Canada: presente e futuro sono anti-Trump?
I canadesi si sono da sempre abituati a passare inosservati negli Stati Uniti. Fa parte del ruolo. Essendo il partner minore nella relazione regionale, gli Usa sono molto più importanti per il Canada che viceversa. Di conseguenza, i funzionari canadesi dedicano enormi sforzi per promuovere gli interessi del proprio Paese presso le controparti statunitensi, che spesso li percepiscono come “invisibili e impercettibili”. Ora il Canada ha l’attenzione degli Stati Uniti, ma non nel senso buono.
Dalla sua rielezione Donald Trump ha invertito le tendenze regionali, rivolgendo una quantità insolita di attenzione e ostilità verso nord. Ha paventato l’annessione, ha denigrato l’allora primo ministro Justin Trudeau definendolo “governatore” e ha accusato il Canada di essere, tra l’altro, un “paradiso della droga”, uno “scroccone della difesa” e un “imbroglione commerciale”. Mentre battute riguardo al 51° Stato sono pungenti, i dazi imposti da Trump al Canada feriscono profondamente. Questi dazi mettono a repentaglio la prosperità del Canada e c’è poco che si possa fare per dissuadere Trump.
La “saga Trump” ha messo in luce, per i canadesi, il paradosso della loro esistenza nordamericana: gli Stati Uniti sono al contempo la fonte della prosperità e della sicurezza del Canada, ma anche la sua minaccia più grande. I diplomatici e i funzionari canadesi ne sono consapevoli da generazioni e hanno sviluppato una specifica competenza nella gestione delle relazioni bilaterali più complesse al mondo. Ora i canadesi stanno riflettendo apertamente sulla rottura con gli Stati Uniti o, per usare le parole del primo ministro Mark Carney, il Canada dovrà “ridurre drasticamente” la sua dipendenza dagli Usa e “la nostra relazione di lunga data di progressiva integrazione con gli Stati Uniti è finita”.
Non sono io, sei tu
Come metterlo in pratica è un’altra storia. Per il Canada, rompere con gli Stati Uniti è impossibile, la geografia e la storia l’hanno reso tale e, mentre l’ideale canadese è stato a lungo quello di essere cittadini del mondo, la realtà è che il Canada è intrinsecamente legato agli Stati Uniti. Ecco perché la posizione di Trump nei confronti di Ottawa è così profondamente minacciosa.
L’economia è il settore in cui il Canada è maggiormente vulnerabile al riposizionamento statunitense. Un impressionante 76% delle esportazioni canadesi è stato destinato agli Usa nel 2024 e, secondo la Camera di Commercio canadese, 2,3 milioni di posti di lavoro canadesi sono legati alle esportazioni Usa. Il valore totale annuo del commercio transfrontaliero è di 1,3 trilioni di dollari canadesi. Il rapporto di profonda integrazione non è avvenuto dall’oggi al domani, è il frutto di generazioni di sforzi per integrare le due economie, cominciato con l’Auto Pact del 1965 e accelerato attraverso il Canada-US Free Trade Agreement del 1986, il North American Free Trade Agreement del 1994 e il Canada-US-Mexico Trade Agreement (CUSMA/USMCA) del 2018. In effetti, alcune aree degli Stati Uniti sono vulnerabili, ma il rischio grava in maniera schiacciante dal lato canadese. Per questa ragione, quando Trump ha minacciato e poi imposto i dazi sui beni del Paese vicino, in Canada è prevalso un sentimento di apprensione profonda.
Come fa il partner minore nella relazione a sopravvivere al mercantilismo ostile di Trump?
La risposta breve è fare leva sulla complessa interdipendenza e sulla profonda integrazione tra i due Paesi. L’approccio del Canada agli Stati Uniti è radicato in un’integrazione istituzionale e in norme culturali di lunga data. Nei decenni successivi alla Seconda guerra mondiale le relazioni tra i due vicini erano informate da “regole del gioco” comunemente intese e rispettate dal corpo diplomatico di entrambi i Paesi. A partire dagli anni Settanta le relazioni regionali si sono fatte più complesse e frammentate, distribuendo le connessioni bilaterali su più punti di contatto.
Le connessioni intergovernative si sono solo approfondite durante l’era del libero scambio. La virtù del sistema politico aperto e pluralistico degli Usa è che si presta a svolgere attività di lobbying attraverso lo “Stato multilivello”. I funzionari pubblici canadesi, il settore privato e le organizzazioni della società civile hanno le loro controparti negli Usa, che possono essere persuase dei vantaggi reciproci del libero scambio e far valere le ragioni dell’apertura a Washington quando il protezionismo è nell’aria. Questa è stata l’essenza dell’approccio del “Team Canada” a Donald Trump.
*Professore del Dipartimento di Scienze Politiche presso la Carleton University
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