Carlo Felice, piace il Flauto Magico: entusiasmo per i giovani cantanti dell’Accademia
Genova. Applausi e Teatro Carlo Felice gremito per la prima del Flauto Magico di Mozart. Die Zauberflöte mancava da un po’ in cartellone e la platea, composta anche da tanti giovanissimi, ha gradito.
Giovani anche sul palco: gli allievi dell’Accademia di Alto Perfezionamento del Teatro sotto la direzione artistica di Francesco Meli e il coordinamento di Serena Gamberoni. Tutti se la sono cavata bene, chi più chi meno.
Anche un orecchio meno allenato di chi conosce la materia ha riconosciuto come migliore la prova di Gabriella Ingenito, voce già matura ed educata, nei panni di Pamina.
Pienamente nella parte Ernesto de Nittis e Giada Venturini (Papageno e Papagena), a cui spetta anche un lavoro attoriale oltre che di canto. Entrambi hanno divertito e catalizzato l’attenzione del pubblico. Generoso Samuele Di Leo (Tamino), tenore dotato di un timbro interessante.
Più complesso, per Antonino Arcilesi, dare quel marchio di saggezza legata anche all’età al suo Sarastro. Di personalità il Monostatos di Davide Zaccherini. La regina della notte Martina Saviano è piaciuta al pubblico sui celebri vocalizzi del secondo atto. Il ruolo ha poche parti, ma tutte complesse e Saviano le ha risolte meglio nella seconda parte dell’opera, è risultata meno incisiva nella prima. A completare il cast Luca Romano (oratore, Primo sacerdote), Gianluca Moro (secondo sacerdote, armigero), Gesua Gallifoco, Silvia Caliò ed Alena Sautier (le tre dame), Arianna Russo, Vittoria Trapasso, Eliana Uscidda (i tre geni), Davide Canepa (secondo armigero), Thomas Angarola, Federico Benvenuto, Stefano Pavone (tre schiavi).
Il cast è stato guidato con sapienza dal maestro Giancarlo Andretta, buono l’equilibrio tra buca e palco.
L’opera di Mozart, ambientata in Egitto, è una sorta di rito iniziatico per il principe Tamino che dovrà superare tre dure prove per salvare la principessa Pamina, figlia della regina della notte (Astrifiammante), rapita dal malvagio Sarastro. Le tre dame consegnano a lui e a Papageno, un uccellatore che lo accompagnerà nella missione, un flauto magico e un carillon. Dopo un primo salvataggio dalle grinfie di Monostatos, non c’è pace per Tamino e Pamina e lui viene stimolato a riflettere su domande esistenziali sull’umanità da un sacerdote. Si scopre che Sarastro non è il cattivo della situazione, anzi, ma per entrare nel suo regno e salvare Pamina, Tamino dovrà affrontare tre prove: il silenzio, l’attraversamento dell’acqua e del fuoco. Nel frattempo Papageno accetta di amare una vecchina, che si rivelerà essere Papagena, la donna della sua vita. Dopo aver superato le prove Pamina e Tamino vengono accolti nel regno solare di Sarastro.
In questo caso Il Flauto Magico è stato proposto con le celebri scenografie di Emanuele Luzzati e i costumi di Santuzza Calì. Il regista Daniele Abbado ha lavorato di sottrazione, dando spazio, com’è giusto alle geniali invenzioni di Luzzati senza altri elementi scenici, ma evocando con quinte colorate l’ambientazione e giocando con le luci. L’uso di botole per far sparire personaggi e oggetti è risultato apprezzabile.
Repliche sino al 22 giugno.