Canada al voto e Trump rilancia: diventi 51esimo Stato Usa
Per rivendicare il ruolo di anti-Trump ha inoltre compiuto rapidi viaggi tra alleati esteri, a cominciare dagli europei, volti a consolidare rapporti economici “affidabili” che compensino il gelo in arrivo dalla frontiera meridionale. «È ora di scegliere il cambiamento, il futuro», ha ribattuto Poilievre.
I suoi cavalli di battaglia sono la lotta agli sprechi di spesa pubblica e la denuncia del costo della vita e della casa sotto i liberali e la promessa, citando le proprie origini popolari di figlio di insegnanti, di prestare inedita attenzione ai lavoratori e elettori comuni trascurati. Con retorica accesa sposa slogan di legge e ordine e lotta al “woke”, ai valori progressisti quali diversità e equità.
È un politico di carriera ma si caratterizza per le critiche alle “elite di Ottawa” (la capitale) e invoca una politica di Canada First. Può contare sull’influenza di social media e gruppi online di destra, quali Canada Proud, accusati di disinformazione, che hanno trovato spazio dopo il divieto alle news di Facebook e Instagram (il servizio Feed) per mancati pagamenti di Meta agli editori canadesi sul contenuto ripubblicato. Le similitudini con Trump e la sua America First hanno tuttavia complicato le promesse di non essere troppo vicino al movimento di Trump.
Il giudizio dei canadesi d’altronde su Trump appare netto. Hanno cancellato in massa viaggi negli Stati Uniti. Sondaggi YouGov rilevano che il 64% contro il 25% considera oggi gli Usa un nemico o almeno un Paese non amico. L’84% contro l’11% rifiuta l’idea avanzata da presidente statunitense di trasformare il Canada nel 51esimo stato dell’Unione. Per buona misura, se i canadesi avessero votato alle elezioni degli Stati Uniti lo scorso novembre avrebbero premiato Kamala Harris contro Trump con 57% contro il 18 per cento.
Trump, di sicuro, ha inflitto danni economici al vicino alleato. L’interscambio bilaterale vale quasi mille miliardi l’anno, 2,5 miliardi al giorno, e gli Usa sono di gran lunga il maggior partner commerciale del Canada, con catene di produzione e fornitura integrate, dall’auto all’energia. Un flusso oggi sotto shock per i dazi di Washington: il 25% su tutto l’import, ad eccezione di beni coperti dal trattato di libero scambio nordamericano, e dedicate tariffe anche contro automotive, acciaio e alluminio e forse presto il legname.
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