Caccia, sottomarini, missili: perché l’esercito Usa “dipende” dalla Cina
Il dossier delle Terre Rare, e il rischio che la Cina possa limitare – se non bloccare del tutto – le loro esportazioni verso l’Occidente, non riguarda soltanto l’hi-tech, gli smartphone e le automobili. Questi preziosi materiali costituiscono anche l’ossatura del settore della Difesa, compresa quella degli Stati Uniti. I sistemi d’arma avanzati degli Usa, per capirsi, fanno affidamento sui Rare Earth Element (REEs) provenienti da oltre la Muraglia. Adesso, complice l’inasprimento delle restrizioni all’export da parte di Pechino, il Pentagono si trova ad affrontare un rischio crescente per la propria prontezza militare e la sicurezza delle catene di approvvigionamento. Già, perché il Dragone domina la fornitura globale di Terre Rare controllandone oltre il 90% della lavorazione e della raffinazione mondiale. Ha inoltre un netto vantaggio nella gestione della maggior parte di altri minerali critici, come il gallio raffinato del quale ne controlla il 98,8% della produzione.
Cosa rischia il settore della Difesa degli Usa
La Cina può contare su 44 milioni di tonnellate (stimate) di riserve di Terre Rare, contro le quasi 2 degli Usa, e controlla quasi il 70% della produzione globale a fronte dell’11,9% di Washington. Negli ultimi anni, non a caso, Pechino ha sfruttato la sua posizione dominante sul tema per influenzare i negoziati sulle guerre commerciali, prendendo di mira anche l’industria della difesa statunitense. Il motivo è semplice? Solo per fare un esempio, oltre l’80% delle catene di fornitura dei sistemi d’arma del Pentagono – e cioè missili, aerei da combattimento, navi da guerra, sottomarini, radar – incorpora antimonio, gallio o germanio.
Il South China Morning Post è sceso ulteriormente nel dettaglio. Gli F-35 contengono oltre 400 chilogrammi di Ree per unità, tra sistemi elettronici, munizioni, radar e altri strumenti fondamentali per le alte prestazioni del caccia Usa. Il prossimo gioiello dell’aeronautica statunitense, l’F-47, ne dovrebbe includere in quantità maggiore, così come sono legati alle Terre Rare il sottomarino classe Virigina e i missili Tomahawk, bombe guidate e sistemi radar. Cosa significa? Semplice: nella maggior parte delle applicazioni, materiali del genere non sono sostituibili, e dunque le restrizioni cinesi all’esportazione rendono la filiera dell’industria della Difesa Usa più vulnerabile.
Il vantaggio della Cina
Il Pentagono ha investito oltre 439 milioni di dollari nella creazione di catene di approvvigionamento nazionali dal 2020 ad oggi, ma il gap con la Cina sui Ree è ancora evidente. Certo, nonostante il nome, le Terre Rare non sono particolarmente rare ed esistono molti giacimenti in tutto il mondo. Tuttavia questi elementi non si trovano in forme concentrate, ma sono invece fusi con altri metalli e ossidi. Di conseguenza, i giacimenti minerari sono raramente economici da sfruttare e la produzione tende a essere bassa. La Cina possiede le maggiori riserve di Ree al mondo e ne è il principale produttore ed esportatore mondiale.
E gli Stati Uniti? Per oltre un decennio, gli Usa non sono riusciti a sviluppare un’alternativa alla fornitura cinese di numerosi elementi chimici, fondamentali come detto per la produzione di magneti per missili, aerei da combattimento, bombe intelligenti e molti altri equipaggiamenti militari. Il samario – ha spiegato, per esempio, il New York Times – è un metallo delle Terre Rare particolarmente poco conosciuto, utilizzato quasi esclusivamente in applicazioni militari.
I magneti in samario possono resistere a temperature sufficientemente elevate da fondere il piombo senza perdere la loro forza magnetica, e sono essenziali per resistere al calore dei motori elettrici ad alta velocità in spazi angusti come le ogive dei missili. Ebbene, il samario è saldamente “nelle mani” di Pechino. Come tanti altri elementi strategici…
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