzzo, con il Comune di Chieti rimasto a guardare, e quello di Cepagatti schieratosi a fianco dell’impresa contestata, ha dichiarato ancora validi i permessi edilizi, esprimendo praticamente parere favorevole sul progetto, con esclusione del rischio di impatto ambientale. E riecco scoppiare le “baruffe chietine” tra il sindaco Diego Ferrara e il presidente della Giunta Regionale Marco Marsilio, entrambi, non si sa perché, tirandosi fuori dalle responsabilità, e scaricandole su chi li ha preceduti, ma beccandosi come i “capponi di Renzo” di manzoniana memoria. Nel frattempo si preannunciano iniziative di protesta del WWF, del Movimento 5 Stelle, di quanti non riescono a mandar giù queste nuove costruzioni, le quali dovranno sorgere su aree, nel frattempo trasformate in una immonda discarica a cielo aperto, che lascia indifferenti gli operatori ecologici di Chieti e Cepagatti e completamente assenti le tante associazioni culturali, che dovrebbero guardare al paesaggio come patrimonio comune della umanità (Unesco).”
“Il direttivo della sezione di Italia Nostra teatina, un’associazione nazionale, preposta alla tutela del patrimonio storico, artistico e naturale italiano ed europeo, che ha avviato una proficua attività di collaborazione, in campo culturale, sociale e promozionale con il Comune di Chieti, tramite stretta operatività con il Teatro Marrucino, è pronta a proporre un confronto con tutte le parti che si oppongono allo scriteriato progetto di ampliamento per chiarire tutti gli aspetti del pasticciaccio e giungere ad interventi che comprendano anche il recupero del Vivaio regionale di Santa Filomena, vergognosamente lasciato in stato di abbandono da una ventina di anni. È, questo, un invito al quale si spera vogliano rispondere quanti hanno a cuore il progresso sociale ed economico della popolazione, assicurando allo stesso tempo il benessere, la salubrità e la conservazione dell’ambiente naturale del territorio”, conclude l’associazione.
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